Vita dopo la morte e reincarnazione
Qualcuno potrebbe pensare che ciò che succede dopo la morte non sia poi così importante, e che ciò che veramente conti, sia solo come si vive la vita. Ma se le due cose fossero strettamente connesse?
Se ciò che si fa ora influisse in modo determinante sul futuro, e le azioni compiute in passato avessero ora i loro effetti? Con un’analisi approfondita, si può osservare che lo stile di vita nelle diverse culture del mondo, si può facilmente mettere in relazione al concetto che ciascuna di esse ha della “vita dopo la morte”. Spesso è proprio questo aspetto che modella l’intera impostazione culturale. E sebbene i particolari relativi alla trasmigrazione dell’anima, alla reincarnazione, etc., varino da religione a religione e da cultura a cultura, le basi scientifiche di questo credo o i principi su cui si fonda, sono gli stessi.
In sostanza, il concetto è che la forza vitale o l’essenza che distingue un corpo vivente da uno morto, sopravvive alla morte del corpo; bisogna passare di corpo in corpo, proprio come in questa vita si passa dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza alla vecchiaia, fino a quando non si raggiunge la perfezione, vale a dire la relazione di puro amore con Dio, che rende coscienti della propria posizione originale, della propria essenza divina. Perciò fino a quando non saremo abbastanza puri e desiderosi di ricongiungerci a Lui, torneremo più e più volte a prendere nuovi corpi materiali, al fine di purificare la nostra coscienza da tutti i desideri di natura materiale.
La “Legge di causa ed effetto”, conosciuta nella letteratura “vedica” come “legge del karma” e simboleggiata nella Bibbia dalla frase “ciò che semini raccoglierai”, accompagna logicamente il concetto di reincarnazione. Spesso confuso con una specie di punizione, il karma, propriamente compreso, è un sistema didattico dal quale si può invece trarre insegnamento. Detto in modo semplice: tutte le azioni compiute, positive o negative che siano, si ripercuotono su tutte le altre incarnazioni. In questo modo sarà possibile imparare dai propri errori. E anche se non ricordiamo gli errori commessi nelle vite precedenti, la nostra attuale esistenza sarà comunque condizionata da quegli errori. Il fatto che non si possano ricordare le attività del passato non dimostra affatto che non esistano.
Gli scettici sostengono che la reincarnazione è la speranza di chi non riesce ad accettare la morte. Esistono tuttavia parecchie ricerche che suggeriscono che la reincarnazione sia più che una speranza. “Ian Stevenson” dell’Università della Virginia, ha raccolto numerose testimonianze di persone, le quali sostengono di ricordare vite precedenti. In molti casi, bambini hanno dato indicazioni sufficienti ad identificare la famiglia della quale facevano parte nella vita precedente. L’ipotesi che queste persone possano davvero aver identificato la famiglia nella quale avevano condotto la vita precedente, è alcune volte sostenuta da segni particolari congeniti, o caratteristiche che erano presenti anche nel corpo fisico precedente.
Anche personaggi come Einstein, Stromberg, Edison, erano sostenitori della dottrina della reincarnazione, e ancor di più lo erano i primi filosofi dell’antica Grecia, i quali la spiegavano in termini di ragione e di logica. Socrate, Platone e Pitagora non sono che pochi tra i grandi pensatori che sostennero la verità della reincarnazione.
Anche la scienza considera molto importanti le relazioni di “causa” nel mondo fenomenico. “Ogni evento fenomenico ha la sua causa, ed ogni causa avrà il suo effetto”: questa è la terza legge di Newton. Le scienze spirituali, specialmente quella “vedica”, allargano questa concezione anche alla vita morale e spirituale dell’uomo. Le conseguenze delle scelte passate condizionano la vita presente, e ciò significa che il viaggio dell’anima da un corpo ad un altro, è sempre guidato dalle nostre scelte.
La reincarnazione nelle religioni del mondo:
Proprio come gli Indù e i Buddisti sostengono la dottrina della reincarnazione, così tutte le tradizioni religiose, sebbene in tempi diversi, l’hanno accettata o sostenuta. Gli antichi Egizi e i Greci l’accettavano come un fatto della vita, mentre i Druidi arrivavano a prestare denaro, pensando di riaverlo in una vita futura. Gli Indiani d’America, gli aborigeni australiani e molte tribù africane includono la reincarnazione nei loro credo.
