Alla ricerca della Verità: operare delle Scelte che non siano frutto del Condizionamento
di Luca Bonmartini
Dopo esserci informati, aver aperto la nostra mente nei confronti del pensiero altrui, dopo aver sondato ogni punto di vista sull’esistenza accessibile in quel momento, potremo anche rimanere nelle nostre solite abitudini, se è ciò che desideriamo, ma le sceglieremo per la seconda volta. Forse con un po’ di consapevolezza in più.
Internet è una fonte inesauribile di informazioni, in una forma che fino a qualche decennio fa sarebbe stata impensabile o frutto della mente di qualche autore di letteratura fantascientifica. Luogo dalle mille risorse, in cui possono liberamente circolare notizie su argomenti solitamente non trattati dai canali tradizionali, come televisione, quotidiani e giornali, che si occupano di informazione, ma non sempre svolgono questo lavoro con la dovuta trasparenza. Di fronte alla vastità del grande oceano digitale, però, può essere difficile orientarsi tra le fonti e distinguere quelle attendibili da quelle che non lo sono.
La relatività dei punti di vista
Possiamo anche postulare che su ogni questione possibile, esistono tante versioni quante sono le persone coinvolte, che ne hanno scritto o parlato. Ognuna di queste persone pensa di avere ragione, e cerca di imporre la propria personale verità, convinta che tutti gli altri ne abbiano in mano una di plastica. È incredibile quanto sia importante considerare la relatività del punto di vista nella ricerca della verità, semmai questa esista davvero, ed è proprio per questo che l’accesso all’infinità di dati a disposizione in rete, offre l’opportunità di un processo analitico a tutto tondo, dopo il quale trarre la nostra personalissima versione. L’ennesima sul piatto della condivisione digitale.
Proveniamo da un periodo storico, considerevolmente lungo, nel quale abbiamo deciso progressivamente di disinteressarci della nostra salute, preferendo delegare qualcun altro, fornito di titoli riconosciuti, al mantenimento della nostra ottimale funzione biologica. Non ci preoccupiamo più della comunità in cui viviamo, né tanto meno della nostra democrazia, delegando la classe politica a farlo per noi.
Non ci importa più di ciò che mangiamo, lasciando alle aziende l’onere di procurarci cibo già pronto sugli scaffali del supermercato. Non siamo interessati a conoscere ed imparare, accontentandoci dell’informazione di massa, arrogante e invadente, per non dire bugiarda e opportunista, in cui tuttavia nutriamo una certa radicata fiducia.
Questo comportamento, nel corso del tempo, ci ha distaccato dai nostri veri bisogni, poiché spesso quelli che pensiamo di sentire sono stati in qualche modo suggeriti dall’esterno. La nostra capacità di ascolto verso noi stessi e verso i nostri simili, sta drammaticamente assottigliandosi, facendo di noi pedine nelle mani dei poteri forti, che hanno tutto l’interesse a tacere su molti aspetti della nostra esistenza di cittadini e consumatori, per vendere non solo prodotti, ma anche idee e paure, nel tentativo di tenerci sotto controllo.
Non ci siamo accorti di quando tutto questo è cominciato, perché questa sottile manovra si è svolta dietro ad una maschera volta a far credere che va tutto bene, che esiste sempre qualcuno pronto ad occuparsi del nostro benessere e che il possesso di un dato prodotto potrà comunque donarci la nostra dose di felicità temporanea. Almeno fino a che non ci sarà qualche altro nuovo prodotto da bramare e acquistare.
Provate solo a pensare al modo in cui le aziende, attraverso la pubblicità, cercano di manipolare i bambini, consumatori del futuro oltre che del presente, raggiungendoli prematuramente in una fase dell’esistenza in cui è estremamente semplice contattarli e attirarli nelle reti del mercato.
Le corporation dell’alimentare producono cibi e bevande, dirette anche ai piccolissimi, che potremmo con tranquillità definire tossici, inducendone il desiderio di acquistarli, e la stessa cosa accade per giocattoli, abiti e gadget. Bombardati così, fin dalla più tenera infanzia, ad un certo punto saremo talmente assuefatti ai messaggi provenienti dalla pubblicità, da non riuscire più a distinguere il nostro desiderio da quello che ci è stato indotto.
Un nuovo flusso energetico sta risvegliandosi dal cuore dell’umanità
Una nuova energia, però, sta emergendo da una parte di popolazione che ha deciso già da tempo di cominciare un’inversione di tendenza, che parte essenzialmente dalla consapevolezza di come stanno realmente le cose, dal bisogno di riprendere possesso delle propria vita e della possibilità di operare delle scelte che non siano frutto del condizionamento ricevuto da medici, media, politici, religione, marchi, per tornare a praticare il libero arbitrio, guardando con interesse i concetti di ecosostenibilità, rispetto per la vita e diritti comuni.
