Nuova bestemmia del papa: “Gesù si è fatto diavolo”
di Francesco Lamendola
Nuova bestemmia del papa, che tranquillamente e testualmente afferma: “Gesù si è fatto diavolo, si è fatto peccato, serpente, per noi”. Ad accorgersene per primo, ancora una volta, è stato Antonio Socci. Ma gli altri giornalisti e soprattutto gli altri cristiani, dove sono, cosa fanno? Guardano altrove, fanno finta di non udire?
Si turano il naso per non sentire la puzza di bruciato, la puzza dell’inferno? Cosa avranno pensato, cosa avranno provato i fedeli che, il 4 aprile scorso, assistevano alla santa Messa mattutina nella chiesa della Casa Santa Marta, a Roma, quella officiata quotidianamente da papa Francesco?
Evidentemente, anche se qualcuno è rimasto scioccato e traumatizzato – almeno lo speriamo; perché, se così non fosse, vorrebbe dire che cattolici non ce ne sono più in circolazione – l’ordine è stato, ancora una volta, come sempre: minimizzare, rimpicciolire, banalizzare. O non parlarne affatto, oppure trattare la cosa come del tutto normale e naturale.
Radio Vaticana, per esempio, ha scelto di presentare la predica del papa come una normalissima predica di un normalissimo sacerdote cattolico, nel quadro di una normalissima catechesi: ha riportato, sì, le parole di Francesco, ma senza rilevarne, neppure alla lontana, il carattere a dir poco strano. E, del resto, come avrebbe potuto fare altrimenti? Da quando il papa umile e misericordioso proveniente “dalla fine del mondo” si è insediato in Vaticano, tutti quelli che esercitano una qualche funzione, vivono nel terrore d’incorrere nel suo cruccio, e di essere rimossi, commissariati, anatemizzati. E dunque, acqua in bocca e… avanti, marsch, in fila e coperti.
Il papa stava commentando l’episodio biblico del serpente di bronzo. Come è noto, molti commentatori della Bibbia hanno fatto notare una segreta corrispondenza fra il serpente di bronzo innalzato nel deserto da Mosè e la croce di Cristo, innalzata sul Golgota: la croce, non Cristo, significativa differenza. Il serpente sta alla croce come la salvezza dal morso dei serpenti nel deserto, sta alla salvezza potata agli uomini dall’evento della crocifissione del Signore. Ma Gesù non è la croce, quindi non c’è una relazione fra Gesù e il serpente.
Se poi si dice, come ha fatto papa Francesco, che il serpente è il simbolo del diavolo, si dice una cosa sbagliata, perché non tutti i serpenti sono simbolo del diavolo: lo è il serpente nel Giardino dell’Eden, che tenta Eva e che la spinge a mangiare il frutto proibito e a farlo mangiare anche ad Adamo; ma non lo è il serpente di bronzo fatto innalzare da Mosè, che, anzi, è il simbolo della salvezza.
Da qui all’eresia e alla bestemmia, il passo è stato breve. Se il serpente di bronzo, in base alla sua personalissima interpretazione, è il simbolo del demonio, allora anche Gesù, che è il corrispettivo di quel serpente (il che, come si è detto, non è vero), è il corrispettivo del diavolo; e così il papa può affermare tranquillamente e testualmente, che… “Gesù si è fatto diavolo, si è fatto peccato, serpente, per noi”. Parole assurde, insopportabili, blasfeme; parole che avrebbero ferito gli orecchi di un presbiteriano o di un quacchero, ma che non hanno fatto fare una piega ai cattolici, e specialmente agli esponenti della Chiesa, ai teologi alla Enzo Bianchi. I quali, del resto, sono perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda, per esempio quando dicono, parimenti bestemmiando, che Maria Vergine non deve essere sopravvalutata, perché è solo una ruota del carro. Si nota il medesimo stile di Bergoglio: uno stile che vuole provocare, nel senso peggiore del termine: cioè che vuole sfidare, con il massimo della rozzezza, da parte di chi parla, e che punta a causare il massimo del disagio e del turbamento in coloro che lo ascoltano.
