Quoziente Emotivo (Qe) e Qi
di Marcello Andriola
Si stanno affacciando nuovi paradigmi dall’ambito delle neuroscienze, che cercano di unificare le nuove scoperte della ricerca scientifica: si tratta della “teoria del Quoziente Emotivo”, delle Intelligenze Multiple, della “teoria dei due Cervelli”.
L’interesse per una struttura ad elevata complessità (e ancora per molti versi sconosciuta) come il cervello, ha condotto a elaborare nuove metodologie integrate di ricerca, applicabili al sistema nervoso nel suo insieme e nelle sue parti strutturalmente e funzionalmente correlate, dando nuovo impulso a quel settore di studi noto come neuroscienze, che cerca di spiegare l’interazione sistema nervoso-ambiente.
Introduzione
In senso lato l’intelligenza è la capacità di ogni organismo di adattarsi e sopravvivere nel proprio ambiente. Dal punto di vista biologico, quindi, virus e batteri si sono dimostrati molto intelligenti. Anche la specie umana si è dimostrata molto capace di sopravvivere nel proprio ambiente, con una particolarità rispetto alle altre specie viventi: l’uomo oltre ad essere modificatore dell’ambiente naturale è anche modificatore di un altro ambiente, quello culturale. Nessun altro organismo vivente presenta questa caratteristica, quella di vivere ormai da milioni di anni, dalla nascita alla morte, in un ambiente culturale. Per questo, non sono sufficienti le sole capacità intellettive per interagire al meglio in un ambiente culturale, egli ha bisogno di vivere al meglio le proprie emozioni.
Il QE ha sostituito oggi i vecchi criteri per misurare l´intelligenza (QI). La valutazione della vera intelligenza si basa sui sentimenti: è l´intelligenza che parte dal cuore e sostiene la mente che, da sola, non saprebbe varcare i limiti del proprio pragmatismo.
Emozione e intelligenza
Lo psicologo americano Daniel Goleman, nel 1996, ha descritto l´intelligenza emotiva, cioè la carta vincente per il benessere e il successo nella vita privata e nel lavoro. Si sono da allora rapidamente moltiplicate vere e proprie mappe mentali e questionari per capire quanto si è dotati di “competenza emotiva” e di sensibilità, sia nella vita privata sia nel mondo del lavoro. Managers, imprenditori, formatori di personale hanno rapidamente fatto proprio questo nuovo parametro di valutazione.
Diversi reclutatori oggigiorno, tengono conto tanto del Q.E. quanto del Q.I., consapevoli che l´emotività si rivela essere un asso nella manica nella vita professionale. Coloro che hanno una naturale predisposizione all’intuizione ora possono avere la meglio sui tipi essenzialmente razionali. Per avere successo, non serve solamente avere ottenuto titoli di studio, ma bisogna anche essere in grado di saper usare le proprie emozioni per capire meglio gli altri, per avere una più costante forza di volontà e per meglio conoscere se stessi.
Le donne, in questo senso, sono avvantaggiate, perché naturalmente più intuitive degli uomini. Sono più inclini a captare gli umori passeggeri, in particolare osservando le espressioni del viso. D´altra parte le donne hanno più capacità empatiche degli uomini e sono in grado si percepire meglio i sentimenti altrui. Gli uomini provano le stesse emozioni ma, per una questione di educazione, hanno più difficoltà ad esternarle, soprattutto sul lavoro.
Il riconoscimento ufficiale del quoziente emotivo, ha avuto come conseguenza la rivalorizzazione dell’intelligenza del Cuore. “Usare” il Cuore per capire gli altri, permette di sdrammatizzare certe situazioni e, soprattutto, permette di accettare il prossimo, difetti compresi. Come conciliare cognizione e sentimenti? Come conquistare, insomma, la competenza emotiva? Claude Steiner, (1999) psicologo clinico, nel volume “L´alfabeto delle emozioni”, afferma di aver coniato lui stesso il termine “competenza emotiva” vent’anni fa. Da allora lavora a un programma per insegnare alle persone “ad aprire il Cuore, a esplorare il panorama emotivo, a saper dare e ricevere carezze”.
I passi fondamentali per conquistare questa abilità, in breve, sono cinque:
1) saper riconoscere le proprie emozioni e i loro effetti;
2) dominare i propri stati d´animo e saperli utilizzare al momento giusto;
3) avere la spinta alla realizzazione di sé;
4) osservare gli altri con comprensione ed empatia;
5) apprendere la capacità di comunicare.
Se per un adulto imparare la “lezione del Cuore” è importante, per i bambini la competenza emotiva è fondamentale per sfruttare al meglio ogni talento di cui la genetica li ha dotati. Ma come si spiega questo improvviso entusiasmo verso i valori del Cuore, verso una ricomposizione tra ragione e sentimento?
