Ascolta il tuo corpo: ne sa più di te!
di Daria Cozzi
E’ sempre più forte la voglia di stare bene. Con consapevolezza.
Vorremmo sapere di più. Capire meglio. Comprendere ciò che ci succede. E perché. Abbiamo bisogno di dare significati, cerchiamo la salute, l’equilibrio, la forza, la sicurezza, la luce. Vorremmo imparare a distinguere ciò che è necessario da ciò che è inutile, per poterci sgravare dai pesi che rallentano, intristiscono, impediscono di vivere una vita piena e gratificante.
Vorremmo liberarci dai sensi di colpa che attanagliano le nostre coscienze, anche quando non è nostra la responsabilità di ciò che succede. Vorremmo essere capaci di dire no, quando qualcosa non ci piace, non sta nelle nostre corde, non ci interessa. Vorremmo sentirci liberi di seguire il nostro istinto e appagare i nostri bisogni senza sentirci colpevoli ed egoisti.
Vorremmo non temere i giudizi degli altri, vorremmo avere più autostima, più equilibrio e più pace. Vorremmo essere più assertivi, più lucidi, più sicuri. Vorremmo cambiare e cambiare subito. Per piacerci di più e per sentirci più felici e più leggeri.
Allora cerchiamo qualcuno che possa insegnarci qualcosa. Qualcuno che sa. Un maestro, un guru, un insegnante, uno scienziato, un portatore di carisma e di sicurezze. Sfogliamo le riviste del benessere e quelle di crescita personale, per trovare qualche proposta interessante capace di regalarci l’armonia.
Andiamo in ritiro a fare yoga e meditazione, partecipiamo alle conferenze che parlano di respiro e di consapevolezza, acquistiamo video corsi rivelatori, digiuniamo, frequentiamo le associazioni macrobiotiche e vegane, ci imbottiamo di integratori multivitaminici e di rimedi omeopatici e spagirici, fiori di Bach, erbe magiche e semi biologici, ci sottoponiamo al lavaggio del colon e alla purificazione del fegato, ci iscriviamo compulsivamente a seminari new age, workshop di telepatia, corsi di formazione e specializzazione per riallineare i chakra e per poi tornarcene a casa soddisfatti, dopo due giorni, con l’attestato di partecipazione sotto il braccio. Anneghiamo nei fine settimana di studio, nelle capanne sudatorie, nei viaggi astrali, nei cerchi di guarigione, immersi tra i mantra e i canti sacri, scossi da danze tribali, colpi di tamburo, viaggi sciamanici e bagni di gong. Imposizione delle mani, canalizzazioni, channeling angelici. Pranic healing, radioestesia, lettura del pensiero.
Non basta mai. La ricerca fa parte dell’animo umano, la voglia di migliorarsi e di trovare un equilibrio pure. E va tutto bene perché tutto aiuta. Ma a volte siamo talmente presi dalla frenesia e dalla fretta di raggiungere l’agognato obiettivo, da buttarci a capofitto in ogni tipo di esperienza, perdendo il senso della misura. Anzi il buon senso. La capacità di discriminare, di scegliere e di sentire.
Sentire veramente ciò che ci succede. Ciò che succede dentro di noi. Si, ho detto dentro. Perché tutto parte da là e se non sappiamo cogliere i mille suoni del nostro pulsare interno, a nulla servirà girare come trottole alla ricerca della verità. Il più delle volte travolti e condizionati dalle infinite offerte del mercato che promette risultati certi a pagamento.
Una casa si costruisce dalle fondamenta. Il tetto sarà l’ultimo step. Perciò dobbiamo cominciare dal basso per andare in alto. Dobbiamo avere la voglia di ascoltare e l’umiltà per procedere con piccoli passi. Step by step.
La nostra cultura ci proietta fuori di noi, alla ricerca sfrenata e interminabile di cose, pensieri, opinioni e certezze che dobbiamo conquistare per sentirci “in bolla”. Dimentichiamo così che abbiamo a disposizione uno strumento straordinario: il nostro corpo!
Una macchina meravigliosa dalle capacità inesplorate, saggia e precisa nei suoi infiniti modi di comunicarci come stiamo e cosa dobbiamo regolare, quando dobbiamo rallentare e quando invece accelerare o abbandonare il campo, uno strabiliante congegno sofisticato e dotato di dispositivi più precisi di un bilancino che pesa i grammi, una radio incorporata e sempre aggiornata che ci parla un linguaggio chiaro e sensato che spesso, troppo spesso, noi ci ostiniamo a ignorare.
Ho mal di testa? Prendo un’aspirina.
Non dormo? Mi aiuto con un Halcion.
Ho gli attacchi di panico? Lo Xanax risolve.
La colite mi tormenta? Imodium.
L’asma mi toglie il respiro? E vai col Ventolin.
E raramente ci chiediamo: perché? Perché mi succede questo?
Ciò che conta, è capire e ‘accettare’ che un motivo c’è sempre! Andare a scovarlo è nostro compito. Certo non è scontato che potremo così eliminare ogni male, ma comprendere è sempre molto importante per intraprendere eventuali cambiamenti di percorso.