Tutto bene, dunque, tutto normale? Vorremmo chiedere: può, il papa, parlare a questo modo; può esprimersi così, nel corso della omelia della santa Messa? Non c’è nessuno, attorno a lui, che lo possa consigliare, che lo possa correggere, che lo possa, almeno, trattenere dal parlare a braccio, risparmiando a se stesso e a noi tutti queste esternazioni penosissime, che sarebbero di sapore quasi dadaista o surrealista, se non fossero terribilmente serie, e perciò blasfeme?
No, non c’è nessuno; e ciò per due ragioni. La prima è che papa Francesco si è circondato non di consiglieri, ma di yes-men. La seconda è che i suoi collaboratori la pensano come lui; e che non si è trattato di un errore, di una svista, di una defaillance, ma di un nuovo tassello nella sua ben precisa strategia, di un’altra mossa nel disegno che sta portando avanti dal primo istante in cui è stato eletto.
La strategia di papa Francesco è questa: abituare i cattolici, un po’ alla volta, giorno dopo giorno, pazientemente, tenacemente, instancabilmente (è la tecnica della “rana bollita”: la si fa bollire a fuoco lento, così che non si accorga di essere arrostita viva, e quando se ne accorgerà, sarà ormai troppo tardi) all’apostasia; abituarli a non pensare, a non sentire più da cattolici, ma da eretici; abituarli a dimenticare la loro tradizione, la vera dottrina, la sana teologia, per salire sul carro dei tempi nuovi, gloriosi e misericordiosi, e totalmente anticristiani.
No, non è in buona fede colui che colleziona ogni settimana, quasi ogni giorno, sparate di questo tipo: quella di dire che Gesù si è fatto diavolo non è che l’ultima di una lunga serie, e domani ce ne sarà un’altra, forse ancor peggiore. Si tratta di abituare gli orecchi, la mente e il cuore dei credenti a non meravigliarsi più di niente, a non inquietarsi più di niente, a non scandalizzarsi di niente.
Ed è una strategia che funziona, tanto è vero che sta dando degli eccellenti risultati. Se i cattolici fossero ancora svegli e fedeli alla propria tradizione, sarebbero insorti, si sarebbero scandalizzati, avrebbero preteso chiarimenti, spiegazioni. Ci sarebbe stato almeno un po’ di rumore, almeno un minimo di dibattito sulla stampa cattolica, perfino in questo clima di unanimismo bulgaro; un filo di disagio, d’imbarazzo, di sconcerto, sarebbe trapelato, pur nel rispetto della vecchia massima che i panni sporchi vanno lavati in casa. Un papa non può dire, nel bel mezzo della santa Messa che Gesù si è fatto diavolo, come se niente fosse, e andare avanti per la sua strada, tranquillo e sicuro, anzi, sprezzante, con quel suo sorriso beffardo, come se dicesse: “Vi ho fatto ingoiare anche questa, vedete come è stato facile? Domani ve ne farò ingoiare un’altra, ancor più grossa”.
Siamo purtroppo convinti, assolutamente convinti, che simili sparate non sono frutto del caso, che non sono dovute solo a ignoranza e ingenuità, che non nascono dalla buona fede, e sia pure priva di prudenza e di discernimento; e ciò per una ragione molto semplice. Il concetto espresso nella frase: Gesù si è fatto diavolo, non è, “semplicemente” (si fa per dire), un concetto balordo, senza capo né coda, ma ha un significato ben preciso: è un concetto esoterico, gnostico-massonico.
