Lo “Spirito della Terra”
La Teosofia (dal gr. theosophía, comp. di theós ‘dio’ e sophía ‘sapienza’) mira a ricondurre l’uomo alle fonti dell’antica sapienza divina, attraverso l’esperienza mistica.
Intento della teosofia è ricondurre l’uomo e l’umanità intera, verso una più piena espansione di vita, verso la vera vita; quella vita alla quale la filosofia materialista certo non lo avvicina, allontanandolo invece sempre più. Di fronte ad una concezione di questo tipo, profonda e calda, la vita di oggi appare al confronto fredda, arida ed ottusa. Ce ne accorgiamo specialmente all’avvicinarsi delle grandi feste religiose, come il Natale o la Pasqua, nelle quali ciò che si conserva sono solamente la forma e le abitudini esteriori.
Ben poco è rimasto di ciò che in tali ricorrenze commuoveva l’anima dei nostri antenati; di quella viva intuizione che essi possedevano del rapporto esistente tra l’uomo e l’universo, e dell’essenza divina di questo. Queste feste erano qualcosa che l’anima umana sentiva profondamente. L’uomo di oggi non riesce più a farsi un’idea di ciò che accadeva nei tempi remoti, allorché accorciandosi le giornate, si avvicinava la fine dell’anno e si celebrava la nascita di Gesù Cristo, oppure quando a primavera si festeggiava la Resurrezione. Uno dei compiti della teosofia è ristabilire questo contatto profondo con la vita, tramite una trasformazione che dovrà avvenire in tutto il mondo delle sensazioni e dei sentimenti umani.
Il profondo significato di queste feste, si riaffaccerà più vivo davanti all’anima, quando l’uomo sarà nuovamente in grado di capire gli intimi rapporti esistenti tra sé e l’intero mondo circostante. Cercheremo di vedere come i pensieri e i concetti filosofici agiscano sui sentimenti e come questi possano realmente determinare cambiamenti radicali nell’uomo, restituendogli la facoltà di sentire l’immediato vibrare della vita spirituale della Natura, e quel calore vivificante che pervade l’Universo, animandone tutti gli esseri.
Oggi, chi alza gli occhi al cielo, vede il firmamento popolato semplicemente di pianeti ed astri fisici, materiali. Un giorno, tuttavia, quei corpi celesti appariranno nuovamente all’uomo come corpi pervasi di anima e spirito; tutto lo spazio sarà per lui nuovamente compenetrato di anima e spirito. Egli sentirà in sé tutto l’Universo, caldo d’amore; sentirà lo Spirito dell’Universo.
Anima individuale, Anima di gruppo:
Noi sappiamo che soltanto nell’uomo possiamo trovare ciò che chiamiamo “un’Anima individuale”, ossia un’anima che dimori, per così dire, in un corpo separato. Mentre per gli altri organismi viventi, l’anima è da cercare in altro modo. Gli animali, ad esempio, hanno un “Io collettivo” o “Anima di gruppo” che si trova sul piano astrale e che il veggente è in grado di osservare. Le varie specie possiedono ognuna una comune “Anima di gruppo” e tutti gli esemplari della medesima specie appartengono allo stesso “Io”. Così, ad esempio, tutti i leoni appartengono all’Anima collettiva del leone.
Questi “Io collettivi”, sul piano astrale, sono delle personalità separate, proprio come le singole persone lo sono sul piano fisico. Chi potesse venire a conoscere queste “singole Anime collettive” sul piano astrale, troverebbe che la loro caratteristica più spiccata è la saggezza (per quanto poco saggi possano sembrare i singoli animali sulla Terra). Ma bisogna capire che, come le singole dita di una mano non presentano le qualità di un individuo, così un solo animale non presenta le qualità dell’Anima collettiva. Per ogni razza animale esiste dunque un “Io” sul piano astrale, che è – per quanto questo possa stupire – “infinitamente più saggio” dell’Io umano, sul piano fisico.
Se osserviamo poi il regno vegetale, troviamo che “l’Io” di questo regno dimora in un mondo ancor più elevato, di quello in cui si trovano le “Anime di Gruppo” degli animali, ossia il mondo o piano mentale, detto anche “Devachan”. Questi “Io” o Anime collettive delle piante, sono ben pochi, perché ognuno di essi abbraccia un gran numero di specie di vegetali del mondo fisico. La dimora delle Anime collettive delle piante, è il centro della Terra. Là sono riuniti tutti gli “Io” delle piante.
