Appello alla Dignità: Manifesto di Intenzione, Azione pratica, Resistenza e Rinascita
“Larga è la soglia, stretta è la via”: è il momento di scegliere e di mettersi in gioco personalmente.
Questo testo è una chiamata all’azione. I tempi son stretti, le condizioni pure: non c’è compromesso. Siamo di fronte a un sistema al collasso, gli ultimi colpi di coda di un animale morente che aggredisce tutto e tutti, nell’illusione di sopravvivere: assistiamo al prevedibile e previsto cambio di paradigma (l’accelerazione del vecchio paradigma in nuova forma ancor più costrittiva) e quello che viene proposto come necessario, altro non è che il tentativo di gestione totale di ogni risorsa, di ogni azione, di ogni aspetto dell’esistenza: la posta in gioco è la vita stessa. Per tale fine viene utilizzata la scusa della crisi, attraverso shock emotivi. È importante che ognuno si attivi e che comunichi al prossimo il doversi attivare a sua volta. Questo è il momento delle scelte.
A conti fatti, non c’è molta scelta: quel che viene proposto come necessità è inaccettabile, va rifiutato in blocco: no app, no distanziamento, no tracciamento, no abolizione del contante, no mascherina, no riconoscimento facciale, no identità digitale, no misura della temperatura, niente multe per un abbraccio o un bacio, no braccialetto per carcerati messo a bambini, no alla scuola a distanza…niente di tutto questo.
In un modo o nell’altro cambierà quasi tutto, la vita ‘normale’ di prima non esiste e non esisterà più: può cambiare in peggio o persino in meglio, sta a noi la scelta di cosa debba accadere. Il momento è adesso. La libertà si esprime nell’azione. La buona notizia è che non c’è più nulla da perdere, se non ciò che certamente perderemo accettando questa “nuova normalità” che ci viene proposta, quindi: coraggio.
1. Il Contatto umano è essenziale
Quello che essi cercano di bloccare è la comunanza, la vicinanza: la relazione. Come se nulla dovesse esistere se non mediato, condizionato, autorizzato. Quindi non è una banalità affermare che la relazione è essenziale. Vogliono inserire un sistema di controllo su ogni azione e relazione? La relazione senza il loro sistema è la risposta. Vogliono dividere comunità, famiglie e amicizie? L’unione è la risposta. Vogliono distanziare ogni individuo? Avvicinarsi è la risposta.
Ciascuno diventi epicentro attivo e agisca per la nascita di nuovi epicentri attivi. Telefonare, parlare con qualcuno, ogni giorno: coltivare le relazioni, prendersene cura. Per far capire la situazione in cui ci troviamo e innescare una risposta, è importante entrare in contatto ogni giorno con un po’ di persone (davanti al supermercato, dal panettiere) oltre alla nostra cerchia di conoscenze: nessuno è estraneo. La relazione umana è la prima rete di salvezza, il primo vero contrattacco, l’ultimo baluardo e il seme di rinascita.
2. La Libertà non si chiede
Le restrizioni servono affinché ci si abitui a chiedere il permesso – questa idea non deve passare: è inconcepibile. Bisogna uscire. L’omertà va respinta, ogni giorno, prima che sia troppo tardi. Va detto e ripetuto a chiunque si incontri, a chi è imbarazzato, alle persone in coda al supermercato: dove si viene distanziati.
Cogli ogni occasione per ricordare che non può essere accettabile quel che si rende consuetudine attraverso l’inganno: questo ricatto è intollerabile. Non si protesta per la libertà: si esercita la libertà. Un politico fa qualcosa di concreto? Bene! Fallo anche tu. Una deputata si alza e parla in parlamento? Bene! Tu alzati in ufficio. Un attivista invita ad agire? Bene! Agisci e invita ad agire. L’azione è il contatto umano.
Non serve coprirsi con l’ombrello di qualcun altro, non c’è bisogno di una grande guida, né di una grande massa o di grandi numeri riuniti: il sistema siamo noi, il sistema sei tu. Non è più il tempo di delegare o di attendere un nuovo messia quale che sia la veste, si tratti di vaccino, capo politico, soluzione tecnologica, nulla di questo ci salverà.