Dire che Gesù si è fatto diavolo, equivale a dire che Dio non è solo il bene, ma anche il male. Ecco: a questo ci vuol preparare Bergoglio, a questo ci vorrebbe predisporre, indirizzare, piano, piano, un poco alla volta. Il Dio degli gnostici non è solo buono, ma anche malvagio: è l’una e l’altra cosa insieme, perché non è un dio trascendente e distinto dalla sua creazione, ma è, in ultima analisi, la creazione stessa. Il passo successivo sarà quello di lasciar cadere la maschera e dire chiaro e tondo che Dio non è nei cieli, così come a Bergoglio è bastato l’animo per dire che Dio non è cattolico; ma che, a ben guardare, Dio siamo noi.
Ecco, questa è la meta finale, questo è l’obiettivo ultimo: l’auto-deificazione dell’uomo. In piena dottrina gnostico-massonica, appunto. Altro che Madonne. E qui si capisce bene la sparata del falso padre Enzo Bianchi, che… “la Madonna è solo una ruota del carro”. Indelicatezza mista a qualcos’altro: l’introduzione, per adesso cauta e graduale, della dottrina gnostico-massonica. Quando tutti i muri saranno caduti e ci saranno solo ponti, come auspica il bravo Bergoglio. Strano che nessuno, o così pochi, abbiano riflettuto che, in un mondo senza muri e dove ci siano solamente ponti, tutto sarà uguale a tutto, e il cattolicesimo sparirà e si mescolerà in un unico calderone con il giudaismo, con l’islamismo, col buddismo, con l’induismo, con l’ateismo, con la massoneria, con la gnosi, con il New Age, e perché no?, anche con il satanismo. Visto che Gesù stesso si è fatto diavolo…
Perché meravigliarsi, perché arretrare davanti a simili conclusioni? Di eresia in eresia, vi è una logica ineccepibile, anche se eretica e blasfema. Del resto, la cosa sta passando molto più facilmente del previsto: forse nemmeno la massoneria ecclesiastica, che tanto ha brigato per costringere Benedetto XVI ad abdicare (e, quasi certamente, dopo aver fatto assassinare Giovanni Paolo I: non lo si dimentichi mai), in quel marzo del 2013, si sarebbe immaginata di poter procedere con tanta speditezza e disinvoltura nel trascinare la Chiesa cattolica verso l’apostasia generalizzata.
Forse qualche resistenza se la sarebbero aspettata, quei signori; almeno un minimo, almeno pro forma. Invece, a dar segno di vita e di preoccupazione, sono stati quasi soltanto i laici: Socci, De Mattei, Sandro Magister, Blondet; personalità molto diverse fra loro, da cui non verrà mai fuori un fronte comune. È stato facile, facilissimo: come affondare un coltello nel burro. Si vede che i tempi erano maturi, e che le fondamenta erano marce.
Oltre a questo, bisogna pur dire che papa Francesco è stato abile; dietro la sua estrema rozzezza, dietro la sua vistosa e arrogante ignoranza, si deve riconoscere che c’è un metodo, c’è una certo adeguamento dei mezzi al fine da raggiungere: dunque, che c’è una intelligenza non comune. Per trascinare la Chiesa nell’apostasia partendo dal suo vertice, ci vogliono doti d’intelligenza: non è un lavoro che si possa affidare al primo stupido e vanitoso che si offra per la bisogna e… Dio quanti ce ne sarebbero, pronti a mettersi in fila, pur di occupare quella tal poltrona!
L’abilità più grande di papa Francesco è stata quella di attirare, fin dall’inizio, tutta l’attenzione su di sé, sulla sua persona, sulla sua “semplicità”, sulla sua “umiltà”, sul suo stile sobrio, misericordioso e, soprattutto, “francescano” (anche se lui non è affatto francescano, né d’abito, né di spirito; è invece un gesuita nel più puro stile di una volta, tanto per l’uno che per l’altro aspetto). Intendiamoci: non ha inventato nulla. Si è limitato a riprendere lo stile inaugurato da Giovanni Paolo II, quello del bagno di folla sempre più teatrale, accentuandolo ulteriormente, caricandolo fino al limite della spettacolarità e della facondia, esasperandolo. Dopo aver fatto di se stesso una star, ha reso credibile, anzi, aprioristicamente bello e buono, tutto ciò che avrebbe poi detto e fatto.
