I Rettiliani: compagni dell’umanità?
di Giancarlo Barbadoro
La paleontologia dice che i sauri sono scomparsi alla fine del Cretaceo, eppure sembra che abbiano continuato a convivere a fianco dell’umanità.
I rettiliani nella storia del pianeta
La storia e le tradizioni di molti popoli narrano dell’esistenza di creature antropomorfe in forma rettiloide che sarebbero vissute nel lontano passato della Terra e che avrebbero addirittura dato origine all’umanità. È quanto oltretutto si evince dal racconto biblico della Genesi, parlando del “serpente” e dei nostri progenitori nell’Eden. Un serpente con braccia e gambe che avrebbe “iniziato”, secondo un punto di vista laico, Adamo ed Eva alla conoscenza.
Forse questi miti riportano in qualche modo un antico ricordo delle arcaiche specie di sauri che hanno popolato per milioni di anni il nostro pianeta, tra le quali ci poteva essere qualche specie che, una volta evoluta, è riuscita a convivere con il genere umano, contribuendo alla sua evoluzione futura. L’ipotesi di questa convivenza potrebbe non essere tanto inverosimile.
A supporto di questa ipotesi, possiamo aggiungere la recente scoperta nel Montana, USA, di resti di un “triceratopo” che all’analisi fatta con il radiocarbonio, risulterebbe esistito appena 33mila anni orsono. Non mancano altre testimonianze, come le ‘pietre di Ica’ in Perù, che mostrano scene di convivenza tra dinosauri e umani. Oppure, le inequivocabili tracce nel deserto dell’Arizona, in cui si osservano impronte di piedi umani affiancate a quelle di sauri di piccole dimensioni. Eventi che suggeriscono come, in effetti, potesse esistere una contemporaneità tra esseri umani e piccoli sauri. Creature che avrebbero potuto interagire “alla pari” con gli esseri umani, con un interscambio di cultura e manufatti. Nel Museo di Toronto, poi, esistono delle ricostruzioni ossee di piccoli sauri dell’altezza di circa tre metri, con cinque “dita” dei piedi e delle mani. Nelle dita delle mani è compreso il pollice, allineato alle altre dita e quindi con funzioni prensili e adatte alla manipolazione di oggetti.
Prendendo atto dei miti dei popoli antichi, si può evincere che queste creature sauroidi siano state ben presenti e operanti nella storia dell’umanità e che venisse loro attribuito, persino un ruolo di divinità dispensatrici di conoscenza e spiritualità. Nel caso delle leggende nordiche dell’Europa, di quelle mesopotamiche e di quelle africane, viene addirittura attribuita loro l’origine organizzativa dell’umanità, in sintonia con l’esegesi laica della narrazione biblica.
Da questi casi, si può dedurre che delle specie di sauri del mesozoico siano incredibilmente sopravvissute, in qualche modo, all’impatto della pioggia di meteore e del grande asteroide che, secondo la paleontologia, avrebbe devastato il pianeta circa 65 milioni di anni fa. Forse, si potrebbe ipotizzare, che a seguito di questo fatto, ci sia stata un’evoluzione delle specie sauroidi, che li ha portati poi a trasformarsi e adattarsi all’ambiente del pianeta, probabilmente sino ai giorni nostri.
Non mancano, infatti, anche nelle cronache del nostro tempo, le testimonianze relative a creature sauroidi. Tutto sembra lasciare credere che i rettiliani possano esistere per davvero e che pertanto possano essere oggetto di una ricerca fondata da parte della cosiddetta “criptozoologia”. La cosa inspiegabile è come mai gran parte dei popoli antichi abbia teso ad attribuire la comparsa del genere umano ad opera di simili creature. Ed è altrettanto inspiegabile, il fatto che l’iconografia di tali creature rettiloidi, è molto spesso simile nei miti di popoli che apparentemente non hanno mai avuto contatti tra di loro e che comunque si sono sviluppati su distinti continenti.
Soprattutto, rimane inspiegabile la fascinazione collettiva che solitamente il pubblico ha per l’epoca dei sauri, che in teoria non dovrebbe essere neppure ricordata dalle tradizioni popolari, essendo enormemente lontana dal nostro presente. Cosa si nasconde allora nell’inconscio collettivo dell’umanità?
