Antropocentrismo, ovvero, quale diritto abbiamo sulla vita degli Animali?
di Franco Libero Manco
Una delle più grandi presunzioni umane, sicuramente è quella di credere che la nostra specie sia al centro della creazione, col diritto di disporre della vita degli altri otto milioni e settecento mila specie animali esistenti sul pianeta, che è come credere che la goccia sia l’oceano o il granello di sabbia il deserto.
Allo stesso modo del bambino che ha i suoi sacrosanti diritti senza che abbia dei doveri, molti di noi credono sia doveroso accordare agli animali dei diritti, senza pretendere da loro dei doveri, per il fatto che l’umanità inevitabilmente interagisce con loro, dipende in parte da loro e per il fatto che si crede più evoluta.
Nessuna specie vive isolata; ognuna interagisce in modo più o meno invadente nei confronti delle altre specie con cui viene in contatto. Il problema nasce quando una specie agisce in modo devastante nei confronti delle altre, fino a schiavizzarle, torturarle e, spesso, portarle all’estinzione.
Il quesito è: se l’uomo è da considerare un animale come gli altri, perché non dovrebbe comportarsi come il leone che uccide la gazzella o come il lupo che mangia la pecora? Tuttavia, l’essere umano non può comportarsi come gli animali predatori col diritto di depredare e sterminare tutto ciò che non gli assomiglia fisicamente e, nel contempo, considerarsi un essere evoluto; non può considerarsi un essere civile, dotato di etica e di raziocinio e comportarsi come gli uomini delle caverne. Il problema è che un’azione malvagia non può essere considerata esecrabile a seconda della vittima, benedetta e auspicata se le vittime sono gli animali, condannabile se comminata a danno degli umani.
Se l’essere umano interagisce con le altre specie, il diritto al rispetto, alla libertà e alla vita non può limitarlo a se stesso. L’azione violenta verso un animale da parte dell’essere umano, lo rende peggiore sul piano della sensibilità, della giustizia, della valorizzazione del diverso e lo invita a giustificare l’idea della supremazia del forte sul debole: questo non succede tra gli altri animali.
La storia umana gronda sangue. C’è qualcosa di mostruoso nell’indole dell’uomo, che pur essendo sprovvisto anatomicamente di qualunque arma naturale atta all’offesa o alla difesa (artigli, zanne, zoccoli, corna, becco ecc.) compie da millenni azioni criminali rivolte all’annientamento dei suoi stessi simili; cosa che non avviene tra gli animali.
Se per assurdo la terra fosse invasa da extraterrestri con facoltà superiori alle nostre, non sarebbe certo la loro superiorità tecnica, scientifica o cognitiva a decretare il loro diritto a privarci della libertà e della vita. Gli esseri umani, rispetto agli animali, hanno forse maggiori capacità organizzative, maggiore raziocinio, maggiore furbizia, ma non per questo gli umani possano arrogarsi il diritto di sterminarli.
Esiste un antropocentrismo “nero” ed uno “bianco”. Quello nero è quello per cui l’essere umano, in virtù di migliori capacità organizzative, considera privi di valore gli altri esseri viventi e li utilizza a suo vantaggio. L’accusa imperdonabile del comportamento umano nasce quando una prerogativa diventa arma a danno del più debole, mentre la vera intelligenza e la vera saggezza, vorrebbero (come il fratello maggiore verso il minore) che il più dotato aiutasse, tutelasse, proteggesse il più debole.
L’antropocentrismo bianco è quello dell’uomo finalmente responsabile dell’interdipendenza tra tutti gli esseri viventi; consapevole della benefica legge della compassione, del “non fare ad altri ciò che non si vorrebbe per se stessi” e pone le sue prerogative al servizio della vita, della vera civiltà e della giustizia, per aiutare gli altri esseri sulla via della loro evoluzione; questa è la condizione imprescindibile per la realizzazione di un mondo in pace tra gli umani e il resto della creazione.
Sarebbe semplice dire che la violenza sugli animali da parte dell’uomo è un fatto semplicemente ingiusto e come tale deprecabile. Ma gli umani obiettano dicendo che ciò che è giusto per una persona, per un popolo o per una specie, può non esserlo per un’altra. Io dico che la violenza sugli animali è il maggiore impedimento all’edificazione di una società migliore dell’attuale, finalmente libera delle ingiustizie, dalla miseria, dalla malattia, dal dolore, dalla distruzione dell’ambiente, dallo spreco di risorse umane, economiche ed ambientali.