La Terra stessa, come pianeta, è un organismo completo; e come i peli e i capelli fanno parte di un organismo animale o umano, così le piante fanno parte dell’organismo della Terra. Esse non sono esseri autonomi, ma parti dell’organismo terrestre, quindi il dolore o piacere delle piante, è dolore e piacere dell’intero organismo terrestre.
Chi è in grado di osservare queste cose, sa che se noi lediamo una pianta nelle sue parti superiori, ad esempio potandola, tale lesione non procura una sensazione di dolore all’organismo della nostra Terra, anzi gli dà una sensazione di piacere, mentre se sradichiamo l’intera pianta con tutte le radici, la Terra prova una sensazione di dolore… soffre. Fenomeni simili avvengono anche con il regno minerale. Qui tutto ciò che si distrugge, si disgrega, si discioglie, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, dà alla Terra un senso di piacere e voluttà; mentre ciò che si condensa, si cristallizza e si consolida le produce sofferenza.
All’inizio, nelle ere primitive, la Terra era un globo liquido-incandescente, e tutta la materia metallica e minerale vi si trovava allo stato di fusione. Man mano, cristallizzandosi e solidificandosi – nel dolore – si è venuta solidificando l’ossatura della Terra, si sono venuti formando i minerali e le rocce sui quali noi dimoriamo. Se pensiamo all’avvenire del nostro pianeta, dobbiamo rappresentarci che tutte le sostanze ora solide, diverranno sempre più liquide e fluide. La Terra si trasformerà gradualmente in “Terra Astrale”. Tale processo sarà accompagnato da un sempre crescente senso di benessere e piacere, finché la Terra tutta intera sarà immersa nella gioia, allorché si trasformerà in un pianeta “celeste” che avrà esistenza puramente astrale.
Sentire la Natura:
Ciò che noi uomini dobbiamo imparare a fare, è “sentire” all’unisono con la Natura che ci circonda, così che essa divenga per noi, sempre più colma di anima e spirito. Fino al diciottesimo secolo gli scrittori cristiani avevano ancora il sentimento, la coscienza, di ciò che vive nella Natura, di ciò che per essa rappresentano la gioia e il dolore. Nei loro scritti, troviamo concetti che all’uomo di oggi suonano tutt’al più come allegorie, ma che in realtà vanno intesi alla lettera. Essi sostenevano, ad esempio, che: “l’uomo dovrebbe riuscire a condividere, il senso di benessere che prova la Natura quando il mietitore falcia le messi nei campi”.
In questo modo si anima per noi la Natura. L’anima dell’uomo varca i suoi limiti e il sentimento pervade tutto il mondo circostante. Così l’uomo diviene uno con ogni singola cosa che lo circonda. E quando in primavera si allungano le giornate, e dal grembo misterioso della Terra nascono le piante e tutto si rinnova, allora noi sentiamo che avviene qualche cosa che ha a che fare con il mondo dello Spirito. Al contrario, quando si avvicina l’inverno e le giornate si accorciano e diminuisce la luce, sentiamo che la Natura si avvia verso il sonno (così come facciamo noi uomini, quando siamo stanchi la sera).
Quando l’uomo si addormenta, avviene quel processo vitale per cui il suo corpo astrale, insieme con “l’Io” si ritira dal corpo fisico; si svincola, librandosi sul piano astrale, nel mondo che gli è proprio. L’uomo, nel suo stato attuale di sviluppo, non ha quasi mai coscienza di tale processo, ma questo avviene indipendentemente.
Ebbene, la stessa cosa avviene alla nostra Terra. Il suo corpo astrale subisce, nelle varie stagioni, dei cambiamenti. Nell’epoca in cui la vita e le piante rinascono, il corpo astrale è impegnato nell’esistenza materiale, dove si ha la manifestazione esterna dello “Spirito della Terra”. Per opera sua, tutto germoglia e si sviluppa. Invece in autunno, quando la Terra cade in una sorta di “sonno”, il suo corpo astrale si libera passando ad uno stato di attività spirituale (proprio come accade all’uomo quando dorme). Nei giorni più brevi, perciò, quando la vita fisica esterna si avvicina maggiormente ad uno stato di sopore, si risveglia in concomitanza la vita spirituale della Terra.
Lo “Spirito della Terra”:
Ma che cos’è la “vita spirituale della Terra”? Chi è lo “Spirito della Terra”? Lo “Spirito della Terra” si è indicato tale, da Sé stesso, quando disse: “Colui che mangia il mio pane mi calpesta con i piedi” o “Questo è il mio corpo” accennando a ciò che la Terra produce come alimento solido, e ancora “Questo è il mio sangue” ad indicare i vari liquidi o succhi che scorrono in tutto ciò che vive. Con queste parole, Egli stesso ha indicato la Terra come il Proprio organismo.