Oggi, nei Paesi europei, si conosce la figura del drago nelle fiabe e nelle leggende medievali, e la sua presenza tra gli uomini, è riportata nei miti e nelle tradizioni di molti popoli antichi. E non sempre è stata vista come una creatura malvagia da uccidere, ma spesso come un essere senziente dispensatore di vera conoscenza.
Il drago nel mito del druidismo
Il mito più antico riferito al drago, è quello dei Nativi europei relativo alla creazione dell’universo. Questo mito narra di un drago fiammeggiante che emerge dal Vuoto per prendere forma come energia per dare vita all’universo e ai primi dei, descritti molte volte come serpenti antropomorfi, che avrebbero in seguito dato origine alla cultura del genere umano. Un mito ripreso più tardi dalla tradizione ellenica, che cita la nascita di Eurinome, divenuta poi la dea madre di tutto il Mediterraneo, come atto di creazione dell’universo. Con Eurinome avrebbe convissuto il serpente Ofione, che a sua volta avrebbe poi generato l’umanità del bacino fertile del Mar Nero.
Secondo il mito druidico, l’umanità avrebbe avuto in dono la conoscenza del Graal donata da una creatura con le sembianze di un drago, che sarebbe disceso dal cielo in epoche antichissime, per trasmettere la sua conoscenza agli uomini del tempo. Creature, secondo la tradizione druidica, che avevano la forma di sauri antropomorfi. Sarebbero state poi queste a creare in seguito l’umanità.
Evento ricordato nel mito di Fetonte, trasmesso impropriamente da Ovidio in epoche più recenti, in cui si narra della caduta sulla Terra del dio con il suo carro d’oro. Anche Fetonte, il portatore della conoscenza del Graal delle antiche tradizioni europee, era associato alla figura del drago. Figura che si può sovrapporre a quella degli Elohim, che crearono l’umanità ma che, sempre secondo quanto si evince dalla narrazione biblica, prima crearono le creature rettiloidi, che avrebbero poi invitato Eva, nell’Eden dove vivevano insieme, a cogliere il frutto della conoscenza. All’energia del drago primordiale, il druidismo attribuiva anche la presenza dei cerchi nell’erba, che venivano rinvenuti di tanto in tanto nelle aree agricole e nei boschi, così come il suono della ‘bagpipe’ che rappresentava l’urlo del drago in grado di sacralizzare i loro riti e infondere coraggio nei guerrieri in battaglia.
Odino, gli Asi e la lotta contro i Giganti
Presso gli antichi Celti, la figura del drago era impersonata dal druido, il druji, lo sciamano filosofo e guerriero, che ne assumeva le sue prerogative. Nella cultura celtica, il druido spesso era rappresentato attraverso l’iconografia e il potere del drago. Il drago impersonava anche la figura di altri personaggi del mito nordico: quella di Odino, di Loki e di tutti gli altri Asi, gli dei di Asgard.
Odino, in particolare, era considerato simbolicamente lo sciamano per eccellenza, che possedeva la natura di “mutaforma” per la sua capacità di trasformarsi in vari personaggi e nella forma degli animali più disparati. Nella tradizione druidica la creazione del primo uomo e della prima donna, viene attribuita a Odino che li pone in “Midgard”, la Terra di Mezzo, dominata dal grande albero, l’Yggdrasil, che cresceva al suo centro. Un mito precursore di quello dell’Eden della narrazione biblica.
In parallelo alla figura di Odino, possiamo citare quella di Zeus, con cui l’antico ellenismo recupera nella sua area culturale, la simbologia antropomorfa della storia antica conservata dalle saghe nordiche. Nelle prime raffigurazioni Zeus, re di tutti gli dèi dell’Olimpo della Grecia Antica, è sempre stato raffigurato nell’effigie di un serpente antropomorfo. E anche Zeus, come Odino, era considerato un “mutaforma” poiché aveva la capacità di trasformarsi in varie creature. Il mito ricorda la sua capacità di trasformarsi, ad esempio, in un cigno per sedurre Leda.
Anche Zeus, come accade nella saga di Odino, combatte e vince i Titani, i giganti della cultura ellenica, spesso in forma sauroide, a mezzo di un falcetto d’oro, oggetto che distingueva, millenni prima, la prerogativa mistica dei druidi del nord Europa. L’ellenismo più recente cancellerà questa iconografia sauroide dei suoi dei, lasciando comunque la testimonianza di molte steli a ricordare la loro antica origine.
