L’Esperienza del “Gemello scomparso”
Dott.ssa Romina Gabanini
Viviamo una vita, prima di questa, di cui sappiamo molto poco, ma che porta le sue impronte ancora fresche nel nostro presente, nelle nostre relazioni, in come percepiamo la vita stessa. È la vita nell’utero.
In questo articolo viene trattato il tema comunemente chiamato “sindrome del gemello scomparso”. Questa è un’esperienza che, sommandosi ad altri eventi di difficile gestione emotiva e corporea che possono verificarsi nel periodo prenatale, perinatale e dell’età evolutiva (ovvero dal concepimento a circa i sei anni d’età) può generare notevoli difficoltà nel corso della vita.
I sintomi e segnali della presenza di questo tema possono essere difficoltà di relazione, senso profondo di dolore emotivo e solitudine, altri sintomi importanti sia fisici (disturbi alimentari, dermatiti ecc.) che psichici (rabbia, ansia cronica e paure, senso di vuoto e malinconia, ecc.).
Vedremo come con le Costellazioni Familiari, laboratori di “Imprinting di nascita” e un percorso personale di consapevolezza, è possibile integrare questa esperienza e liberare le qualità positive e i doni che essa porta con sé, come una grande creatività, la profonda connessione con la natura e gli altri esseri, un senso di pace profonda, empatia e doti terapeutiche.
Introduzione
“Gemello scomparso”, “gemello perduto”, “gemello celeste”, con queste ed altre terminologie si intendono tutta una serie di vissuti che risalgono al periodo prenatale e perinatale, e in particolare all’esperienza della separazione che può avvenire, e di fatto avviene, a diversi livelli:
– la separazione da un gemello in carne ed ossa che si crea insieme a noi nell’utero e poi non continua il suo sviluppo;
– la separazione dalla Sorgente, dal “luogo” dal quale veniamo, una sorta di nostalgia di casa;
– la separazione dalla nostra placenta (una parte di noi che si è persa improvvisamente);
– la separazione dalla propria famiglia celeste o da un gemello celeste.
Queste esperienze creano un vuoto profondo nel nostro cuore, nel nostro sentire, nel nostro corpo e i sintomi che vengono generati da questa sofferenza si possono manifestare sia a livello fisico, che emotivo e spirituale.
Molte persone provano un dolore profondo, un senso di perdita, un senso di solitudine profonda, senza che sia successo loro qualcosa di così traumatico che possa creare questo sentire. Ancora più spesso questi sintomi continuano a verificarsi in persone che già hanno integrato tante parti e ferite della loro infanzia con percorsi psicoterapeutici ad esempio, ma questi dolori continuano a rendersi manifesti.
Poi ci sono i bambini, i neonati, che sono i grandi protagonisti di tutta questa esperienza e che negli anni recenti (dagli anni 70 e molto più intensamente dai 90) hanno attirato con le loro manifestazioni l’interesse di ricercatori, medici e psicologi, aprendo la nostra conoscenza della vita a tutta una parte finora ignorata, ovvero la vita prenatale. Si sono osservati così bambini che fin da subito manifestano profonde difficoltà o dolore.
Pensiamo a tutti i neonati che vengono definiti “ad alto contatto”, a quei bimbi che hanno bisogno di essere continuamente cullati, tenuti e consolati, a quei bimbi che non riescono a dormire o che si svegliano molte volte durante una notte e che piangono inconsolabilmente (a questo proposito puoi approfondire leggendo gli articoli “Il linguaggio segreto dei bambini” e “Le impronte di nascita”).
Approfondirò in questo articolo il caso in cui il gemello che se ne va sia materialmente presente, quindi un embrione concepito e che si sviluppa nell’utero insieme al bambino che poi nascerà. Questo fenomeno si studia a livello medico a partire dagli anni ’50 e, ad oggi, è stimato che dal 30% delle gravidanze fino a chi sostiene il 70% abbiano a che fare con un gemello perso nel primo trimestre (dati provenienti dalle ecografie). Sembra nulla. Eppure dobbiamo tener conto di un fatto. L’embrione è una vita, sente, e al 21esimo giorno ha già un cuore. Un cuore che tra l’altro è enorme se lo pensiamo in proporzione al resto del corpo di quel momento.
Sentiamo il cuore dell’altro
Pensiamo inoltre che il cuore produce un campo elettromagnetico che è il più potente che irradia dal nostro corpo e che nel contesto di un corpo di donna, dopo tre settimane dal concepimento, potrebbero esserci tre cuori, tre campi energetici. Molto vicini, molto influenzati gli uni dagli altri.
