Esercizio del volere: la rinuncia come atto di amore
di Tiziano Bellucci
Occorre proporsi di cambiare in un dato tempo questa o quella abitudine. Imporsi di “cambiare” qualcosa in sé stessi durante la vita, sviluppa una enorme forza di comprendere ed interessarsi al mondo, agli altri.
Capire gli altri, “comprenderli” significa amare. Solo se capisco le necessità di un altro, cosa lo ha condotto nella sua biografia ad essere ciò che è, solo conoscendolo profondamente posso aiutarlo a migliorare il suo benessere interiore. E aiutare un altro è amare. Ma questa capacità di “comprendere”, che significa anche avere senso di “dedizione”, di dedicazione agli altri non nasce da sé. Va esercitata e praticata tramite forte autodisciplina.
Se scegliamo di cambiare, di smettere di avere atteggiamenti che ci caratterizzano e che ci piacciono, se decidiamo di cambiare una nostra abitudine, questo comporta ovviamente una rinuncia iniziale. Ma tutto ciò che facciamo in piena coscienza, per scelta deliberata interiore ha un effetto rilevante sull’anima. La nostra centralità egoica interna viene attaccata e aumenta, si libera la nostra forza d’amore verso la periferia, l’esterno.
Dopo aver operato dei cambiamenti (anche piccoli) in noi, diveniamo capaci di immergerci con più amore nel mondo, lo assaporiamo e lo comprendiamo (prendiamo con noi) in modo diverso.
Questo tendenza a “cambiare” sé stessi significa anche volontà di rinunciare a sé stessi, alla propria autoaffermazione. Che non può essere mai un annullamento, un annichilimento. Chi pensa così non ha capito bene di cosa si tratti. Si tratta di una volontà di abbandonare le parti impure e basse di sé, allontanare da sé la necessità per le cose non essenziali. Perché si sa che non si è quelle cose. Distinguere sé stessi dai propri desideri è l’inizio del tendere a purificarsi. In altri termini, si deve decidere di “eliminare quella provvisoria e non essenziale parte di sé”, come per liberarsi di un fardello poco utile al proprio progresso spirituale.
Nel mondo spirituale la conoscenza superiore si da solo se si applica forza d’amore, volontà di dedicazione all’oggetto. Nel senso di iniziazione “bianca”, non vi sarà mai un indagatore che potrà conseguire conoscenze superiori, se non dimostrerà amore e interesse spassionato per i suoi oggetti d’indagine. Colui che indagasse nessi per i propri interessi egoici (anche d’amore personale), non riceverà nessun responso dal mondo spirituale. La natura ci si dà, si rivela soltanto se le nostre forze sono compenetrate da amore per la pura ricerca. Se non si sviluppa forza d’amore, si viene sempre ricacciati indietro dal mondo spirituale durante le indagini.
Imparare a rinunciare alle proprie abitudini, a cose che ci erano “care”, è un’autodisciplina che ci rende più capaci di amare; imparare a rinunciare significa anche imparare a dimenticare, a slegarsi da qualcosa che era nostro: in questo senso si alimenta il potere dell’oblio, utile allo sviluppo della coscienza ispirata.
L’oblio di sé, accresce interesse per gli altri: meno interesse per ciò che vive nel proprio interno, maggiore interesse per ciò che vive all’esterno. Questo atteggiamento determina lo sviluppo della coscienza ispirata.
Articolo di Tiziano Bellucci, autore di "Il Suono della Luce", Crisalide EdizioniBLOG: http://unicornos.forumattivo.com/ SITO: http://tizianobellucci.it/page2.php FORUM: http://unicornos.com/
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