La gente, ubriacata dal culto della personalità, in una misura che nessun leader del passato, anche profano, aveva mai coltivato e raggiunto, si è letteralmente dimenticata della dottrina cattolica. La dottrina è roba vecchia, per topi da biblioteca; non interessa più a nessuno. Quel che conta è la misericordia, l’essere con la gente, ergersi a difensore degli ultimi; chi possiede tali caratteristiche, può dire e fare tutto ciò che vuole: nessuno gliene domanderà conto. Al contrario, gli applausi arriveranno quasi prima che abbia potuto aprire bocca: basterà l’atto di dischiudere le labbra.
Così, mentre le folle vanno in estasi per le tournée di papa Francesco, tutto semplicità, bontà e misericordia, nessuno pare accorgersi di tanti, troppi particolari strani, inquietanti: perché il sommo pontefice non s’inginocchia mai, specie davanti al Santissimo? O meglio: perché s‘inginocchia, con molto fervore, solo per lavare e per baciare i piedi ai musulmani, o per celebrare messa (ma che messa?) con qualche setta protestante? Perché ha commissariato i francescani dell’Immacolata? Perché non ha mai risposto ai dubia dei quattro cardinali Burke, Caffarra, Brandmüller e Meisner? Perché non vuole che si adoperi l’espressione “terrorismo islamico”? Perché ordina ai cattolici italiani ed europei di accogliere illimitatamente i falsi profughi dell’islam? Perché ha autorizzato i musulmani a pregare in chiesa Allah, profanando la santa Messa?
Perché non ha mai dato alcun appoggio, non ha mai mostrato la minima simpatia per i movimenti cattolici sorti spontaneamente a difesa delle famiglie, contro l’imposizione della ideologia gender? Perché si è immischiato, entrandovi a gamba tesa, nelle elezioni politiche di uno Stato sovrano, e si è messo a polemizzare fin da subito con il presidente eletto, Donald Trump? E perché ne spara una al giorno, in fatto di dottrina cattolica, scandalizzando le anime, lui che dovrebbe essere il loro pastore attento e premuroso? È così che ottempera al comando di Gesù a san Pietro: Pasci le mie pecorelle? Già una volta aveva bestemmiato: “Gesù si è fatto come un serpente, brutto che fa schifo”; e un’altra volta: “La Via Crucis è la storia del fallimento di Dio”.
No, non sono incidenti, questi: è una precisa strategia…
Articolo di Francesco Lamendola
Ma questo vuol dire “guardare al dito che indica, piuttosto che alla Luna”! Per quanto riguarda il “dito”, quello che le possiamo dire è che ciò che facciamo è semplicemente pubblicare articoli di autori intelligenti, coerenti e che sappiano fare analisi sensate. I punti di vista quindi sono vari, così come gli argomenti trattati. Non si tratta di incoerenza ma di volontà di accogliere una pluralità di informazioni. Per quanto riguarda la “Luna”, beh… un papa che si permette di bestemmiare Gesù… c’è qualcosa da aggiungere? Se non ci allarmiamo di questo, dell’enormità di questo paradosso, non so proprio cosa dire, vuol dire che sono ormai in grado di farci digerire proprio tutto. E questo grazie anche a persone che come lei si scandalizzano dell’incoerenza di un sito web piuttosto che di quella di un papa!
L’articolo preso dal sito del vaticano che parla del l’omelia fatta dal Papa è la seguente w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2017/documents/papa-francesco-cotidie_20170404_nel-segno-della-croce.html
Lì si capisce benissimo.
Mi sorprende che proprio chi parla di approfondire le conoscenze metà-fisiche non sappia cogliere la profonda visione di Gesù. Lui dice “quando innalzerete il Figlio dell’uomo” otterrete la salvezza, proprio come col serpente di bronzo…..
