Uso e interpretazione dei Sogni presso i Popoli Indigeni e nel Core-Sciamanismo
Dott.ssa Lorenza Menegoni
Per i popoli sciamanici i sogni sono comunicazioni con il mondo spirituale. Attraverso i sogni, spiriti, divinità, antenati o altre entità, possono intervenire nella vita umana per trasmettere informazioni e orientarne la condotta.
Certi sogni conferiscono potere spirituale alla persona per se stessa o per aiutare e guarire gli altri; altri possono dare indicazioni su un’azione da intraprendere o da evitare; alcuni hanno un valore positivo per la persona, mentre altri possono rappresentare delle interferenze non desiderate da parte di entità “problematiche”, per esempio i defunti in certe culture.
Certi sogni possono essere interpretati facilmente, mentre altri richiedono un processo di interpretazione più complesso per il quale si deve ricorrere a un divinatore esperto. I sogni hanno quindi un ruolo molto importante e una influenza pervasiva sulla vita dei popoli nativi. Generalmente non rappresentano un fatto privato, ma estendono la loro influenza a tutte le relazioni sociali della persona. Hanno perciò una dimensione collettiva che è generalmente assente nei sogni degli occidentali. In alcune società, la pratica del “sognare assieme” serve a riaffermare la storia, la cultura e i costumi del gruppo.
Non solo gli spiriti possono comunicare con gli esseri umani attraverso i sogni, ma attraverso il sogno l’anima di un individuo può compiere delle “incursioni” nel mondo degli spiriti. Secondo una concezione diffusa presso molti popoli indigeni, i sogni rappresentano delle esperienze reali dell’anima che può lasciare il corpo durante il sonno per viaggiare in altri mondi.
Tutto ciò che l’anima sperimenta in questi viaggi notturni si riflette poi sulla vita diurna della persona, nel bene e nel male; per esempio, gli incontri con entità pericolose possono risultare in una malattia. A seguito dei lavori dello studioso scandinavo Åke Hultkrantz, è diventato di uso corrente in antropologia chiamare “anima libera”, o “anima del sogno”, quella parte del sé che può lasciare il corpo durante il sonno e viaggiare liberamente in altre dimensioni. Oltre a questo tipo di anima, molti popoli indigeni riconoscono altri tipi di anima preposti alla preservazione del corpo, mentre l’anima libera si allontana (spesso raggruppati sotto il termine generico di “anima-corpo” o “anima-soffio”).
Si è scritto a volte in passato che i popoli indigeni confondono sogno e realtà. Un esame più attento dimostra che i nativi distinguono chiaramente le due cose ma, come si è accennato sopra, per molti di loro la vita diurna può rappresentare una continuazione o, per dire meglio, una attualizzazione delle esperienze avute in un sogno; c’è un continuo rimando e un intreccio tra sogno e realtà, anche se le due cose rimangono distinte.
Questo ruolo dei sogni è ben illustrato dal caso dei “Senoi” della Malesia, come racconta l’antropologo Kilton Stewart, che visitò quel popolo nel 1935. Al mattino, appena svegli, i membri della famiglia condividevano i loro sogni e ne analizzavano i messaggi. Se, ad esempio, un bambino aveva sognato di cadere in un burrone, lo si invitava a sognare di volare la notte successiva; se era stato spaventato da una tigre, lo si invitava a ri-sognare la tigre, domarla e rendersela amica. In altre parole, si lavorava con i sogni per scoprirne i significati più ampi e trasformarli in una esperienza di potenziamento personale. I sogni migliori erano quelli in cui si riceveva un dono, che si cercava poi di riprodurre attraverso un dipinto, una statuetta di legno, un canto o una danza. I canti e le danze del sogno venivano condivisi non solo con la comunità, ma anche con i villaggi vicini per rafforzare i reciproci legami di amicizia.
Anche gli “Irochesi” del Nord-est degli Stati Uniti erano famosi per l’importanza che attribuivano ai sogni. Veneravano i sogni come qualcosa di divino e li consideravano un’espressione dei desideri dell’anima, che dovevano essere ascoltati e realizzati. Una delle loro maggiori preoccupazioni erano i “cattivi sogni” o incubi. Durante i loro “Festival dei Sogni”, i “cattivi sogni” venivano messi in scena con l’aiuto di amici e parenti, allo scopo di limitarne le conseguenze o rovesciarne l’esito. Ad esempio, se un guerriero aveva sognato di essere catturato, torturato e ucciso, quell’evento veniva rappresentato in maniera più blanda per impedire che si realizzasse.