Questa è la consapevolezza. Questa è l’umiltà che ci permetterà di riconoscere i nostri limiti consentendoci di ripristinare ciò che è andato fuori fase, di guardare il panorama delle nostre infinite sfaccettature e, con delicatezza, attenzione e tanta pazienza, riposizionare ogni cosa al suo posto. Rimettere i tasselli nella loro giusta sede, ricomporre il quadro. Ogni piccola tessera sarà risistemata nel suo alloggio.
Non è un compito facile, perché abbiamo perso la capacità di ascolto e la voglia di ricerca. Vorremmo ottenere tutto subito e un’aspirina, apparentemente, risolve veloce un malessere, ma certamente non ci aiuta a comprenderne le motivazioni, cosicché, comportandoci in questo modo de-responsabilizzante, non faremo altro che rendere cronico un acciacco o peggio ancora renderlo sempre più forte e più aggressivo, finché avrà la meglio su di noi. E neanche l’aspirina servirà più.
E’ bene porre l’attenzione su questo semplice concetto: ogni piccolo disturbo – fisico o psichico – ci segnala un intoppo, uno squilibrio, una rottura interna nell’ingranaggio preposto al nostro equilibrio. Ogni disagio ci comunica qualcosa, sottovoce prima, urlando poi. Se ignoriamo un primo campanello di allarme possiamo essere certi che quello successivo sarà più forte e quello dopo ancor di più.
Prima di arrivare ad un malessere conclamato, il nostro corpo si è impegnato a mandarci numerosi alert, prima molto discreti e poi, se ignorati, sempre più intensi. Il nostro sistema-corpo lavora continuamente per noi, per mantenere intatta l’omeostasi psicofisica. Ma noi dobbiamo collaborare, se non vogliamo che la macchina si inceppi.
Se sapessimo ascoltare, tradurre e comprendere i messaggi del nostro corpo, avremmo sicuramente fatto il primo importantissimo passo in avanti. Tutto il resto sarà più accessibile, più intellegibile, più facile da imparare perché più intuitivo.
Il corpo lancia avvertimenti come può, con quello che ha a disposizione e così noi percepiamo qualche acciacco come mal di testa, mal di pancia, tachicardia, febbre, ansia, sonnolenza, cistite, dermatite, ipertensione, irritabilità, mal di schiena, mal di gola, paura… e potremmo continuare a lungo. Ciò che facciamo solitamente, in questi casi, è andare da un medico che ci prescriverà un farmaco che sopprimerà un sintomo, che era stato creato dal nostro organismo affinché fosse funzionale ad una nostra rapida presa di coscienza di ciò che non va, di ciò che stiamo sbagliando, di ciò che può essere cambiato.
Possiamo, invece, impegnarci a diventare più attenti, imparando a cogliere le sfumature, a comprendere i messaggi e a recuperare la consapevolezza del potere che è in noi.
Di segnali… il nostro corpo ce ne manda continuamente. Non solo per quel che riguarda la nostra carrozzeria, ma anche per tutto ciò che coinvolge l’area del comportamento, del pensiero, del sentimento e delle emozioni.
Ci invia segnali per avvisarci quando stiamo andando fuori rotta. Quando stiamo vicino a chi ci fa subdolamente del male. Quando facciamo una scelta sbagliata. Quando facciamo qualcosa che non ci piace. Quando veniamo manipolati. Quando qualcuno ci vampirizza. Quando ci costringiamo ad essere ciò che non siamo. Quando restiamo nel posto sbagliato. Quando qualcuno si approfitta di noi. Quando veniamo ingannati.
Il corpo, in questi casi, produce un segnale straordinariamente comprensibile: si chiama inquietudine. Il nostro corpo fa il suo dovere. Il primo passo è questo. E noi non l’ascoltiamo. Quando l’inquietudine sale, invade lo stomaco, penetra nella testa, rallenta i pensieri, crea confusione e accelera il respiro. Dobbiamo, allora, uscire velocemente dalla situazione in cui ci troviamo (un lavoro prevalentemente mentale) e se l’inquietudine cala o sparisce, abbiamo centrato il segno e capito ciò che il corpo ha cercato di segnalare molto prima che si mettesse in moto il nostro pensiero razionale. Ma se ignoriamo l’inquietudine… ahimé… il corpo si organizzerà con segnali sempre più forti e sempre più dolorosi.
Dunque smettiamola di lamentarci per ciò che ci succede, per i nostri guai, le nostre sofferenze, gli sbagli, le cadute, le ferite e proviamo a vedere se riusciamo invece ad essere grati al nostro corpo, che ci avvisa di stare attenti quando vede che noi non ci stiamo accorgendo di qualcosa di importante!
Non è mai troppo tardi per incominciare e ne vale davvero la pena! Provare per credere!
Articolo di Daria Cozzi
Fonte: http://www.lundici.it/2016/07/ascolta-il-tuo-corpo-ne-sa-piu-di-te/
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