Esistenza dell’universo tra cosmologia e teismo
di Paolo Di Sia
Il teismo riguarda il credere nell’esistenza di almeno una divinità, si configura in generale come dottrina riguardante la natura di una divinità e il suo rapporto con l’universo. Dio viene concepito come personale, presente e agente in maniera attiva nell’organizzazione dell’universo. In questo senso il teismo descrive la concezione classica di Dio che si riscontra nelle più diffuse religioni, dal cristianesimo all’islam, dall’induismo all’ebraismo. Il teismo non va confuso con il “deismo” che supporta l’idea di una divinità trascendente e suprema, che per non interviene nel mondo naturale.
La scienza speculativa, in particolare la cosmologia, attraverso modelli cosmologici teorici ed elaborazioni numeriche, ritiene che il cambiamento, anche molto piccolo, di alcuni parametri dell’universo avrebbe portato all’impossibilità della comparsa della vita in esso. I teisti ritengono che questo fatto non sia solo una semplice coincidenza; dal loro punto di vista, Dio ha creato l’universo con queste particolari caratteristiche proprio per consentire la possibilità della vita. L’idea di un “Dio creatore”, che con un atto di volontà ha creato l’universo, è generalmente radicata nelle culture religiose.
Una delle grandi difficoltà connesse a quanto prima affermato risulta essere la “natura del tempo”. Sant’Agostino, nel 5° secolo, era già consapevole del problema del tempo, e pensò/lavorò molto sul cosiddetto “principio di causalità”: il tempo deve esistere prima che un accadimento ne causi un altro. Boezio, un secolo più tardi, elaborò un concetto più astratto e sofisticato della creazione, considerando l’esistenza di Dio come “fuori dallo spazio e dal tempo”, non “prima dello spazio e del tempo”, ossia un Dio “senza tempo”. In quest’ottica, Dio crea l’universo in un senso più complesso, mantenendolo in esistenza in ogni momento, ed agendo “qui” e “ora”.
Ulteriori sforzi speculativi hanno portato negli anni alla creazione di tre principali alternative:
a) “Dio nel tempo”, “causa” della creazione.
In questo caso vi è una sequenza di eventi, con una dipendenza causale di ogni passo dal precedente, attraverso le leggi della fisica. Dio sarebbe il primo termine di questa serie (Figura 1).
b) “Dio senza tempo”, che continuamente “dà esistenza” all’universo.
Se Dio è “fuori dal tempo”, non fa parte di questa successione di cause, ma agisce direttamente. Egli è “qui” ed “ora”, è la “spiegazione” dell’universo (Figura 2). L’universo può iniziare temporalmente, o anche essere infinito; la serie non ha in questo secondo caso un primo termine.
c) “Universo ciclico”, con o senza Dio.
Una terza ipotesi riguarda un possibile “ciclo”, un’“iterazione”; la figura precedente diventa circolare, non necessariamente con Dio come inizio (Figura 3). Questo schema contiene in sé una giustificazione basata sulle interazioni naturali e fisiche [1].
A quest’ultimo scenario, che può implicare un universo senza Dio, i teisti replicano che è più ragionevole attribuire il carattere di necessità a Dio, come semplice entità concepibile, rispetto ad un universo complesso e particolare, necessario in sè senza l’apporto di una divinità. Alle obiezioni che una mente infinita (Dio) è infinitamente complessa, e per questo meno probabile di un universo complesso (non teisti), i teisti rispondono che forse Dio non è una mente, ma qualcosa di diverso, o almeno diverso dalla nostra idea umana di mente. Anche ipotizzando che la complessità dell’universo sia stata stabilita in maniera “naturale” come conseguenza di normali leggi fisiche, questo sposta il problema sul possibile “creatore” di tali leggi fisiche.
In un universo in espansione, come il nostro, sembra possibile il processo di creazione dell’energia e dell’ordine in modo spontaneo, senza attribuire l’ordine cosmico all’intervento di Dio, né l’introduzione di un’organizzazione nell’istante iniziale di evoluzione dell’universo. Ma ragionando in questi termini, rimane il problema relativo al collegamento di tale ordine con la presenza e l’azione nel cosmo della gravità, della forza gravitazionale. La forza di gravità tende infatti a provocare la creazione spontanea delle strutture. Nei sistemi che non sono soggetti alla gravità l’ordine comporta una complessità, il disordine implica la semplicità; nei sistemi dove agisce la forza di gravità avviene il contrario.