Quest’idea, largamente diffusa ai tempi di Gesù e pienamente accettata da Ebrei ed Esseni, ha continuato ad essere popolare tra gli Ebrei europei fino alla fine del Medioevo, tra gli Ebrei Cassidici e mistici, presso i quali è conosciuta come “gilgul”, ed è spiegata abbastanza in profondità in varie opere cabalistiche. I Drusi, di origine musulmana, non solo credono nella reincarnazione, ma considerano le memorie delle vite passate una cosa normale. Il concetto di reincarnazione è decisamente una componente anche del primo Cristianesimo; i padri della Chiesa Cristiana, testimoniano infatti che la reincarnazione era parte del pensiero cristiano primitivo. Ciononostante, molti cristiani moderni tendono a considerare l’idea come una buffa superstizione.
Per esempio, nel terzo sec. d.C., “Origene”, che per la sua influenza durante i primi tempi della Chiesa, era considerato secondo solo ad “Agostino”, scrisse nella sua opera “Sui Principi” queste parole: “A causa di una certa inclinazione verso il male di alcune anime, esse perdono le ali e prendono corpo, prima sotto forma di uomini; quindi, a causa dell’associazione con la passione irrazionale, dopo il periodo assegnato con la forma umana, essi si trasformano in bestie, forma dalla quale passano poi alla forma di piante. Restano in queste diverse forme di corpi, fino a quando non saranno degni di essere riportati alla loro posizione spirituale”. Bisogna dire che questa non è certamente l’esatta “formula” reincarnativa. Nessuno infatti torna indietro. L’uomo evolve sempre, e una volta entrato nel regno umano, non può tornare in regni precedenti a questo.
Con il tempo, quando la teologia cristiana iniziò a cambiare, l’idea della reincarnazione divenne sinonimo di eresia, e nel 553 d.C., nel secondo “Concilio di Costantinopoli”, l’Imperatore “Giustiniano” proclamò il suo anatema contro “Origene”, affermando: “Se qualcuno dovesse proclamare che l’anima trasmigra da un corpo ad un altro che sia maledetto”. Questo pose fine ad ogni disquisizione seria sulla trasmigrazione dell’anima, nella cristianità organizzata.
Le conclusioni dei “Veda”:
Secondo i “Veda”, che danno informazioni più dettagliate e scientifiche sulla trasmigrazione dell’anima, la forza vitale è legata al corpo, nella stessa misura in cui il corpo è legato ai vestiti che indossa o alla casa in cui abita. Quando un vestito va stretto o la casa è troppo piccola, bisogna cambiarli. La scienza spiega che nel corso di sette anni, tutte le cellule del corpo cambiano, quindi, il corpo di sette anni fa non è più lo stesso di oggi e per verificarlo basta guardarsi allo specchio. La nostra mente e la nostra personalità subiscono, nel corso della vita, cambiamenti altrettanto radicali. Eppure, nonostante questi cambiamenti, su un altro livello (quello spirituale) siamo sempre gli stessi. Che cos’è questo livello più profondo e fondamentale, che resta in mezzo a tanti mutamenti? L’anima.
Il vocabolo “personalità” deriva dal latino “persona”, che in origine indicava la maschera indossata dagli attori sulla scena. La maschera aveva le caratteristiche del personaggio interpretato, mentre l’attore restava anonimo. Anche noi, usando stratagemmi simili alle maschere, camuffiamo la nostra vera identità, calandoci nel ruolo che stiamo interpretando. Sfortunatamente, chi sceglie di ignorare il messaggio di Dio, tende a perdere di vista la differenza tra la propria “vera essenza spirituale” e la personalità materiale, che è appunto la maschera che indossiamo durante la vita fisica, e che perderemo alla fine di questo show, con la morte.
Purtroppo spesso siamo così identificati con questa parte, che non riusciamo più a vedere nient’altro. Tuttavia, c’è chi decide di ritrovare la propria vera identità nascosta, cercando di portare la propria attenzione sull’elemento spirituale che sta nascosto dietro l’apparenza esteriore. Riuscendo ad eliminare tutti gli strati della maschera, ossia della falsa identificazione materiale, è possibile scoprire il “vero attore” che sta sotto: un’anima, che per sua natura è piena di conoscenza, di felicità ed è eterna servitrice del divino.
Fonti: http://www.viviamoinpositivo.org
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