Gli “Addomesticati”
di Sam Bellamy
La massa è addomesticata, ammansita, domata, manipolata.
Nei dizionari della lingua italiana, alla voce “addomesticato” compaiono solitamente due definizioni: la prima, quella più usata e più nota, si riferisce al contesto animale: addomesticare inteso come domare, ammansire un animale ai voleri e all’educazione dell’uomo. L’altro significato, più ironico, viene utilizzato per definire atteggiamenti o situazioni falsate, manipolate. Entrambe le definizioni, però, si prestano ad essere utilizzate per definire lo stato dell’uomo.
La massa è infatti evidentemente addomesticata, ammansita, domata e manipolata. L’atto di addomesticare implica un cambiamento in chi lo subisce, che può essere superficiale o invasivo. Si può passare dallo smussare delle piccole sbavature comportamentali al trasformare completamente l’indole di chi subisce il “trattamento”.
Prendiamo, per esempio, i cani. I cani, come tutti gli esseri viventi, vengono al mondo e alle leggi del mondo si devono rapportare. Però, può capitare che vengano accolti nel mondo degli umani. Quando questo accade, in molti casi è necessario modificarne il comportamento per fare in modo che si relazionino al meglio con l’ambiente circostante e con la persona che li ospita.
Li si educa a non sporcare per casa, a mangiare nel loro angolino dedicato, a non abbaiare in pubblico. E queste sono solo le piccole smussature al carattere necessarie per una convivenza pacifica tra esseri diversi. Ma pensate a quei cani costretti a camminare altezzosamente ad una mostra, o a quelli che fanno i pagliacci nei circhi, o ancora a quelli costretti a correre come matti nei percorsi di abilità, o semplicemente, a quelli addestrati a portare le pantofole e il giornale al padrone di casa. In questi ultimi casi, si può dire che l’addestramento sia stato molto più invasivo e ne abbia cambiato alla base l’indole, trasformando un libero animale in un automa.
Possiamo ora fare un parallelo con la vita umana. Gli uomini si trovano, infatti, in una situazione di addomesticamento simile: sono domati dal sistema che li ha piegati ai suoi diktat. Mai come in questo contesto storico, l’uomo si è ridotto a eliminare la propria volontà e a sostituirla con comportamenti dettati da fattori esterni. Il modo di vestirsi o di truccarsi, che casa o che auto avere, quanto lavorare, come alimentarsi… persino il curarsi, il modo con il quale relazionarsi ai suoi simili o il dio in cui credere, sono imposti da un abilissimo e subdolo sistema di controllo.
Il suo spirito critico è stato annientato dai media e dalla pseudo-cultura di “menti eccelse” che impongono cosa e come credere, come comportarsi, cosa è giusto o meno. E l’uomo, intrappolato in questa tela, non fa niente per imporre il suo pensiero: subisce in silenzio e si adegua a dettami sempre più ridicoli e limitanti. Le poche volte che alza la voce, lo fa per protestare per situazioni che intaccano le finte libertà che il sistema gli concede. Oppure, protesta per difendere un’ideale che non è il suo, ma un altro lascito del sistema. Lo vediamo nelle manifestazioni di piazza, negli scioperi generali o in quelli della fame, nelle proteste: quello che sembra un gesto di libertà e di pensiero autonomo, è ancora soltanto la solita risposta che il sistema si aspetta.
L’uomo non fa più scelte personali, aspetta che siano altri a farle per lui, per poi imitarle. È per questo che l’uomo non è più responsabilizzato, non è più libero. L’uomo non ha più un pensiero proprio, non ha più originalità, non ha più una sua personalità, non ha più un suo volere, un suo agire.
L’uomo non ha più dignità. È come un cane al guinzaglio, ma non sa di esserlo. È come uno schiavo con la catena al piede, ma non se ne rende conto. È in balia del canto delle sirene, e non se ne accorge. Persino in questi anni difficili, in questo triste e truce periodo storico, non riesce ad alzare la testa. Si dice che nei momenti difficili venga fuori la vera forza di una persona… Non mi sembra di vedere venir fuori qualcosa dalla massa: vedo solo un gregge smarrito che aspetta soluzioni e intanto continua a far finta di niente e a dormire per comodità.
Anche il cambiamento che chi è ‘sveglio’ sta percependo, non ha intaccato queste ‘menti in affitto’, pronte ad essere occupate da qualsiasi pensiero purché non sia il proprio. Anche questo vento di risveglio, ha solo lambito queste teste minate, che subito hanno cercato una spiegazione di comodo a certi segnali che non hanno capito…
Questa è la grande vittoria di chi ha architettato questo teatrino che è la condizione umana: rendere l’uomo completamente dipendente, ammansito… schiavo. Ma questi neo-schiavi non hanno alibi: se per secoli certe verità sono state abilmente occultate, ora ci troviamo a vivere in un’epoca di conoscenza e rivelazioni che non ammette scuse.
Chi continua a scegliere di stare nell’ignoranza, lo fa per scelta: sceglie di non prendere decisioni, sceglie di non cercare la verità e una via d’uscita a questa esistenza effimera, sceglie di non avere la possibilità di cambiare e di svegliarsi dal torpore.
Di conseguenza sceglie un’esistenza da schiavo. Crede di non esserlo… ma lo è molto di più di chi sa di esserlo.
Articolo di Sam Bellamy
Fonte: http://guardforangels.altervista.org
tutto tristemente vero. Tanti Zombie in circolazione e felici di esserlo, il fatto è che gli “strani” sembrano quelli che cercano di restare svegli o almeno ci provano. Il grande successo dell’addomesticamento è che sembra tutto normale.Penso all’Italia e mi dico che in altre epoche ci sarebbero state altro che rivoluzioni francesi e rivolte… invece si accetta che la catena venga sempre più accorciata senza reagire.
La strategia della comunicazione vuole che gli slogan sostituiscano il pensiero. Compaiono ideologie spacciate per valori. Sono scomparse parole che provocherebbero reazioni anti sistema (clandestino, ecc.). Non viene più usata la parola critica, chi critica è accusato di fare polemica.