Questo ancora non risolve tutti i problemi; se infatti lo “stato dell’universo” non risultasse più un problema, le sue “leggi” restano un problema. Perché infatti agiscono proprio queste leggi e non altre? Perché le particelle hanno le caratteristiche che hanno, e non altre? Il teista risponde: “Dio ha voluto così”.
La varietà delle leggi fisiche è un fenomeno considerato contingente, legato alle basse temperature. Con il crescere della temperatura dell’universo le varie forze perdono la loro identità, e per temperature dell’ordine di centomila miliardi di miliardi di miliardi di gradi Kelvin (T = 10^32 K) tutte le forze dovrebbero combinarsi in un’unica “superforza”. Le strutture subatomiche diventano meno complesse, e appaiono elementi più semplici; anche le leggi della fisica e gli elementi costitutivi della materia inizierebbero nella modalità di una struttura semplice. Ma il teista può replicare: “Perché una sola superforza e alcune strutture semplici, e non il nulla?”
Una “singolarità” è uno dei limiti relativi a ciò che è possibile conoscere a livello scientifico. Anche in matematica la singolarità indica in generale un punto in cui un ente matematico “degenera”, perde cioè le proprietà godute negli altri punti in cui è definito. Le cosiddette “singolarità nude” sono state studiate a partire dalla teoria della relatività di Einstein [2]. Alcuni cosmologi ritengono che l’universo possa essere emerso da una singolarità simile, senza una causa. Se questo fosse vero, simili singolarità costituirebbero l’interfaccia tra il “naturale” e il “soprannaturale”, essendo l’uomo e la scienza a questo livello sul bordo dell’inconoscibile [3,4].
In conclusione, questo tipo di argomentazioni ha interessato da sempre pensatori, scienziati, filosofi, teologi, credenti, atei e semplici persone che si interrogano sul mistero della vita e dell’universo. Forse le grandi questioni esistenziali hanno più a che fare con i limiti delle nostre categorie mentali, che non con la realtà che è “fuori di noi”. A questo livello siamo alla frontiera della fisica teorica moderna e della cosmologia; sono questioni che hanno dato e daranno sempre nuovo impulso al dibattito su Dio e sull’esistenza dell’universo e della vita [5,6].
Riferimenti bibliografici:
[1] R. T. Cahill, C. M. Klinger, Pregeometric modelling of the spacetime phenomenology, Physics Letters A, 223(5), 313-319 (1996).
[2] http://www.lescienze.it/news/2007/09/26/news/buchi_neri_non_cosi_neri-581628/
[3] P. Di Sia, Exciting Peculiarities of the Extreme Physics, Journal of Physics: Conference Series, 442(1), 012068 (6 pp.) (2013).
[4] P. Di Sia, Perch・esiste qualcosa e non il nulla?, http://www.uccronline.it/ (2015).
[5] P. Di Sia, Looking at the Dimension of Time among Science, Psychology and Everyday Reality, International Letters of Social and Humanistic Sciences (ILSHS), ISSN: 2300-2697, N. 1(2), 146-153 (2015).
[6] P. Di Sia, About the existence of the universe among speculative physics, metaphysics and theism: an interesting overview, International Letters of Social and Humanistic Sciences (ILSHS) ISSN: 2300-2697, N. 9(1), 36-43 (2015).
Paolo Di Sia
Paolo Di Sia è attualmente professore aggiunto presso l’università degli studi di Padova e l’università degli studi di Bolzano. Ha conseguito una laurea (bachelor) in metafisica, una laurea (master) in fisica teorica, un dottorato di ricerca in fisica teorica applicata alle nano-bio-tecnologie e un dottorato di ricerca in matematica “honoris causa”. Si interessa del rapporto tra filosofia e scienza, di fisica alla scala di Planck, di nanofisica classica e quantistico-relativistica, di nano-neuroscienza, di fisica transdisciplinare e di divulgazione scientifica. È autore di 276 lavori distribuiti tra riviste nazionali e internazionali, capitoli di libri, libri, interventi accademici su web scientifici, pubblicazioni accademiche interne, lavori in stampa. È reviewer di vari international journals, membro di molte società scientifiche internazionali e international advisory/editorial boards, gli sono stati attribuiti vari riconoscimenti internazionali.
Paolo Di Sia
Università di Padova (Italy) & Libera Università di Bolzano (Italy)
E-mail: paolo.disia@libero.it
Webpage: www.paolodisia.com
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