Certamente tanto interesse ai temi dell’interiorità non è estraneo ai valori della New Age, da cui lo stesso Goleman sembra affascinato. In parte, si tratta anche di una reazione alla rivoluzione cognitivista degli anni Cinquanta, che ha congelato le emozioni riducendo tutto alla razionalità. Però, a ben vedere, questa tensione verso la consapevolezza di sé, che ora si chiama intelligenza emotiva, appartiene a tradizioni occidentali antichissime.
I classici latini la chiamavano compostezza, equilibrio, magnanimità e definivano le emozioni “motus animae”, i moti dell’anima. Lo stesso Albert Einstein non trascurava il valore delle emozioni: “Noi viviamo in una sorta di prigione che ci separa dagli altri” scriveva. “Il nostro compito deve essere quello di allargare il raggio nella nostra empatia, fino ad abbracciare tutte le creature viventi”.
Nella vita mentale, queste connessioni fra corteccia prefrontale e sistema limbico hanno un´importanza fondamentale, che va ben oltre la regolazione fine delle emozioni; esse sono essenziali per guidarci nelle più importanti decisioni della vita. Le connessioni fra l´amigdala (e le strutture limbiche affini) e la neocorteccia sono al centro di quelle che possiamo definire come le battaglie o gli accordi di cooperazione fra mente e Cuore, fra pensiero e sentimento.
Il sistema limbico o rinencefalo (un tempo era ritenuto responsabile della percezione olfattiva) è una struttura speculare nei due emisferi cerebrali, situata subito sopra il tronco cerebrale con cui è connesso. Esso ha la funzione di:
– regolare i comportamenti stereotipati o istintivi; le funzioni e ritmi vitali;
– essendo sede dei centri di ricompensa e punizione che ci fanno valutare le azioni, permette di distinguere i ricordi positivi e negativi selezionati dall’ippocampo e dall’amigdala;
– presiede la memoria, l´attenzione, l´apprendimento e le emozioni.
Il sistema limbico ha complesse interazioni nervose e biochimiche con la corteccia cerebrale ed è diviso in specifiche zone con particolari funzioni che sono:
– i corpi amigdaloidi legati all’aggressività;
– i mammillari e l´ippocampo legati alla memoria;
– il setto pellucido legato all’eccitazione sessuale;
– l´amigdala legato a rabbia, agitazione, ansia e rilassamento;
– l´ippocampo confronta di continuo i dati sensoriali con un modello appreso, al variare delle condizioni ambientali interrompe la sua azione inibitrice sulla formazione reticolare e stimola la vigilanza permettendoci di distinguere fra stimoli e memorie solo gli elementi interessanti. (E. R. Kandel , J. H. Schwrtz, T. M. Jessel, 2003)
Questi circuiti spiegano come mai l´emozione è tanto importante ai fini del pensiero, sia quando si debbano prendere sagge decisioni, sia quando si tratti di pensare lucidamente. Le emozioni, allora, hanno un ruolo importante anche ai fini della razionalità. Nel complesso rapporto fra sentimenti e pensiero, la facoltà emozionale guida le nostre decisioni momento per momento, in stretta collaborazione con la mente razionale, consentendo il pensiero logico o rendendolo impossibile. Allo stesso modo, il cervello razionale ha un ruolo dominante nelle nostre emozioni, con la sola eccezione di quei momenti in cui le emozioni eludono il controllo e prendono, per così dire, il sopravvento di prepotenza. In un certo senso, abbiamo due cervelli, due menti e due diversi tipi di intelligenza: quella razionale e quella emotiva. (D. Goleman 1996)
Una visione olistica
In una visione olistica dell’Uomo, si potrebbe forse pensare al corpo come ad un´emanazione del sistema nervoso e quindi alla dualità corpo-mente come non sussistente, perché tutto quanto è cervello! A questo proposito bisogna esaminare il concetto di “intelligenza”, ovvero il prodotto più elevato dell’attività dei neuroni. Non esiste “una” intelligenza, ma “tante” intelligenze diverse, che possono essere più o meno sviluppate nei vari individui.
Esiste l´intelligenza verbale, legata alle capacità di parlare e scrivere, quella logico-matematica che si usa nell’affrontare problemi di tipo matematico, esiste poi un´intelligenza artistico-musicale, artistico-pittorica, una linguistica particolarmente sviluppata in soggetti che possono apprendere facilmente numerose lingue, e anche un´intelligenza visiva legata a capacità percettive visive. (H. Gardner 1993)
Oltre a queste forme d´intelligenza, che secondo una recente classifica sembrano essere almeno nove, che si localizzano tutte nella scatola cranica, ne esiste un´altra, quella “motoria” che è anche distribuita nel sistema nervoso periferico. Essa è legata all’abilità nel muovere il corpo nello spazio e sviluppare comportamenti complessi, per eseguire funzioni specifiche come, per esempio, è richiesto nelle varie attività sportive.