Siamo giunti a questo stadio attraverso una serie di deleghe. Invece di lamentarsi delle decisioni prese altrove, meglio attivarsi affinché le decisioni non vengano recepite. L’azione silenziosa e diffusa del singolo è inarrestabile, per ora. Io non sostengo alcun movimento, sostengo la loro idea se la trovo giusta, se cioè è la mia – Io sono il movimento – non agisco nel loro nome, ma nel mio. Chiunque si muova in questa direzione mi troverà là.
Ognuno come può, a seconda di dove si trova e delle sue circostanze, mezzi e capacità, agisca e non si lasci abbattere, spaventare e non lasci soli gli altri. Tutto questo è estremamente concreto. Un po’ tardi forse, mai troppo. Questa è politica.
3. Uscire dalla Rete
La comunicazione via internet è stata la loro prima proposta, lo smart work, la scuola a distanza, gli aperitivi online; quindi internet non può essere l’unica risposta, né la soluzione: diviene un’altra forma di distanziamento. La libertà la si esercita nel mondo reale. Basta con l’informazione fine a se stessa: sia essa mainstream, contro o libera. Le informazioni vogliono essere una chiamata all’azione, non al commento. I Tg e le dirette su facebook, ormai non servono a nulla. Inutile stare incollati al flusso di news, ci prendono in giro. Non è sufficiente inoltrare meccanicamente migliaia di link, poiché l’informazione è inefficace se non si trasforma in azione.
È importante fare attenzione a come si condivide in rete e al perché: senza autoalimentare il senso di panico o di impotenza, perché è l’avvicinarsi e il darsi coraggio l’utilità dello strumento e l’obiettivo. Un post su facebook, whatsapp, telegram o altri social, raggiunge unicamente chi è già nella nostra bolla-filtro, la nostra zona di comfort. Basta con i commenti online sui dettagli del disastro. Il mondo mediato, la smart grid, dove tutto è controllato e gestito a distanza, passa dalla rete: è l’inizio della fine, l’ultima agonia. Fuori dalla rete, fuori dalla trappola del distanziamento sociale o digitale che dir si voglia.
4. La Resistenza
I modi di resistenza sono infiniti… il primo passo è “non collaborare”. Impariamo a dire “NO!” Lasciare che il meccanismo, il sistema morente, si appropri della situazione imponendo le soluzioni, è come aver collaborato alla corsa nel baratro. L’aver capito e il non partecipare alla loro nuova normalità è necessario, ma non è sufficiente; è importante collaborare nel proporre la non collaborazione, è importante attivarsi. Anche gli scioperi e i boicottaggi vanno intesi in questo senso: portare avanti azioni singole, ma unite nell’idea a quelle degli altri, poiché un’idea si trasmette da sola e non la si può fermare. Siamo tutti nella stessa barca.
Informare il prossimo, il collega, chiunque s’incontri. Invitarlo ad informare a sua volta. Non serve un permesso per uscire, per vedere qualcuno, per stargli accanto, per abbracciarlo. Farsi vedere, parlare con le persone, con tutte. Informare, spiegare e mettersi d’accordo col prossimo, col vicino o col più vicino. Il prossimo non è un estraneo e non è un nemico. Non legittimiamo la loro “nuova normalità”. Non servono grandi eroi, servono persone straordinarie. Soprattutto: quale che sia il modo, agisci affinché altri agiscano. Questo è anti sistemico.
5. Rinascita
La crisi è un’opportunità, anche nel bene. Prima che alla comunità, si pensi a coltivare con cura relazioni personali, creandone di nuove ci si ritroverà in una comunanza, di qui il primo passo per la comunità. Non è necessario voler cambiare l’universo; si trovi un accordo col proprio vicino, si offra una possibilità al prossimo, parlandosi e confrontandosi e si cambierà l’universo.
Ognuno di noi singolarmente può fare la differenza agendo autonomamente ma in sincronia e in sintonia con decine, centinaia, migliaia, milioni di altri consimili che agiranno nello stesso modo; ci si attivi per attivare altre persone: è il momento di costruire.
Potremmo persino considerare che questa sia davvero una grande occasione per cambiare; ad esempio per cambiare il sistema cognitivo, riuscendo a non credere a tutto quello che viene detto – siano essi “i buoni” o “i cattivi” – capendo che non è nemmeno necessario tornare a come era prima. Sì può persino fare di meglio o di diverso.
Coraggio. Coraggio!
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