Tuttavia, non fu sempre così: le cose mutarono radicalmente dopo la venuta di Cristo. Nei tempi antichi, quando si celebravano i sacri “Misteri”, nell’epoca dell’anno in cui i giorni erano più brevi, gli Iniziandi si rivolgevano con tutta la loro anima verso il Sole; e in esso vedevano il Reggente, il Cristo. Quando poi sul “Golgota” il sangue sgorgò dalle ferite del Cristo, avvenne un fatto importantissimo per tutta l’evoluzione della terra, un fatto mistico su cui si basa, tutto il cristianesimo.
Nel corpo astrale della Terra, per migliaia e migliaia di anni, furono presenti certe luci e certi colori e determinate forme. In un dato momento, tuttavia, ciò cambiò: altre forme apparvero, altre luci ed altri colori si accesero; e questo ebbe luogo proprio nel momento in cui sul “Golgota” il sangue sgorgò dalle ferite del Redentore. Non fu questo un avvenimento puramente umano, fu anche ed essenzialmente un avvenimento cosmico, in virtù del quale “l’Io” del Cristo che fino ad allora poteva essere ricercato soltanto nel Sole, passò nella Terra, congiungendosi con essa. Nello “Spirito della Terra” troviamo quindi “l’Io” del Cristo, “l’Io” del Sole.
Nel sentire il vincolo vivo tra sé stesso e lo Spirito del Cristo, sta la coscienza del cristiano. Questo è il processo che ha luogo, ogni anno, quando le giornate si accorciano e la Terra fisica si addormenta: allora noi possiamo entrare in comunicazione immediata con lo “Spirito della Terra” e percepire la Natività del Signore come un fatto spirituale della più alta importanza. Per essere cristiani dobbiamo sentire questo vincolo profondo con il Cristo, che realmente dimora sulla Terra, e vedere in Lui quello Spirito che or ora abbiamo designato quale il Reggente del Sole, il quale dall’avvenimento del “Golgota” trasferì, come abbiamo detto, la Sua attività sulla Terra.
L’Amore spirituale:
Rivolgendo ora lo sguardo ai tempi anteriori alla venuta di Cristo, troviamo che il sentimento dell’amore, era in quelle epoche lontane, sempre connesso ai vincoli di sangue; l’amore si fondava sempre sulla base naturale delle consanguineità. L’Amore spirituale, indipendente dal sangue, ha incominciato ad attecchire sulla Terra soltanto con Cristo. E questo – come vincolo di fratellanza che unirà tutta l’Umanità – è il vero portato del cristianesimo.
D’altra parte al cristianesimo si deve anche la massima libertà e la massima individualizzazione dell’uomo. Gli antichi rivolgevano costantemente lo sguardo verso gli antenati; sentivano il sangue degli avi scorrere nelle proprie vene, e il proprio “Io” intimamente legato a quello dei loro predecessori. Gli antichi Ebrei affermavano che quando il corpo fisico moriva, l’anima ritornava nel “grembo di Abramo”.
Non esisteva ancora quella individualizzazione che è avvenuta nella coscienza umana, per mezzo di Gesù Cristo. Per mezzo Suo, è penetrata nell’uomo la cognizione cosciente dell’Io sono. Prima, l’uomo non sentiva ancora la propria intima essenza divina. Gesù Cristo, recò quindi la coscienza che esiste nell’uomo qualche cosa di molto più antico e grande dell’appartenenza ad un popolo, e che l’Io sono non contiene soltanto tutto ciò che è comune ad un popolo, ma anche ciò che esiste in ogni singolo individuo, che deriva essenzialmente da Dio stesso.
Questo “Io” che è racchiuso in ognuno di noi, cerca l’Amore spirituale al di fuori di sé.
Missione della Teosofia è farci sentire l’Anima della Natura e del Cristo. E più profondamente che mai potremo percepire tutto questo nei giorni culminanti dell’anno, nei giorni degli equinozi e dei solstizi, che corrispondono alle nostre feste religiose, imparando così nuovamente a comprendere, la somma importanza che questi avvenimenti hanno per la vita dell’anima.
A cura di www.fisicaquantistica.itTratto dalla conferenza “Natale” di Rudolf Steiner, Berlino 1907
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