L’HeartMath Institute (Istituto di Matematica del Cuore) costituito da un team di importanti scienziati di tutto il mondo, ha infatti dimostrato la forte relazione esistente fra lo stato emotivo e lo spettro di frequenza dei segnali elettrici provenienti dal cuore e si è visto come i sentimenti di amore, affetto e compassione o di frustrazione e rabbia, influenzano i segnali energetici prodotti.
Questi segnali vengono condotti a ogni singola cellula somatica e irradiati nello spazio che circonda il corpo. Tale flusso di energia che ci pervade e il campo energetico che esso genera, s’irradia intorno a noi entrando in risonanza e scambio reciproco con il campo del cuore degli altri.
È così molto chiaro come i due piccoli embrioni siano legati da una corrispondenza di esperienze e vissuti e come la radianza di uno si registri nelle cellule dell’altro. A questo fenomeno è stato dato il nome di “gemelli evanescenti” durante il terzo congresso internazionale di gemellologia svoltosi a Gerusalemme nel 1980. Il dott. Blockage evidenziò che il fenomeno dei gemelli evanescenti è un fatto fisiologico molto comune nel genere umano: quando veniamo concepiti non siamo soli, è presente nell’utero materno, con noi, nostro fratello o nostra sorella. Il gemello che scompare durante il primo trimestre è in genere assorbito dalla placenta o dall’altro gemello, e le tracce della sua esistenza sono molto tenui o assenti, eccetto tracce di DNA o ecografiche che potrebbe avere lasciato.
Come vivono e cosa sentono due Gemelli nell’utero?
Per farvi comprendere come sia intimo e importante il legame che si viene a creare tra i due embrioni gemelli vi descrivo questa ricerca dell’Università di Padova sulle gravidanze gemellari. È stato verificato che già alla 13esima settimana i feti gemelli effettuano dei movimenti molto più lenti e accurati se questi movimenti sono rivolti al gemello piuttosto che a se stessi o verso altre parti del grembo materno.
Questo significa che già a tredici settimane di gestazione il feto sa che si sta muovendo verso l’altro e che deve muoversi in una maniera tale da non “infierire” sul gemello. Questa competenza acquisita nel grembo sembra poi dimenticata una volta fuori e occorre in seguito quasi un anno intero per riconquistare quella capacità motoria.
I gemelli si toccano, si sentono, l’uno sente quando l’altro dorme, condividono del tempo e delle esperienze insieme fino a quando uno sente che l’altro comincia ad essere strano, che c’è qualcosa che non va, che si sta spegnendo e chi rimane non può fare niente per l’altro, fino a quando rimane solo.
Per l’embrione e il feto quello della perdita del proprio fratello gemello è un avvenimento traumatico la cui memoria rimane nel corpo. In quel tempo la parte razionale del cervello che governa al linguaggio e alla memoria non è ancora sviluppata (essa arriva al completo sviluppo verso i due anni di età) per questo non ne siamo coscienti.
Memorie corporee e Mondo invisibile
In realtà siamo pieni di memorie corporee di cui non conosciamo l’origine, se non esclusivamente attraverso l’intuito, proprio perché tutto quello che accade nel periodo chiamato preverbale è percepito da noi esclusivamente sotto forma di sensazioni che non coinvolgono né il linguaggio né la parte razionale del cervello.
Secondo il Dott. William Emerson inoltre, pioniere della psicologia pre e peri-natale, la memoria prenatale è la più influente e formativa, specialmente nel primo trimestre intrauterino: tutte le esperienze del nostro ciclo vitale a partire dalla nostra prima cellula sono conservate dentro di noi.
Ma tutto questo non ha a che fare solo con le ecografie e la scienza, perché ci sono esperienze che per loro qualità hanno a che fare con il mondo invisibile, e che portano le loro memorie proprio nella vita materiale, nel corpo, nel cuore.
Conosciamo molto poco di quella che è la vita prima della vita, dobbiamo affidarci all’intuito, al sentire, e anche per me, devo dire, non è stato semplice darmi la possibilità di credere, di sentire che quello che stava succedendo era reale; noi esseri umani abbiamo sempre bisogno di capire, di spiegarci il perché e il come delle cose. E infatti ora vorrei farvi fare un ulteriore passaggio dentro questa visione. È quello di considerare il fatto che non è solo di gemello in carne e ossa che si parla. Sì, perché il gemello perduto è comunque un’Anima.