Ma si possono citare altri esempi. Il primo re mitico di Atene, Cecrope, era mezzo uomo e mezzo serpente. Nella mitologia greca, i Titani e i Giganti avevano servitori serpenti e talvolta i Giganti stessi erano raffigurati in forma “anguiforme”, ossia con le gambe formate da terminazioni serpentiformi, come il gigante Klyteros, raffigurato nel bassorilievo del fregio della Gigantomachia sull’Altare di Pergamo.
I rettiliani nelle tradizioni dell’umanità
Nella Bibbia, si cita la creatura rettiloide che dona la conoscenza ad Adamo ed Eva e che per questo perderà il suo aspetto antropomorfo, condannato a strisciare in terra. La Chiesa attribuirà al serpente, ovvero implicitamente al drago, a cui viene associato per una similitudine di specie, il ruolo di Satana, l’angelo ribelle e nemico della Chiesa stessa. Per contro, la casta guerriera e la borghesia laica del Rinascimento, si fregerà invece proprio dell’attributo del drago-serpente per distinguersi in valore e nobiltà. Prima ancora, nell’Impero romano esistevano i cosiddetti “dragoni”, guerrieri a cavallo che si fregiavano di rosse vesti e di cimiere lunghe e svolazzanti al vento.
Tra le rovine di un antico sito urbano mesopotamico, nei pressi di Ur, alcuni decenni orsono vennero rinvenuti, all’interno di tombe semisepolte, alcune rappresentazioni di divinità in terracotta chiaramente antropomorfe, ma che possiedono la testa di serpente. Ancora, nelle scritture sacre e nelle leggende dell’India, sono citati i Naga, esseri a forma di serpente che si riteneva vivessero sottoterra, pur avendo contatti anche con gli uomini. In alcune versioni, si riferiva che tali esseri avessero vissuto su un continente che si sarebbe poi inabissato nelle acque dell’Oceano Indiano. I testi indiani parlano anche di un’altra razza di uomini-serpente chiamata Sarpa, una tribù di uomini con narici simili a quelle dei serpenti al posto del naso e con gambe a forma di serpentina.
Nel Medio Oriente sono noti i Jinn, uomini serpente o dragoni di cui si parla fin dai tempi più antichi. In un libro apocrifo falsamente identificato come il perduto ‘Libro di Jasher’, viene descritta una razza di uomini serpente. In Africa abbiamo altri miti simili. Nel Mali la popolazione dei Dogon tramanda un mito della loro origine che comprende un uomo rettile. I Dogon sostengono, in sintonia con il mito di Fetonte, di discendere dal dio Amma, che proveniva dalla stella Po Tolo, ovvero Sirio B.
Nel Nord America la tradizione dei Nativi americani Hopi, narra dell’esistenza di una razza di uomini rettili che oggi vivrebbe sottoterra, chiamata Sheti o “Fratelli Serpente”, che nei tempi antichi avrebbero portato la conoscenza alla loro gente. In Sud America, nel Messico precolombiano, invece, si parla di Quetzalcoatl, il dio-serpente antropomorfo, venerato dai Maya, le cui raffigurazioni erano una costante nella vita sociale di quel popolo.
Per la cultura dell’Asia orientale, il serpente-drago è ancora oggi sinonimo di saggezza e di conoscenza mistica. Nella cultura cinese, vietnamita, coreana e giapponese, si tramandano le leggende dei Long o dragoni (Yong in coreano, Ryu in giapponese), creature a metà tra il piano fisico e il piano astrale, ma raramente descritte in forma umanoide, che avrebbero la facoltà di assumere una forma tra l’umano e il rettiloide. In Giappone la tradizione locale cita anche narrazioni sui Kappa, un popolo mitologico di rettili umanoidi.
In Cina, Corea e Giappone, i reami sottomarini sono mitologicamente popolati da Re Dragoni e i loro discendenti sono considerati umani discendenti da una razza di dragoni. Questa discendenza viene spesso rivendicata dagli imperatori asiatici, che si credeva fossero in grado di mutare la loro forma umana nella forma di drago e viceversa.
Un segreto nascosto sotto i ghiacci dell’Antartide?