Il web ha avuto in questo processo un ruolo importantissimo, sia per il reperimento di informazioni che i media normalmente non hanno interesse a trattare, forse per non far torto a certi attori del mercato internazionale, ma anche per la possibilità di creare un network di scambio e condivisione tra le persone che vogliono dare il proprio contributo a questa rivoluzione sotterranea che, è importante dirlo, nasce dal basso: dalle nostre scelte quotidiane, che vanno dal decidere che tipo di uova comprare o se vaccinare i propri figli.
Questo flusso di cambiamento è vicino all’orizzonte degli eventi, diventando massa critica in grado di modificare l’offerta di mercato, come evidentemente si nota dall’osservazione degli scaffali del supermercato, dove da tempo sono comparsi prodotti mai visti prima, green e biologici, non solo nell’alimentare, ma anche nella pulizia della casa, l’abbigliamento, la cosmesi, all’insegna della semplicità e della qualità.
Siamo di fronte ad un movimento che riguarda tutte le classi sociali, ogni livello del tessuto culturale, ogni fascia di età. Si tratta di qualcosa che emerge dalla pelle dell’umanità stessa, in modi diversi e con potenze diverse, ma l’origine è condivisa, così come l’intenzione. Esistono, per esempio, molti medici che sempre più affiancano le proprie competenze ad approcci alternativi, poiché hanno compreso i limiti di una visione meccanicistica del corpo umano, che sta alla base della medicina occidentale.
Questi sperimentatori sanno che esiste compatibilità tra i vari metodi per la cura della persona, dall’agopuntura alla medicina tradizionale cinese o lo shiatsu, e questo consente loro di agire non solo sul soma, territorio indiscusso della medicina occidentale, ma di avere anche un’attenzione allo stato generale del paziente, verso gli aspetti più sottili dell’essere, molto importanti per attivare un processo olistico di guarigione.
Ci si sposta da una terapia che si concentra sul sintomo e sulla malattia, ad una più ampia che tende a curare la persona nella sua interezza. Le cure alternative, inoltre, si sono dimostrate un formidabile alleato per mitigare gli effetti collaterali di alcuni farmaci, sostenendo i pazienti in un momento difficile come quello in cui una malattia si manifesta, per non parlare delle ricerche in ambito nutrizionale, che in campo oncologico e sulle malattie autoimmuni hanno già dato risultati eccellenti.
L’insostenibile leggerezza del giudizio comune
Questa spinta collettiva riguarda sostanzialmente un certo ritorno alla Natura e alla sensibile potenza delle antiche sapienze, con il vantaggio di poter disporre anche del più recente progresso tecnologico e culturale, di tutte le scoperte fatte finora nella fisiologia, nella fisica, nella comprensione di un nuovo concetto di connessione, che rendono evidente con chiarezza come l’ayurveda, la medicina tradizionale cinese o le conoscenze dei nativi americani, ad esempio, indicassero già quale fosse la strada migliore per vivere e crescere in armonia, insieme al pianeta e non contro di esso.
In contrapposizione a questo progresso galoppante, che ormai quasi si autoproduce, al punto che a stento riusciamo a stargli dietro, il grande limite degli umani resta ancora una certa paura del cambiamento, una paura atavica, sommersa, inconscia ma molto presente, che guarda con sospetto e diffidenza il nuovo che avanza. Spesso la reazione a questo terrore di perdere i punti di riferimento, è una espressione estrema di rifiuto che spinge verso l’ “atteggiamento dello struzzo”, ossia chiudersi dentro ad un guscio inespugnabile e refrattario a qualsiasi informazione, diversa da quella istituzionale, che possa stimolare una qualche volontà di cambiare le proprie abitudini.
La TV che condiziona le menti
“Lo dice la televisione” è il mantra dei nostri giorni, come se le cose diventassero reali solo se viste attraverso lo schermo, ascoltate dalla bocca di qualche giornalista di successo, o in qualche programma a caccia di facili scoop. Si tratta di una informazione che spesso rimane in superficie, omette, rassicura sulle cose importanti e indugia sui dettagli morbosi, appagando il bisogno di certezze e di consolazione che affligge questi anni di grande incertezza.
Il metodo televisivo prevede in sostanza di prendere due punti di vista diametralmente opposti, per poi metterli in contrapposizione sul ring, dopo averli aizzati per bene uno contro l’altro con l’obiettivo di fare scintille, mostrandoci un mondo a due sole facce: buono e cattivo, bianco o nero, vincente o perdente, senza sfumature, senza la possibilità di scegliere una terza via, indicandoci di prendere una posizione, di stare da una parte o dall’altra della barricata.