Quello che accade dunque non è solo una separazione fisica da un altro essere che è arrivato con noi dentro l’utero (e quindi sulla Terra), ma si tratta di un’esperienza ben più totalizzante che riguarda l’individuo nella sua globalità e nell’unità di Corpo, Psiche e Anima. C’è una vicinanza estrema e poi improvvisamente una separazione, un allontanamento. Rimane un grande senso di vuoto e solitudine che potrebbe rimanere tutta la vita senza sapere il perché lo sento o da dove viene. Da secoli è stato chiamato “male di vivere”, il vuoto esistenziale tanto esplorato da filosofi e poeti.
Come abbiamo visto esistono una memoria del corpo e una memoria del campo (ovvero l’insieme delle informazioni fisiche, emotive, energetiche, mentali di una persona e di un determinato luogo) e il piccolo che arriva nel grembo si trova in un campo che è innanzitutto quello della madre, ma non solo. C’è il campo della famiglia e del luogo in cui si nasce, tanto per citarne alcuni.
Le memorie che il bambino “raccoglie” e che vive direttamente dentro il grembo si registrano nel campo del bambino e nel suo corpo e molte rimangono latenti fino a quando vengono riattivate da eventi che accadono direttamente al piccolo. Eventi che sono soprattutto esperienze di SEPARAZIONE. Vale a dire che per chi ha presente questo tema nella sua vita, vive con molta più intensità degli altri il dolore della separazione.
Unione e Separazione, il gioco di questa nostra Vita
E ricordo che di una danza continua tra separazione e vicinanza è fatta questa nostra vita. Per separazione si intende non solo la morte di una persona cara, di un animale o la separazione da un partner, ma anche solo la mamma che va a lavorare, andare a dormire, qualcuno che è arrabbiato con noi sono esperienze di separazione, dove la persona vive l’impressione di non riuscire a sopravvivere senza l’altro, l’impressione di non esistere se non c’è l’altro, ovvero di sentirsi vivi solamente se c’è l’altro.
Unione, separazione, allontanarmi, avvicinarmi è un grande gioco di equilibrio dinamico, inteso nel senso che questo equilibrio non si raggiunge una volta per tutte, ma a seconda del momento di vita e della persona con cui mi sto relazionando, ho bisogno di sentire, sentirmi e orientarmi ogni volta.
Non solo un Gemello
Non è solo la presenza di un feto gemello e la sua successiva scomparsa che può causare un sentito come quello che sto descrivendo. Daniela Frignani (operatrice di “Prenatal end Birth Terapy”) e Giovanna Ghezzi (fisioterapista e osteopata) nel loro libro “Dall’Essere all’essere qui. La nascita come esperienza” raccontano: “Ci capita in moltissimi lavori corporei nei gruppi di imprinting che gli adulti riportino memorie intrauterine relative ad una esperienza di “gemello”. Considerando che placenta e feto si creano dallo stesso movimento passando da una fusione a una separazione e mantenendo il collegamento per tutta la gravidanza, ci piace pensare che anche la placenta possa essere vissuta a volte come una parte gemella. Questo tema lo incontriamo molto spesso, poiché a partire dal distacco dalla Sorgente, via via in ogni passaggio evolutivo fino alla nascita ci confrontiamo sempre con la percezione di ‘parti’ di noi che ci accompagnano e da cui ci separiamo“.
Ma come si fa a capire di aver avuto un gemello che non è sopravvissuto? Quali sono i sintomi, i segnali? Come possiamo accorgerci? Cosa comporta?
Segnali fisici e non della presenza di questo tema
– Grande senso di solitudine;
– Impressione di essere diverso dagli altri;
– Auto boicottaggio, difficoltà di realizzazione e manifestazione;
– Senso di ricerca (molti viaggi, molti lavori diversi, molti partner…) e di incompletezza, come se una parte di sé fosse andata via col gemello;
– Grande dolore interiore che può generare un desiderio di fare del male a se stessi o agli altri;
– Difficoltà di relazionarsi con un partner, dipendenza affettiva, atteggiamento contraddittorio nelle relazioni (paura di instaurare una relazione intima versus attaccamento simbiotico);
– Senso di colpa e tutte le qualità che caratterizzano il cosiddetto “sopravvissuto” (senso di colpa per essere vivo, desiderio di seguire il compagno);
– Dermatiti;
– Allergie;
– Disordini alimentari;
Segnali specifici nei bambini:
– attaccamento molto forte a un oggetto specifico (soprattutto bambole e/o peluches);
– grande bisogno di contatto;
– incubi;
– paura e ansia profonda;
– ansia da separazione;
– pianti inconsolabili e/o scoppi d’ira apparentemente esagerati;
– disegnare spesso coppie di animali o persone;
– riferire di un fratello inesistente.
