Tutti nasciamo con un progetto dell’Anima
di Vincenzo Bilotta
Tutti nasciamo con un progetto. Per questo, dopotutto, veniamo al mondo. Decidiamo di nascere, di esserci, di vivere sulla Terra, di esistere assieme agli altri nostri simili.
Tutto fila liscio fino a quando non incominciamo ad andare a scuola e ad essere educati alla razionalità. La razionalità, purtroppo, crea una mente ipertrofica che non lascia più spazio ai progetti della nostra Anima, nascondendoli in un angolo sperduto del nostro dimenticatoio interiore. Col tempo e man mano che la nostra educazione prosegue, il risultato sarà una dimenticanza delle nostre origini divine e dei nostri progetti animici.
A quel punto, le strade che si potranno intraprendere saranno due: una vita meccanica, da robot programmato per eseguire ordini ricevuti tramite l’educazione, oppure andare controcorrente, ponendosi strada facendo le giuste domande. Tutto dipenderà dalla propensione di ognuno di noi. Nessuno è giusto o sbagliato: attenzione a non fare questo errore di classificazione, altrimenti si rischia di cadere nel giudizio. Ciascuno, semplicemente, fa la propria scelta in base a ciò di cui ha bisogno in quel dato momento della propria vita, ed in base alle nozioni e convinzioni acquisite ed elaborate nel tempo. Si può allora vivere da robot tutta la vita senza nemmeno esserne consapevoli, e di fatto la maggior parte delle persone tende a seguire questa strada, e a starci perfino bene in questa condizione. Tuttavia è anche vero, che oggi molte altre persone si stanno avvicinando sempre più alla spiritualità e all’introspezione, e questo, non per seguire una moda New Age o per ricalcare le orme degli hippies sessantottini, ma per convinzione profonda.
Quello che guida molti alla ricerca di qualcosa di trascendente, di spirituale, è un disagio interiore, io lo definirei come un’esigenza dell’Anima. L’Anima, infatti, sin dalla nostra nascita, resta ad aspettare la realizzazione, per il tramite nostro, dei suoi progetti. Essa vuole solo vederci felici e realizzati, nient’altro. Nessuno però c’insegna ad ascoltare i nostri bisogni, le nostre esigenze primarie. Anzi, l’educazione tende soprattutto ad allontanarci dall’Anima.
Ci vengono impartite delle direttive attraverso il processo educativo, facendoci credere che se le eseguiremo potremo essere felici e far parte a pieno titolo della società. Ad un certo punto, però, accade l’inaspettato… iniziano a sorgere i dubbi, le domande, ci si ferma a riflettere: sono proprio questi, i momenti in cui la nostra Anima sta provando a comunicare con noi, cercando di eludere la vigilanza della mente automatica e reattiva. Si può dire che l’Anima crea dal nulla, mentre la mente tende a ripetere ciò che già ha sperimentato, evitando accuratamente ciò che è nuovo.
Così, se ad esempio, il nostro lavoro non ci piace, l’Anima ci spinge a cambiarlo. E’ proprio questo che fa sorgere quel senso di disagio che non ci fa più bastare quell’occupazione, rendendocela invisa ai nostri occhi. Tuttavia, al desiderio di cambiare tipico dell’anima, s’insinua spesso “subdola” la mente con le sue paure. Paura di ciò che accadrà lasciando il vecchio lavoro per il nuovo, paura che possa succedere qualcosa di non previsto che possa farci soffrire, etc. Vi suona familiare? A me sembra un Déjà Vù. Attenzione però: la mente non è sbagliata quando ci fa avere paura, poiché in fondo sta solo cercando di preservare la nostra incolumità, in quanto essa teme ciò che non conosce.
Ma solo chi riesce ad andare oltre le proprie paure riuscirà a realizzare il/i progetto/i dell’Anima. Parlo anche al plurale perché normalmente ognuno di noi ha più di un progetto conservato e da realizzare nella sua Anima, solo che, spesso, non abbiamo la possibilità – a causa delle nostre paure – di realizzarne nemmeno uno. Vivere significa andare oltre le apparenze, oltre le paure tipiche della mente plasmata e programmata attraverso il processo educativo. Si tende a realizzare le aspettative ed ambizioni altrui, più che le proprie. Per realizzarsi e creare qualcosa di veramente nostro, bisogna allora andare oltre la mente, e cominciare ad osservare le proprie paure, smettendo di prenderle troppo sul serio.
Essere prudenti va bene, ma l’obiettivo principale dev’essere uscire fuori dagli schemi mentali creati in noi dai nostri educatori, e capire qual’è il nostro scopo nella vita. Ciò costa fatica, si rischia di perdere la bussola e rimanere talvolta al buio, ma certamente ne vale sempre la pena. Basta andare avanti e non fermarsi al primo dubbio. Oltrepassato il limite del conosciuto, tipico della mente, esiste un viaggio nell’ignoto, che ci porta al nostro interno. Ci sarà buio, si avrà voglia di tornare indietro, smettere di proseguire. In questi momenti, occorre semplicemente “osservare” i pensieri e lasciarli andare senza giudicarli o trattenerli. Passati questi pensieri, potremo “leggere nelle carte della nostra Anima” e realizzare ciò che prima non ci permettevamo nemmeno di sognare.
Ciao Vincenzo, ti do del tu perchè ormai per me sei una lettura famigliare e di conseguenza…. !
Quello che volevo aggiungere al tuo sempre illuminante articolo, è che a volte, però, quando si ha la tendenza a ribellarsi al cosidetto “ordine costituito”: famiglia, società ecc., si rischia di comportarsi per partito preso, al contrario di come gli altri vorrebbero senza però chiedersi se è questo esattamente che vuole la nostra anima!
Credo sia quello che è accaduto a me, per questo te ne parlo, anche a questo credo dovremmo badare, sopratutto in quell’età difficile che è quella che segna la direzione “principe”, se ne esiste una, della nostra vita adulta.
Sei d’accordo?
Un fraterno grande abbraccio!