L’etica universale, del rispetto per ogni forma di vita, ed il superamento della visione antropocentrica, può portare solo vantaggi all’uomo e al suo contesto naturale. In sostanza, l’uccisione di un animale da parte dell’uomo, equivale al disprezzo di ciò che l’animale è e rappresenta: semplicità, umiltà, bellezza, coraggio, potenza…
Ma questa non è solo una visione utilitaristica, come quella del filosofo australiano Peter Singer, che auspica il rispetto per gli animali in virtù della loro capacità di soffrire, anche se questo sarebbe di gran lunga sufficiente. Il rispetto per l’animale da parte dell’uomo, lo impone la legge della Vita, la parentela biologica che ci lega a loro e ci accomuna nelle stesse esigenze vitali. Gli animali non sono cose da utilizzare, o da mangiare, ma nostri fratelli, differenti da noi solo nella forma fisica, e non può essere la diversità anatomica ad autorizzare l’uomo a fare a pezzi un povero animale, solo perché diverso nella forma.
Per quale assurdo motivo il cervello di un cane ha meno valore di quello di un uomo, al punto da poterlo annientare? Per quale assurdo motivo gli occhi di un cavallo, di un maiale o di un coniglio hanno meno valore di quelli di un essere umano ? Per quale assurdo motivo il cuore, il fegato, i polmoni, la gamba di un essere umano hanno valore incommensurabile, mentre il cuore, il fegato, i polmoni, la gamba di un animale sono privi di valore, al punto che ce li cuciniamo e mangiamo? Come può il corpo essere il tempio dello spirito, se lo riempiamo di cadaveri di altri esserei viventi? Ma questo sembra che anche molti preti cattolici non riescano proprio a capirlo.
Non v’è orrore paragonabile all’uccidere un animale e poi mangiarne il cadavere… il cadavere magari di un agnellino, di un vitello, di un maialino, di un coniglio, che magari è addirittura cresciuto e ha giocato con i nostri figli. Non v’è aberrazione peggiore dell’idea di far nascere in gabbia o in catene, col solo scopo di uccidere – magari alla presenza dei loro sventurati compagni e fratelli – creature fatte come noi; negando loro la libertà, la luce del sole, l’erba dei prati, l’acqua dei ruscelli, il contatto con la loro madre.
Un’umanità capace di concepire e convivere con il sistematico massacro di milioni di animali al giorno; un’umanità incapace di dar valore alla vita e alla sofferenza di esseri indifesi e in balia della forza tirannica dell’uomo, preclude a se stessa la redenzione e la possibilità di essere salvata.
I nostri detrattori dicono: “L’animale è animale, mentre noi siamo esseri umani”. Ma che cosa differenzia l’uomo dall’animale, dal momento che non vi è qualità nell’uomo che non sia presente, a vari livelli, anche nell’animale? Ci dicono, “L’essere umano a differenza dell’animale ha un’anima”. Ma nessuno è in grado di dimostrare l’esistenza dell’anima: sarebbe come voler dimostrare l’esistenza del paradiso o dell’inferno. Noi diciamo che l’anima è una realtà comune a tutti gli esseri viventi!
Articolo di Franco Libero Manco
Fonte: https://oasisana.com/2019/01/23/antropocentrismo-ovvero-quale-diritto-sulla-vita-degli-animali/
Non abbiamo nessun diritto sulla vita altrui, sia umana che animale, ma non dimentichiamo che porre l’uomo sul piedistallo al centro del Creato, furono le religioni nate con lo scopo di impossessarsi delle coscienze umane a scopo di interesse.
Io cosa posso dire, dare da mangiare a una 50ina di gatti con la sola forza della pensione mia e di mio marito. Dal 2008 pago un affitto di una casa in campagna dove dimorano tutti e non è nemmeno poco 250€ al mese. Questi ultimi anni si è resa disponibile ad aiutarci mia figlia altrimenti non ce l’avremmo fatta, inoltre si sono aggiunti due cagnoni che anonimi ce li hanno parcheggiati. Avremmo solo bisogno che qualcuno ci sostenesse col mangiare… ma di anime caritatevoli non ce ne sono.