L’arroganza e la violenza verbale, feroce, che è lo scopo stesso del dibattito, è qualcosa che risuona a lungo una volta pronunciata, a volte non meno dolorosa di un assalto fisico. Siamo assuefatti alla violenza verbale, l’opinione pubblica cresce seguendo queste dinamiche, affidandosi all’utilizzo esclusivo dell’emisfero sinistro del cervello, quello in cui sorge il concetto di separazione, di pensiero razionale, in cui si impone per la prima volta l’identità giudicante e la consapevolezza di essere un sé individuale, provvisto di ego. Lo scontro impedisce il dialogo e non permette una analisi approfondita degli argomenti, poiché si arriva sempre al punto in cui tutti urlano e nessuno ascolta, non c’è condivisione, non c’è apertura al cambiamento.
Siamo tutti chiamati qui a vivere la nostra esistenza insieme, su questo meraviglioso pianeta blu, e la scelta più giusta sarebbe capire come possiamo invertire questa china distruttiva e arrogante che ci contraddistingue, come unica specie in grado di modificare e distruggere l’ambiente in cui vive, e da cui dipende. Un comportamento che sta facendo male prima di tutto a noi stessi, e alle altre creature indifese che abitano qui con noi, perché Gaia se ne infischia del tempo e, anche se dovessimo estinguerci domani, non ci metterebbe poi molto a rimettersi in sesto dai nostri saccheggi secolari.
Per poter comprendere questo nuovo movimento, che sta manifestandosi a livello planetario, sarebbe molto meglio contattare anche l’altra metà di noi, presente nell’emisfero destro, quello dell’Uno, in cui non esistono limiti e tutto è connesso, come parte della stessa sostanza cosmica che potremmo indicare come “il Vivente”, l’emisfero in cui ogni cosa è meraviglia e stupore, in cui gli elementi che caratterizzano la realtà appaiono come un’informe commistione caleidoscopica di suoni, rumori, colori e forme. Non c’è separazione. Non c’è giudizio. Solo Amore.
Contattando l’emisfero destro, sempre presente, forse riusciremmo a smettere di scontrarci come cani rabbiosi, consapevoli del fatto che ognuno di noi detiene un importante piccolo pezzo del puzzle, e solo mettendolo sul tavolo, insieme ai pezzi di tutti gli altri, se ne potrà trovare senso e collocazione.
Trasformarsi
Cambiare è alla base dell’evoluzione, le nostre esistenze mutano, si trasformano costantemente. Ogni giorno, ad ogni istante, siamo diversi rispetto a quello precedente, in un certo senso persone nuove, che lo vogliamo oppure no. Deepak Chopra ha descritto molto bene questo concetto utilizzando la metafora della foto.
Quando scattiamo una foto immortaliamo un preciso istante, e osservandola possiamo analizzare ogni singolo dettaglio: la posizione delle persone nello spazio, il movimento dei vestiti nel vento, uno stormo di uccelli che passa proprio in quel momento, e tutto questo richiamerà alla nostra mente un ricordo preciso, popolato anche di suoni, di odori e di sensazioni. Ma se avessimo scattato quella foto un attimo prima o un attimo dopo, la composizione sarebbe stata diversa, anche se impercettibilmente: non sarebbe stata la stessa foto, e forse anche la stimolazione mnemonica avrebbe richiamato un altro complesso emotivo e sensoriale.
Epilogo: possiamo decidere di aver paura di qualcosa che è parte della vita stessa, chiuderci ogni volta che questa bussa alla nostra porta, bruciare di rabbia ogni volta che incontriamo qualcuno che ci pone di fronte a questo nostro limite, oppure tirare fuori la testa dal guscio e cominciare a riprendere possesso della capacità di scegliere, seguendo la propria necessità di esseri divini che vivono un’esistenza materica attraverso il corpo.
Dopo esserci informati, aver aperto la nostra mente nei confronti delle varie diversità di pensiero, dopo aver sondato ogni punto di vista sull’esistenza, accessibile in quel momento, potremo anche rimanere nelle nostre solite abitudini, se è ciò che desideriamo, ma le sceglieremo per la seconda volta. Forse con un po’ di consapevolezza in più.
Articolo di Luca Bonmartini
Fonte: https://bioallenamento.it/stili-di-vita/alla-ricerca-della-verita/
Commenti
Alla ricerca della Verità: operare delle Scelte che non siano frutto del Condizionamento — Nessun commento