Già nell’incarnazione c’è il peccato…
È attraverso la “destrutturazione” delle verità precostituite, che durano da millenni a causa di una cultura cattolica e occidentale basata sul “credi e non pensare”, che si può osare di crescere, gettati nell’oceano come iniziati!!!
E Luce sia ⭐️
In verità anche se il cattolicesimo non è cridtianesimo devo affermare che Gesù si è fatto peccato per redimere il mondo ma non è diventato diavolo anzi attraverso la croce ha sconfitto il diavoloEbrei 9;28 Galati 3;13 1Pietro 2; 22
Il card. Biffi: «Gesù si è fatto serpente». Ora Socci scomunicherà anche lui?
Calendar 10 aprile 2017
bergoglio diavoloLa nuova trovata del giornalista di Libero, Antonio Socci, è aver dato del bestemmiatore a Papa Francesco dopo alcune parole pronunciate in una omelia durante la messa mattutina a Santa Marta.
E’ curioso che a definire così il Pontefice sia il giornalista che si guardò bene dal prendere posizione contro la famosa bestemmia pubblica del (suo) Cavalier Berlusconi, nel 2010.
E’ rimasto invece scandalizzato per questa profonda riflessione del Santo Padre a commento del brano biblico sul serpente di Mosé: «Gesù si è “fatto serpente”, Gesù si “è fatto peccato” e ha preso su di sé le sporcizie tutte dell’umanità, le sporcizie tutte del peccato. E si è “fatto peccato”, si è fatto innalzare perché tutta la gente lo guardasse, la gente ferita dal peccato, noi. Questo è il mistero della croce e lo dice Paolo: “Si è fatto peccato” e ha preso l’apparenza del padre del peccato, del serpente astuto». Il Papa ha quindi chiesto memoria «di colui che si è fatto peccato, che si è fatto diavolo, serpente, per noi; si è abbassato fino ad annientarsi totalmente. Ognuno di noi oggi guardi il crocifisso, guardi questo Dio che si è fatto peccato perché noi non moriamo nei nostri peccati e risponda a queste domande che io vi ho suggerito».
Dopo averlo massacrato in prima pagina chiamandolo blasfemo e «ignorante teologico», ha approfittato per rinnovare il suo pippone mistico sulle profezie catastrofiche che riguarderebbero la Chiesa cattolica. Lo stesso di due, tre, quattro anni fa. Lo stesso che ripeterà fra dieci anni, quando forse si sarà separato completamente dal cattolicesimo.
Qui sotto il video alla omelia di Papa Francesco
Eppure il compianto arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi, molto amato suo malgrado dai tradizionalisti, pronunciò parole molto simili a quelle di Francesco commentando lo stesso brano biblico, senza mai ricevere lo stesso trattamento che oggi subisce il Papa. Il 17 settembre 2000 il card. Biffi disse infatti: «Dice la Sacra Scrittura: “quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame restava in vita” (Nm 21,9). Ebbene, dice Gesù, quel serpente sono io: quel serpente è la figura anticipata di quanto sarebbe avvenuto sul Golgota». Se Francesco è stato definito «gnostico» da Socci, perché Biffi rimane impunito?
D’altra parte, è San Paolo prima di tutti che afferma nella Scrittura: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2 Cor. 5,18-21). Nella lettera ai Galati definisce Gesù addirittura una “maledizione”: «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi» (Gal 3,13). Dio fece Gesù peccato? Cristo divenuto maledizione? I farisei odierni avrebbero ributtato il povero Paolo di Tarso giù da cavallo una seconda volta.
