“Tutto è pieno di Dei”: gli Spiriti di Natura e come percepirli
di Giorgia Rossi
Gli Spiriti di Natura sono parte della coscienza di Gaia, del suo corpo eterico, e partecipano con essa al ciclo vitale del pianeta.
Da più di quarant’anni l’artista sloveno Marko Pogacnik pratica la “litopuntura”. Si tratta di una sorta di agopuntura della Terra, che consiste nel posizionare su punti specifici dei meridiani del corpo di Gaia, pietre o sculture (Pogacnik le chiama cosmogrammi) che le trasmettono energie di guarigione. Durante la sua ricerca, approfondendo gli aspetti sottili del suo rapporto con Gaia, Pogacnik ha avuto occasione di entrare in contatto con i pattern energetici che vengono definiti, dalla mitologia e dalla tradizione esoterica, “spiriti di natura” o “elementali”, e ha provato a ritrarne le forme, per quanto difficile sia condensare nella materia esseri appartenenti al Regno dell’Etere.
Il risultato della sua esperienza è stato raccolto in un libro speciale, “Nature Spirits and Elemental Beings”, in cui Pogacnik mostra alcuni dei suoi lavori e racconta i suoi incontri con gli elementali, le caratteristiche che ha potuto apprezzare e gli insegnamenti che questi hanno condiviso con lui.
Gli spiriti di natura sono parte della coscienza di Gaia, del suo corpo eterico, e partecipano con essa al ciclo vitale del pianeta. La loro esistenza nei tempi antichi era riconosciuta da tutti, senza alcun problema. La filosofia naturale, caratterizzata dal pampsichismo (ovvero dall’idea che ogni cosa è impregnata dalla coscienza e che un’unica coscienza pervade e si muove attraverso ogni cosa, uomo compreso), percepiva la Natura come viva, animata da forze diversificate e sensibili in continua interazione l’una con l’altra, per sostenere la crescita delle piante e il prosperare della Vita. Il filosofo greco Talete, affermava in proposito che “Tutte le cose sono piene di dei”.
Questa visione fu portata avanti nel Rinascimento da vari alchimisti e studiosi, tra i quali spicca il grande Paracelso (nome d’arte di Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, 1493-1541), che compose il primo trattato esplicito sugli spiriti elementali, che egli riteneva responsabili di ogni legge e avvenimento in natura.
Con il prevalere della mente razionale e del metodo scientifico nel mondo occidentale, la comunicazione con gli spiriti di natura cadde nell’ombra, condannata dal cristianesimo come pagana e dalla scienza come assurda. L’occhio dell’uomo vede solo ciò che l’uomo pensa sia possibile, la nostra percezione è profondamente influenzata da ciò in cui noi crediamo. E ritenere la Natura un insieme di oggetti anziché una creatura vivente di cui anche l’uomo è parte, è molto più comodo ai fini dello sfruttamento delle risorse. La miopia del razionalismo bandì così dall’opinione pubblica gli elementali relegandoli nel mondo delle fiabe e delle leggende: coboldi, pixies, fate, elfi e gnomi divennero quasi ovunque personaggi inventati per intrattenere i piccoli, tranne naturalmente che in quelle zone in cui gli uomini vivevano ancora tanto vicino alla Natura da non poter ignorare il suo linguaggio.
Fu merito della teosofia e dell’antroposofia il riportare nel ‘900 l’attenzione su livelli di esistenza ulteriori rispetto a quello fisico, e fu soprattutto Rudolf Steiner, filosofo, studioso, veggente e fondatore del movimento antroposofico, a ricominciare a parlare delle entità elementali, sottolineandone l’importanza per la vita della Terra.
Il termine “elementali” indica lo stretto rapporto che ciascuno di questi esseri intrattiene con i vari elementi: Terra, Acqua, Aria e Fuoco, elementi dei quali questi spiriti sono in un certo senso la diretta emanazione energetica. Gli Gnomi sono gli spiriti della Terra. Essi vivono nel sottosuolo e si occupano dei processi di mineralizzazione e strutturazione del terreno. Sono loro che trasmettono al seme delle piante, una volta che questo cade nel terreno, le informazioni sulla forma da assumere. Gli Gnomi lavorano perciò a contatto con gli archetipi celesti penetrati nella Terra, informandone gli organismi naturali e integrandoli con la materia. I veggenti li descrivono come creature piuttosto scontrose, laboriose, egoiste e diffidenti.
All’Acqua appartengono le Ondine (le Nereidi della mitologia greca), creature fluide che si occupano della parte chimica dei processi naturali, ovvero delle trasformazioni che coinvolgono i processi di crescita e sviluppo delle piante, in particolare della parte fogliare. Vi sono poi le Silfidi, spiriti dell’Aria e della Luce, spesso connesse agli uccelli (ogni uccello ha la sua Silfide), che si prendono cura della fioritura e dell’espansione della pianta, e infine le Salamandre, legate al Fuoco, agli insetti e alle farfalle, che curano il processo che porta alla formazione del seme.