I popoli indigeni dimostrano una certa complessità nelle loro teorie dei sogni, generalmente legate alle loro concezioni altrettanto complesse dell’anima e alla loro cosmologia. Oltre ai sogni notturni, i nativi riconoscono altri tipi di sogno o di esperienze simili al sogno, che possono avvenire in stato di veglia. Per esempio, i “Mohave” della valle del Basso Fiume Colorado (al confine tra l’Arizona e la California del Sud), avevano una pratica che chiamavano il “sognare collettivo”. In certe occasioni, gli sciamani dei Mohave si riunivano per “sognare assieme” e raccontare con il canto la creazione del mondo da parte del loro creatore Mustambo.
Gli “Shavante” del Brasile centrale, pure sognavano assieme la creazione del mondo che cantavano durante le loro danze in cerchio. Ben noto è il “Tempo del Sogno” degli Aborigeni australiani, un concetto chiave di quella cultura. In parole molto semplici, il Tempo del Sogno è il passato mitico in cui gli Esseri Primordiali hanno creato i vari elementi del paesaggio, ma è un tempo che continua a esistere in una dimensione parallela alla realtà ordinaria. Attraverso degli stati di sogno, per certi aspetti più vicini al viaggio sciamanico, gli sciamani aborigeni possono rientrare in quel tempo e contattare gli Esseri Primordiali per conoscere i misteri del mondo.
Purtroppo nella letteratura etnografica, soprattutto del passato, si parla indistintamente di “sogni” per descrivere esperienze che, pur apparentate, in realtà sono diverse, quali: il sogno notturno, il sogno da svegli, le visioni, gli stati di trance e il viaggio sciamanico. Inoltre, non si è prestata sufficiente attenzione al contesto culturale più ampio che fa da cornice e conferisce significato ai sogni, cioè al fatto che le diverse culture possono attribuire significati totalmente opposti a un sogno che in apparenza ha lo stesso contenuto.
Per esempio, tra gli “Hopi” e altri popoli “Pueblo” del Sud- ovest degli Stati Uniti, sognare i morti è considerato pericoloso. La persona che ha questo tipo di sogno deve sottoporsi immediatamente a una purificazione; se il sogno si ripete, deve essere iniziata in una delle locali “società di medicina” per curarsi. Per i “Maya Quichè” del Guatemala, invece, sognare i morti è una cosa positiva, in quanto attraverso di essi i defunti possono trasmettere informazioni importanti per la vita della persona. Se queste comunicazioni sono incomplete, la persona deve ri-sognare il sogno per portarlo a compimento e avere così una visione più chiara delle azioni da intraprendere.
Questi casi, tratti da società che sono state definite “culture dei sogni” dagli antropologi, sono solo alcuni esempi della ricchezza e vastità dell’argomento, come pure della difficoltà a formulare delle generalizzazioni valide per tutte le culture. Nel suo articolo “La Teoria dei Sogni nel Core Sciamanismo”, Michael Harner ha cercato di sintetizzare gli elementi comuni alle teorie dei sogni delle diverse culture sciamaniche, per formulare una serie di principi più universali (l’articolo è reperibile su www.sciamani.it, sito italiano della Foundation for Shamanic Studies di M. Harner), Qui vengono presentati solo i concetti fondamentali.
In breve, il core-sciamanismo (core shamanism) è l’approccio transculturale sviluppato dall’antropologo americano Michael Harner, fondatore della FSS, per rendere lo sciamanismo accessibile agli occidentali. Rappresenta la reinterpretazione e sintesi delle pratiche sciamaniche fondamentali presenti nelle diverse tradizioni sciamaniche. Suo elemento chiave è il viaggio sciamanico, un’esperienza di visione che si realizza in uno stato alterato di coscienza indotto dal suono ritmato del tamburo. Attraverso il viaggio, lo sciamano accede a un universo nascosto dove incontra degli spiriti aiutanti (animali di potere, maestri spirituali, antenati, divinità, ecc.) che gli trasmettono conoscenze e poteri terapeutici.
Il cosmo spirituale dello sciamano, presenta ovunque una struttura tripartita: include il Mondo di Mezzo (il nostro mondo) e i cosiddetti Mondi di Sopra e di Sotto, mondi puramente spirituali, dove dimorano gli spiriti aiutanti dello sciamano. Diversamente da questi due mondi, il Mondo di Mezzo ha sia un aspetto fisico-ordinario che un aspetto spirituale, quello in cui si incontrano per esempio gli spiriti della natura, ma anche anime defunte che non hanno ancora trasceso la realtà terrena.