Oltretutto già un anno fa Papa Francesco citò le stesse parole di Paolo, spiegandole con le stesse espressioni usate oggi: «San Paolo dice che Gesù svuotò se stesso, umiliò se stesso, si annientò per salvarci. È più forte ancora: “Si è fatto peccato”. Usando questo simbolo si è fatto serpente. Questo è il messaggio profetico di queste Letture di oggi. Il Figlio dell’uomo, che come un serpente, “fatto peccato”, viene innalzato per salvarci». Anche il teologo padre Angelo Bellon, conferma: «Dio ha trattato Gesù Cristo come se fosse stato il più grande peccatore di questo mondo. Anzi come se avesse compiuto tutti i peccati degli uomini». Un diavolo, per l’appunto, o serpente, come ricordato dal card. Biffi. Sono ossimori usati da sempre per far percepire la sproporzione di un Dio che non si vergogna di immergersi nella limitatezza umana e, grazie a questo invischiarsi nei peccati dell’uomo, salva l’uomo dagli stessi. Per sempre.
Non c’è mai stato un Papa che ha bestemmiato, ha scritto il giornalista toscano. Gli ha risposto il vaticanista Andrea Tornielli, ricordando che anche Giovanni Paolo II sottolineò lo stesso paradosso: «L’analogia colpisce ancora di più», commentò Wojtyla, «se consideriamo che la salvezza della morte fisica, provocata dal veleno dei serpenti nel deserto, avviene attraverso un serpente. La salvezza dalla morte spirituale – la morte che è il peccato e che fu causata dall’uomo – avviene attraverso un Uomo, attraverso, il Figlio dell’uomo “innalzato” sulla croce».
«Non ci sono parole», commentava pochi mesi l’Associazione Papaboys rispetto alla quotidiana creatività di Antonio Socci, «solamente la consapevolezza che c’è bisogno di uno psichiatra bravo, ma molto bravo per uno dei più accaniti e violenti sostenitori della “crociata” disumana contro Papa Francesco». Lo psichiatra no, certamente tanto calore umano da parte delle persone che gli sono vicine, per un uomo in crisi esistenziale che sta facendo tanto male a molti cattolici che ancora in lui credono. E ogni giorno si trovano sempre più confusi e lontani dalla comunione ecclesiale.
AGGIORNAMENTO 11/04/17
Su Aleteia.it, Giovanni Marcotullio ha ben affrontato la questione dal punto di vista teologico, spiegando perché le critiche a Francesco sono pretestuose e sterili, seppur possano servire per approfondimenti fruttuosi.
E se invece volessero dire che Gesù si è fatto satana intendendo i peccati che la gente di questo tempo commette? Voglio dire che fintanto Gesù deve ripoortsre a Dio le sue creature che non credono più all’anima che deve raggiungere Dio candida è un conto, ma se deve togliere di fatto la lordura è un altro fatto! Del resto dio si è fatto uomo, e siamo noi, noi siamo il diavolo e allora se questo è il concetto di Dio in terra, Gesù figlio, anche noi siamo figli, fratelli di Gesù, in questo tempo siamo più diavoli che angeli. Gesù è noi e noi siamo Gesù. Cattivi come siamo.. Siamo il diavolo!
Cristo e AntiCristo sono la stessa persona….La seconda venuta di Cristo in realta’ e la venuta dell’Anticristo…
Un Dio incarnato solamente santo non ha nessun effetto nel mondo…La Dualita’ e’ nel cosmo,e’ in Dio…..
Che cosa significano queste parole “Gesù si è fatto peccato”
1. l’affermazione di trova in 2 Cor 5,21: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
E sta a significare che Dio ha trattato Gesù Cristo come se fosse stato il più grande peccatore di questo mondo. Anzi come se avesse compiuto tutti i peccati degli uomini.
Pertanto come se fosse il peccato in persona.
E proprio per questo sulla croce Gesù ha espiato al posto di tutti noi: “perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
2. Quest’espressione di san Paolo è particolarmente potente e sta a ricordare che Cristo ha compiuto una perfetta espiazione o soddisfazione dei nostri peccati.
L’ha potuta compiere per la perfetta solidarietà che egli ha voluto avere con tutto il genere umano.