Le tradizioni di molti popoli e le indicazioni ricavate dal contatto con le culture aborigene dell’Australia, portano a pensare che il mistero dei rettiloidi possa essere svelato tra i ghiacci del continente antartico. Molte di queste tradizioni, infatti, indicano l’Antartide come il luogo dove ebbe origine il genere umano, celebrato dalla Bibbia come il “giardino dell’Eden” dove dimoravano Adamo ed Eva, i progenitori dell’umanità. Il luogo da cui, come indica Dante Alighieri nella sua opera esoterica “La Divina Commedia”, “uscirono i primi a rimirar la costellazione della Croce del Sud”.
Le tradizioni di molti popoli antichi e quelle del druidismo europeo, collocano l’antico Eden sul continente antartico, di 35 milioni di anni orsono. Oggi, questo continente appare ricoperto di ghiacci, che hanno sepolto sotto una coltre di tre-quattro chilometri, intere catene montuose e laghi di varie dimensioni. Nonostante questo, sono stati rinvenuti i resti fossili di grandi foreste che testimoniano il suo aspetto lussureggiante di vegetazione e di vita.
L’idea dell’Eden in Antartide, spiegherebbe il tentativo disperato di impadronirsi di quella terra da parte del Nazismo e il motivo per cui gli USA, benché potessero far proprio quel territorio dopo la II Guerra Mondiale, abbiano invece consentito l’accesso alle altre Nazioni per eseguire ricerche sul territorio antartico. Senza tuttavia mai spiegare completamente il motivo e proteggendo spesso i siti dai curiosi.
Un giornale della Base USA di McMurdo, pubblicò qualche tempo fa un articolo emblematico scritto da un ufficiale di stanza alla base: “Come tutti sanno, il continente è pressoché completamente ricoperto dai ghiacci. Cosa si nasconda sotto quel ghiaccio, a chilometri di profondità in molti luoghi del continente, è un fattore ancora sconosciuto. La verità viene fuori, tuttavia, da poche anime coraggiose che cercano delle risposte ad alcune domande inquietanti. Esiste nel loro lavoro una forte evidenza che rivela che l’Antartide fosse abitata molto tempo fa da creature sconosciute, quando la temperatura di questo continente era molto più calda”.
Secondo le antiche tradizioni, il continente antartico non era altro che una sorta di “area protetta”, dove l’umanità delle origini poté crescere ed evolvere sotto la guida dei sauri. L’esegesi che si può fare della narrazione della Bibbia è chiara. Il “serpente” biblico che dimorava nell’Eden assieme a Adamo ed Eva, non era altro che il riflesso della presenza dei rettiliani, che su incarico degli Elohim, si erano presi cura degli umani, facendo loro “da padri e da madri”. Gli Elohim si distinguevano biblicamente dalla figura di Javè, il creatore dell’universo. Esegesi che si può trasporre con la figura simbolica di Fetonte, nell’incarico che diede ai suoi primi allievi, gli Ard-rì.
La figura di Eva, non è altro che la simbolizzazione del matriarcato primordiale, culla del sapere antico, che nell’Eden sviluppò la Conoscenza che poi trasmise agli uomini, usciti culturalmente dalla sua “costola” grazie all’aiuto dei sauroidi. Evento che la Chiesa portò al suo paradigma, attribuendo ai rettiliani la rappresentazione di Satana, il male, poiché avevano rivelato all’umanità il potere liberatorio della scienza.
Aggiungiamo che nella Bibbia, interpretata dai cattolici, fino ai protestanti e ai testimoni di Geova, fu Eva che venne tratta dalla costola di Adamo. Tutto per sostenere il primato del “Patriarcato”, delle crudeli e sanguinarie conventicole dei clan dei cacciatori, che si imposero sull’umanità nel periodo che seguì le grandi glaciazioni del pianeta.
Ma le tradizioni degli antichi popoli, sembrano affermare una testimonianza storica ben precisa. Ancora oggi le tradizioni aborigene narrano che: “prima fu la donna ad elevarsi a Dio, ma poi, sebbene subito dopo, essa condividesse con gli uomini la sua conoscenza, costoro invidiosi le rubarono il primato dell’accesso agli oggetti sacri e ai luoghi di culto, riducendola in schiavitù e al loro servizio…”
Articolo di Giancarlo Barbadoro, www.giancarlobarbadoro.net
Fonte: http://www.shan-newspaper.com/web/antartica/1313-i-rettiliani-compagni-dellumanita.html
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