Caratteristica dello sciamanismo è la centralità attribuita alla dimensione spirituale, sia per quanto riguarda la concezione della realtà (come dicono gli sciamani siberiani, “Tutto ciò che esiste è vivo”), che per quanto riguarda la concezione della malattia. La guarigione sciamanica ha due aspetti fondamentali: reintegrare alla persona il potere benefico e vitale (recupero dell’animale di potere o di parti perdute dell’anima); rimuovere o allontanare dalla persona le energie estranee che possono provocare malattie fisiche o psichiche.
La “Teoria dei Sogni” di Michael Harner deriva dai principi del core-sciamanismo e, come lo sciamanismo indigeno, vede i sogni come una via di accesso al mondo spirituale. Il suo principio fondamentale sostiene che “gli spiriti producono sogni”, e questi spiriti possono essere l’anima della persona o i suoi spiriti aiutanti, ma anche spiriti non-aiutanti (in particolare, anime defunte rimaste bloccate nel Mondo di Mezzo). La teoria non impiega concetti psicologici, ma allo stesso tempo non afferma che tutti i sogni sono prodotti dagli spiriti, e non entra quindi in conflitto con altri approcci al sognare. Come lo sciamanismo indigeno, vede i sogni come un mezzo attraverso il quale gli spiriti aiutanti ci inviano messaggi, ammonimenti e altre indicazioni utili per la nostra vita.
Particolare importanza rivestono i Grandi Sogni, ben conosciuti in tutte le culture sciamaniche, cioè i sogni attraverso i quali gli spiriti ci conferiscono “potere personale” (sempre inteso come “potere spirituale”). Anche l’anima della persona può produrre sogni, ma diversamente dagli spiriti aiutanti che attraverso i sogni vengono da noi nel nostro mondo, generalmente l’anima non viaggia al di fuori di esso. Nella concezione di Harner, i sogni avvengono soprattutto nel Mondo di Mezzo, perché questo rappresenta la nostra realtà spirituale o, per così dire, la “sfera” in cui si esprime la nostra anima, in quanto essenza incarnata qui sulla terra.
I sogni rappresentano quindi un’esperienza diversa dal viaggio sciamanico, dove ci si muove entro una cosmologia ben definita, che vede il Mondo di Sopra e di Sotto quale sede degli spiriti compassionevoli evoluti che hanno trasceso il Mondo di Mezzo e le sue limitazioni (sia gli animali di potere che i maestri spirituali in forma umana). Diversamente dai sogni (notturni), che accadono per lo più spontaneamente e sui quali non abbiamo spesso alcun controllo, il viaggio sciamanico è sempre intenzionale e rivolto a contattare certi spiriti allo scopo di ottenere consiglio e aiuto per se stessi e per gli altri.
Nella parte più etnografica di questo articolo, ho accennato alle opposte interpretazioni dei sogni sui defunti degli Hopi e dei Quichè. Anche riguardo questo tipo di sogni, la teoria di Harner offre degli utili chiarimenti. Il core-sciamanismo distingue tra i defunti che hanno trasceso il Mondo di Mezzo e quelli che vi sono rimasti volontariamente, in modo temporaneo o permanente, per aiutare i loro discendenti; tutti questi spiriti, spesso definiti come gli “Antenati”, possono utilizzare i sogni per trasmettere dei messaggi utili alle loro famiglie. Per una varietà di cause, tuttavia, altre anime defunte rimangono intrappolate nel Mondo di Mezzo, ancora legate alle circostanze dolorose della loro vita e della loro morte; sono esseri sofferenti perché in questa realtà non possono evolvere. Questi spiriti sofferenti possono intrudere nei sogni delle persone e causare “cattivi sogni” in cui le loro memorie si mescolano con il sogno della persona.
Parallelamente alla sua Teoria dei sogni, Harner ha sviluppato un nuovo seminario avanzato, intitolato “Il Lavoro Sciamanico con i Sogni”, per tradurre questi principi in esercizi e pratiche che gli occidentali possono utilizzare per imparare a lavorare sciamanicamente con i sogni. Nel loro insieme, i vari esercizi e le diverse pratiche rappresentano delle modalità importanti per esplorare i sogni dal punto di vista sciamanico e delle opportunità per applicare questa conoscenza alla nostra vita.
Articolo della Dott.ssa Lorenza Menegoni – pubblicato sulla rivista online FlashMagazine, giugno 2015, www.flashmagazineonline.it.
Uno psichiatra mi ha detto che gli indigeni hanno problemi psichici perche hanno pensieri fuori dalla norma che dovrebbero prendere psicofarmaci sono veramente orribili le cose che ha detto