La danza degli elementali è una sinfonia di forze che si intrecciano l’una con l’altra, intessendo il tessuto della Natura e permettendo la fecondazione. Secondo Steiner “come le membra di un corpo fisico umano possono essere inizialmente considerate nella loro parziale indipendenza, e in seguito come le parti di un tutto, così gli esseri del mondo elementare si mostrano alla coscienza soprasensibile come gli arti vitali di un grande corpo spirituale che, in seguito, viene riconosciuto da questa coscienza come il corpo di vita (corpo eterico) dell’intera Terra“.
Percepire gli spiriti di natura non per tutti è immediato, anche se solitamente riesce facilissimo ai bambini e ad alcune persone particolarmente sensibili. Tuttavia, è importante dire che tutti saremmo in grado di farlo. Ma allora perché non accade? Secondo il botanico e antroposofo Wilhelm Pelikan “il principale ostacolo è la paura che l’uomo prova nei confronti del mondo spirituale. Si supera la paura dello spirituale quando si è arrivati a questa verità: le entità e i processi del mondo sensibile sono l’espressione esteriore dei processi e degli esseri soprasensibili, spirituali.” (W. Pelikan, Le piante medicinali, Vol. III).
Un altro ostacolo alla nostra percezione del mondo sottile sono le nostre forme-pensiero. Siamo stati educati a percepire soltanto ciò che appartiene al mondo della materia e qualsiasi contatto che da bambini possiamo avere avuto con i mondi sottili, è stato bollato come “fantasticheria” e considerato con ironia quando non con aperta preoccupazione. Questo ha creato dei percorsi nella nostra mente, dei sentieri precostituiti in cui ci hanno insegnato a muoverci: la realtà condivisa è un insieme razionale di eventi collegati da processi di causa ed effetto, suddivisibili e comprensibili solo tramite il metodo scientifico. Ciò che il metodo scientifico non riesce a spiegare, non esiste. Punto.
In questa visione, maschile e autoritaria, viene però completamente tralasciato il fatto che il metodo scientifico è appunto un metodo, cioè uno strumento, e come tale valido soltanto all’interno di precisi ambiti. Il metodo scientifico non può essere in grado di spiegare ogni fenomeno, come a noi hanno insegnato in quella specie di “medioevo razionalista” in cui siamo cresciuti. Nel Medioevo era Dio, nella nostra epoca è la Scienza. Ci hanno incasellato il cervello, facendoci credere che esistono soltanto tre dimensioni, quando invece le dimensioni sono infinite, e la scienza ora sta faticosamente superando se stessa tramite gli interessantissimi sviluppi della fisica quantistica, che sta riscoprendo verità intuitivamente note all’uomo già in tempi antichissimi ma davanti alle quali il metodo scientifico arranca ed è costretto a fare acrobazie. Un po’ come se volessimo disegnare il mare con un righello e un compasso.
Un aneddoto racconta che quando Colombo arrivò presso le coste del Nuovo Mondo, gli indigeni dalla costa non riuscivano a vedere le navi avvicinarsi. I loro occhi le percepivano, ma non le vedevano. Questo accadeva perché le loro menti non contemplavano la possibilità dell’esistenza di manufatti tecnologici tanto grandi, perciò i loro cervelli non erano in grado di decodificare gli input sensoriali e semplicemente li annullavano. Il primo a scorgere le navi fu uno sciamano, e fu sempre lui a mostrarle ai compagni, descrivendole con le parole che possedeva. Vero o meno, questo aneddoto calza a pennello nel nostro caso.
Come imparare di nuovo a percepire gli esseri elementali? Come riuscire ad ascoltare i loro movimenti e i loro messaggi, instaurando una comunicazione consapevole con la coscienza di Gaia? Steiner, nella sua serie di conferenze intitolata “Le Entità Spirituali nei Corpi Celesti e nei Regni della Natura”, presenta una serie di esercizi molto interessanti, atti a sviluppare in noi quello che lui chiama un “senso morale”, ovvero quel tipo di percezione interiore che ci proviene dall’apertura al mondo, quando per esempio osserviamo così a lungo il blu del cielo da dimenticarci di noi stessi e del cielo. Allora, dice Steiner, non resta che il blu, che è fuori ma anche dentro di noi, e che ci trasmette una precisa sensazione. Questi e altri esperimenti ci mettono in contatto con la Natura così come è, ponendoci oltre gli schemi di percezione e giudizio che solitamente applichiamo senza rendercene conto. Siamo abituati a osservare il mondo e la Natura attraverso lenti (categorie, definizioni, concetti). Queste lenti condizionano la nostra percezione. Se però ci alleniamo a togliere le lenti e a lasciarci invadere dai messaggi che ci circondano, mettendo da parte la mente e semplicemente ascoltando, scopriamo che il mondo è molto più grande e complesso e meraviglioso di quanto sapevamo.