I teologi, ma anche il magistero della Chiesa, danno a quest’espiazione un nome particolare. La chiamano soddisfazione vicaria, e cioè fatta al posto nostro.
3. Questo concetto non è presente solo in San Paolo. Lo si trova già nell’Antico Testamento. In Isaia si legge: “Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti” (Is 53,6).
Il beato Padre Girotti, martire domenicano e insigne biblista, commenta: “L’innocente è stato punito al posto del colpevole perché il colpevole diventasse innocente”.
4. Lo si trova anche in san Pietro: “Egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.” (1 Pt 2,22.24).
Gesù non commise alcun peccato né nelle opere né nelle parole. Ma ha portato, e cioè ha espiato, nel suo corpo tutti i nostri peccati perché noi potessimo possedere la vita divina.
5. Questo concetto è ripreso da san Tommaso il quale afferma che “Cristo accettando la passione per carità e per obbedienza offrì a Dio un bene superiore a quello richiesto per compensare tutte le offese del genere umano.
Primo, per la grandezza della carità con la quale volle soffrire.
Secondo, per la nobiltà della sua vita, che era la vita dell’uomo Dio, e che egli offriva come soddisfazione.
Terzo, per l’universalità delle sue sofferenze e per la grandezza dei dolori accettati, di cui sopra abbiamo parlato.
Perciò la passione di Cristo non solo fu sufficiente per i peccati del genere umano, ma addirittura sovrabbondante, secondo le parole di S. Giovanni: “Egli è propiziazione per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Gv 2,2)” (Somma teologica, III, 48, 2).
6. Abbiamo molti motivi per amare Gesù Cristo.
Ma questo, di essersi sostituito – Lui innocente – al posto nostro per espiare i peccati e guadagnarci la vita divina,è l’immenso suo dono d’amore. Studiate la Bibbia!
Le 6 motivazioni riportate giustificano pienamente il senso delle parole del Papa, un uomo ammirevole che cerca di spezzare le folli nostalgie per anatemi e guerre di religione invitando e valorizzare ciò che può unire la devozione e la ricerca del divino anziché alimentare odi millenari che hanno portato solo morte e distruzione
A partire dal nome. ” NN chiamerete nessuno PADRE, perche’ uno solo e’ il Padre Vostro che sta’ nei cieli”. Senza contare tutti gli altri appellativi blasfemi che si tramandano da sempre. Santo ? Buono ? pastore ? Vicario di Cristo ? Ormai e’ anche inutile elencare tutte le apostasie, sono talmente tante e varie che oggi sono parte del credo per la maggior parte dei Fedeli. Ci sono pero’ anche quei pochi che vedono e capiscono quello che sta’ accadendo nel mondo. Il Cristiano nn ha niente a che fare con il cattolicesimo, una setta gnostica ormai sempre piu’ palese e sfrontata, la massoneria e i gesuiti sono la stessa cosa, Vergogna infinita sara’ riservata loro assieme a tutti i seguaci che pur sapendo nn si pentiranno. Il problema e’ molto piu’ ampio della semplice divergenza d’ opinione all’interno del clero. Tutto il sistema e’ sbagliato, marcio, malefico , ed e’ solo il principio di quello che verra’. Basta leggere la Bibbia e fidarsi della parola di Nostro Signore, nn di uomini presuntuosi ed arroganti che si fanno dio. Questo e’ spiegato bene e piu’ volte durante tutto l’arco temporale delle scritture. La massoneria ha deviato la fede di moltissimi, inducendoli a falsi dei e regine del cielo, tutti aspetti dell’angelo caduto. Tutte le religioni tranne il Cristianesimo, hanno in comune l’odio per Gesu’, cercano in tutti in modi di denigrarlo, abbassarlo, cancellarlo, cambiargli nome, rappresentarlo fisicamente come lui stesso disse di nn dover essere, ( capelli lunghi ) Bergoglio e’ un massone di alto grado come del resto ogni papa tranne qualcuno durato pochissimo.