Segnali della donna incinta:
– Sogni della madre di perdere il bambino;
– Perdite di sangue all’inizio della gravidanza (la cosiddetta minaccia d’aborto);
– Sintomi fisici: crisi di panico, tachicardia, tremori.
Questo tema, se non ci soffermiamo solo sulle difficoltà ma andiamo oltre, una volta integrato porta con sé anche e soprattutto i suoi doni. I doni delle persone che presentano il tema del gemello scomparso:
– una profonda connessione spirituale e con il mondo della natura;
– grande empatia e sensibilità verso gli altri;
– doni di terapeuta e guaritore;
– grande creatività.
Cosa fare? Quali Approcci terapeutici usare?
Ottimi risultati si possono avere con le Costellazioni Familiari (leggi l’articolo) o con i laboratori di “Imprinting di nascita” perché questi lavori sono esperienziali, ovvero coinvolgono la persona con tutte le sue parti, nel corpo, nelle emozioni, nell’Anima e danno modo così di integrare e recuperare parti di sé o relazioni che sono state interrotte bruscamente. Riscriviamo nelle nostre membra l’esperienza, recuperando ciò che non è stato fatto allora come un saluto, un ultimo abbraccio, la consapevolezza che ora tutto va bene e non c’è più pericolo. Inoltre, grazie al lavoro esperienziale, tracciamo nuove vie neuronali grazie alle quali possiamo trovare una maggiore quiete interiore e, non tanto cancellare le memorie passate, quanto costruirne di nuove, più funzionali.
“Ricontattare le prime fasi della gravidanza – racconta Alfred Austerman (uno dei “padri” della teoria del gemello scomparso) in un’intervista – quando si era in due e c’era molta armonia e pace, poi arrivare a quando il fratellino se ne è andato e a quel dolore di essere rimasto solo; ricontattare che ora nel luogo in cui è lui è in pace e che non si è mai separati, solo non ci si vede”.
Oggi nelle persone che incontro, noto spesso le caratteristiche che denotano questo tipo di vissuto, ma è anche vero che non è per tutti comprensibile. Anche se sempre più persone si stanno aprendo ai temi dello spirito e dell’invisibile (e anche le ricerche nel campo della psicologia pre e perinatale si stanno rivolgendo sempre di più verso le ferite dell’Anima e dello Spirito, vedi William Emerson e Frank Lake), per molti è ancora importante integrare tutto il vissuto del rapporto con la madre e i genitori in generale, con il partner, i traumi e le ferite infantili.
Dalla mia esperienza ho notato che quando qualcuno comincia a lavorare su dei sintomi, sulle proprie ferite, sulle proprie emozioni o sulle proprie relazioni che creano sofferenza, la strada parte da oggi e va piano piano all’indietro. Lo fa naturalmente; l’ultimo dolore è quello che vuole l’attenzione. Il dolore viene sempre da una relazione, avete mai fatto caso? Visto quello, posso andare a incontrare qualcosa di più antico.
Alcune Testimonianze
Sara: “Ho avuto la possibilità di lavorare sul gemello circa un paio d’anni fa. Mi trovavo in un momento difficile della mia vita, nonostante fossi circondata da affetti e non mi mancasse nulla, continuavo a sentire un gran vuoto dentro, vuoto che non riuscivo a colmare in alcun modo.
Durante un lavoro di costellazione sono stata accompagnata a conoscere così il mio gemello, non saprei ben spiegare quale atto “psicomagico” sia accaduto in quel momento, ma dopo quel lavoro mi sono sentita Ri-sollevata. Nei giorni seguenti la voragine si è colmata d’amore e io mi sono sentita più completa!”
Elisa: “La prima volta che ho incontrato la me stessa prenatale in un gruppo di imprinting ho compreso subito da dove veniva tutta la malinconia che ho sempre sentito nella mia vita. Era una nostalgia di casa, intesa come la casa da dove veniamo prima di nascere. È difficile spiegarlo a parole, ma il percorso che ho fatto mi ha fatto poi sviluppare la curiosità per questa casa Terra, per questa vita della quale sentivo sempre e solo la fatica. Oggi mi sento più piena, più forte e… non mi sento più sola!”
Bibliografia:
– D. Frignani – G. Ghezzi, Dall’essere all’essere qui. La nascita come esperienza, Susil Edizioni
– Verena Schmidt, