La libertà può essere solo conquistata
di Tiziano Bellucci
La libertà non si trova mai già compiuta, nell’uomo. Non esiste un uomo che nasce già libero: tutt’al più si può dire che nell’uomo vi è in lui la possibilità della libertà, “il diventare libero”.
Libero non è dunque colui che fa quel che gli pare, ma colui che sa che nascere uomo significa venire al mondo come esseri limitati e determinati. Schiavi delle leggi esteriori. E di leggi interiori: quelle leggi che si credono sostanza della propria natura, ma nient’altro sono che l’impulso della natura animale che si affaccia, e in lui comanda le sue regole. Che l’uomo creda che siano sue queste regole, che siano sua volontà, origina il dramma e l’equivoco della sua esistenza.
In realtà le forze del desiderio e dell’istinto non sono forze umane. Sono le stesse forze che operano ovunque nel mondo, mostrandosi come attrazione e repulsione, come simpatia e antipatia, come utilità e danno. Ciò che si chiama “corpo astrale” è tali forze di dualità.
“Io divengo libero non quando credo di compiere atti liberi, ma quando comincio a considerare i miei limiti e vedendoli, scorgendoli, cerco di superarli. Liberarmi dai miei limiti è l’inizio di una reale libertà.” Tale superamento può essere solo attraverso un atto iniziatico; prendere la determinazione di iniziare la pratica di una disciplina esoterica è tale atto. Solo così si “inizia” ad essere liberi. Far questo cammino d’iniziazione non si creda sia facile. Ma neppure si deve pensare che debba essere qualcosa di coercitivo, di imposto, che abbisogni di abnegazione e sacrificio. Se così fosse non si tratterebbe di libertà ma di libero masochismo.
Colui che si sforza a praticare una via di liberazione, e prova fatica e riluttanza, stringe i denti sudando e imprecando, non è adatto per la libertà. Non è un suo amante. La libertà si da solo a chi la ama. Così come l’arte si da solo all’artista.
Un uomo che sente sorgere in sé la sua passione per la musica, inizierà a studiare come si suona. E non studierà per un dovere, ma per un piacere. Se studiando la sentisse come un’imposizione antipatica, non sarebbe vera passione la sua. Egli sa che solo imparando a suonare e suonando incontrerà l’oggetto del suo desiderio, potrà goderne la fragranza. Solo studiando, ogni giorno egli sente come sempre più di avvicinarsi alla sua Musa. E questo operare lo sente stimolante, come una ricerca sana e inebriante. Un qualcosa che nessuno può sostituire: un incontro personale e intimo con qualcosa che sa di lui, e della sua stessa sostanza.
Lo stesso è per la libertà. Vi sono delle attività da svolgere, necessarie per “liberarsi” da ciò che si crede di essere. E’ difatti questo il nucleo del problema: affermare di essere liberi dalla prospettiva di una marionetta che si sente l’artefice dei suoi movimenti. Tali attività vengono chiamate esercizi, meditazioni, atteggiamenti interiori. Ora, tali pratiche hanno valore ed effetto soltanto se vengono eseguite con lo stesso atteggiamento interiore di un artista che si siede al pianoforte per esercitarsi o un pittore che fissa la tela vuota, tenendo nella mano sinistra la tavolozza dei colori. Lo si fa perché è l’anelito e il piacere creativo che ci conduce all’azione, non il dovere: nel godere afferrando sé stessi nell’atto di “partorire” un figlio della Musa che ci ispira.
Che individuo sarebbe colui che compie qualcosa di tremendamente faticoso per raggiungere la pratica dell’arte musicale? Certamente non una persona di talento, predisposta alla musica. Nasce quindi una domanda: non sarà che la libertà può essere solo di coloro che hanno il “talento” per la libertà?
Così come il musicista rincorre gli echi della musica entro i corridoi della sua anima, così come lo scultore e il pittore osservano le forme e i colori per sostanziare ciò che di invisibile scorre in loro, il “liberatore di sé” deve tendere fra le sue mani il filo del gomitolo, e avere la certezza che il capo termini delicatamente fra le dita della sua amata libertà.
Il viaggiatore, siede calmo sulla poltrona sicuro che il treno lo porterà a destinazione. Egli sa che arriverà. Chi si siede e medita deve avere la stessa certezza.
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