Se volete provare a incontrare gli elementali, il primo passo è lasciare andare la paura. Poi bisogna aprirsi. Andare nella Natura senza “occhiali” e con grande rispetto e fiducia. Solo allora forse qualcuno di loro incontrerà il nostro cammino. Raramente gli elementali si possono percepire con i cinque sensi. Essi sono creature eteriche, la cui energia vibra a una frequenza più alta di quella della materia. Il modo di percepirli sarà di conseguenza un modo “sottile”. Nonostante ciò, alcuni sostengono che, qualora lo desiderino e in condizioni particolari, gli spiriti di natura possono “condensarsi” e assumere per qualche istante forme percepibili dai nostri occhi.
Pogacnik ha provato a ritrarli e il risultato sono disegni e sculture dalle forme incantevoli, che rappresentano pattern energetici che a volta ricordano vagamente anche le forme umane. Non dimentichiamo infatti che anche l’uomo ha un copro eterico e soprattutto che anche l’uomo, come gli elementali, è parte del corpo eterico della Terra.
Dorothy Maclean, una dei fondatori della comunità di Findhorn (foto sopra), in Scozia, racconta nel suo libro “Spiriti di Natura” di come Findhorn sia nata grazie alla cooperazione tra umani e spiriti della natura. Lei e i suoi amici arrivarono in una landa desolata, senza vegetazione e dal terreno sabbioso nel nord della Scozia e grazie ai messaggi che Dorothy riceveva dagli elementali e dai deva (spiriti collettivi, rappresentanti la coscienza di gruppo di piante e alberi) riuscirono in qualche anno a trasfigurare quel luogo, coltivando un orto che portava frutti enormi e un giardino in cui fiorivano fiori di ogni specie. Tutto questo grazie non alla coercizione e ai concimi, ma solo cooperando con gli spiriti del luogo. Ora Findhorn è una realtà luminosa, un esempio pionieristico nel campo degli ecovillaggi, in cui si tengono corsi e laboratori non solo sulla percezione degli elementali ma anche sulla realizzazione di una convivenza pacifica tra uomo e uomo e sulla crescita personale.
La Natura è viva e imparare a comunicare con lei su un livello profondo può permetterci di espandere immensamente la nostra coscienza e la nostra sensibilità, offrendoci un ventaglio di sensazioni e intuizioni dalle infinite sfumature. Ci può per esempio permettere di realizzare, al di là delle parole, cosa significa non solo essere a casa, ma essere tutt’uno con la propria casa, respirare con lei, lasciando che l’Io si espanda con il respiro fino a confondersi con il Tutto. E la Natura non desidera altro che questo: unione.
Questo disse un giorno il deva del Pin Scozzese a Dorothy Maclean: “Ringraziamo l’umanità per piantarci in maniera così estensiva e per metterci in grado di recuperare molto terreno. Vedete, gli alberi agiscono come una pelle protettiva per la Terra e, in quella pelle, determiniamo i necessari cambiamenti. Noi deva siamo sentinelle esterne di quel cambiamento, in grado di fare il nostro lavoro dove altri non potrebbero. Ci gloriamo di questo; la nostra alta lode emana come il profumo di un fiore. Benedice tutti coloro che vengono e riposano nella nostra aura, nelle nostre foreste, anche se gli esseri umani, presi solo da se stessi, non sono consci della nostra influenza. Gli alberi, guardiani con radici della superficie, convertitori delle forze superiori alla Terra attraverso il terreno, hanno un dono speciale per l’uomo, in quest’era di velocità, iniziativa e operosità. Noi siamo calma, forza, resistenza, lode e sottile armonizzazione, delle quali c’è grande necessità nel mondo. Siamo più di questo. Siamo espressioni dell’amore del Creatore per questa ricca, unica e collegata vita. Abbiamo uno scopo. Non potremmo fare a meno uno dell’altro, per quanto isolati o auto-sufficienti possiamo essere geograficamente. L’intera vita adesso è qui ed è nostro privilegio far risuonare la nostra speciale nota. Venite dalla nostra parte ogni volta che potete ed elevate la vostra coscienza“.
Articolo di Giorgia Rossi – Naturopata e tecnico ambientale specializzata in biodinamica (giorgiarossi.naturopata@gmail.com – www.nelboscodelladea.com )
Fonte: https://www.eticamente.net/47768/tutto-e-pieno-di-dei-gli-spiriti-di-natura-e-come-percepirli.html
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