A quest’intelligenza è strettamente associato un tipo di capacità che è importante per lo sviluppo del cervello nei giovani. Diversamente dai neuroni contenuti nella scatola cranica, quelli sparsi in tutto il resto del corpo possono essere “massaggiati”, sia con il vero massaggio che stimola i corpuscoli tattili e i recettori fibro-muscolari e tendinei, sia con il movimento. Inoltre i centri nervosi viscero-addominali possono essere stimolati col respiro, come insegnano tutte le discipline orientali. (E. R. Kandel , J. H. Schwrtz, T. M. Jessel 2003)
Il midollo spinale contenuto nel canale vertebrale della spina dorsale si trova in una condizione intermedia, in cui i movimenti del rachide agiscono meccanicamente su di esso in modo indiretto. L´azione meccanica su queste strutture neuronali, ha sicuramente come effetto una variazione del flusso sanguigno e quindi dell’apporto di ossigeno e nutrienti, ma non è stato ancora affrontato scientificamente il problema dell’effetto meccanico su queste sensibilissime cellule. L´azione meccanica sui neuroni, si verifica a seguito di tutte le attività motorie, ma viene attivata in modo specifico con le tecniche yogiche e dalle altre discipline orientali, che da millenni sfruttano empiricamente questo fenomeno per migliorare lo stato di benessere e raggiungere stati di coscienza diversi. (M. Andriola, 2004)
Il nostro modo di comportarci nella vita è quindi determinato da entrambi i fattori: Qi e Qe. Non dipende solo dal QI, ma anche dall’intelligenza emotiva, in assenza della quale, l´intelletto non può funzionare al meglio. La complementarietà del sistema limbico e della neocorteccia, dell’amigdala e dei lobi prefrontali, significa che ciascuno di essi è solitamente una componente essenziale a pieno diritto della vita mentale.
Quando questi partner interagiscono bene, l´intelligenza emotiva si sviluppa, e altrettanto fanno le capacità intellettuali. Quanto detto dunque capovolge le antiche opinioni sulla tensione fra ragione e sentimento: noi non vogliamo fare a meno dell’emozione e mettere al suo posto la ragione, come avrebbe desiderato Erasmo da Rotterdam; vorremmo invece trovare il giusto equilibrio fra le due componenti. Il vecchio paradigma sosteneva un ideale in cui la ragione poteva liberarsi dalla spinta delle emozioni. Il nuovo modello ci spinge piuttosto a trovare un´armonia fra mente e Cuore.
Per farlo, però, dobbiamo per prima cosa comprendere più esattamente che cosa significhi fare un uso intelligente dell´emozione. Michael D. Gershon, esperto di anatomia e biologia cellulare della Columbia University, ha presentato la teoria dei due cervelli. (M. D. Gershon, 2005) Un´idea che poggia su solide basi scientifiche: basti pensare che l´intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. Insomma, l´intestino è la sede di un secondo cervello.
A lungo l´intestino è stato considerato una struttura periferica, deputata a svolgere funzioni marginali. Ma la scoperta di attività che implicano un coordinamento a livello emozionale e immunologico, ha rivoluzionato questo pensiero. Nella pancia troviamo infatti tessuto neuronale autonomo. E non a caso le cellule dell’intestino – aggiunge Gershon – producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere.
L´intestino rilascia serotonina in seguito a stimoli esterni, come immissione di cibo, ma anche suoni o colori. E a input interni: emozioni e abitudini. Insomma questo neurotrasmettitore è come un direttore d´orchestra, che manovra le leve del movimento intestinale, dice il ricercatore americano, autore del best seller: “The Second Brain”.
Studi su cavie geneticamente modificate, ma anche in vitro, hanno dimostrato l´esistenza di un’asse pancia-testa. Per Gershon è la prima a dominare, almeno in certi campi. La quantità di messaggi che il cervello addominale invia a quello centrale è pari al 90% dello scambio totale, sostiene il ricercatore. Per la maggior parte si tratta di messaggi inconsci, che percepiamo solo quando diventano segnali di allarme e scatenano reazioni di malessere. Quanti – dice – hanno sperimentato la sensazione delle “farfalle nello stomaco” durante una conversazione stressante o un esame? E´ solo un esempio delle emozioni della pancia, come anche nausea, paura, dolore e angoscia.
Il sistema nervoso enterico comunica con quello centrale, così quando l´intestino soffre, ad esempio, per la sindrome del colon irritabile, la persona ne risente anche a livello psichico. Dunque, stress e ansia pesano sull’intestino e ne alterano il funzionamento. Ma è vero anche il contrario: dieta e disordini intestinali sono collegati a variazioni dell’umore. Insomma, nella pancia c´è un cervello che assimila e digerisce non solo il cibo, ma anche informazioni ed emozioni che arrivano dall’esterno.
L’intestino inoltre copre un´area vasta: il tessuto intestinale srotolato ha dimensioni di 200-250 metri quadri, ed è abitato da 10.000 miliardi di cellule batteriche. Per trattare i disturbi di funzionali del tratto gastroenterico varie tecniche di meditazione si sono dimostrate utili. Forse anche perché chi medita con regolarità, tende anche a seguire una dieta sana ed equilibrata, ricca di fibre e liquidi.
Fonte: http://www.psicolab.net/2008/quoziente-emotivo-qe-e-qi/
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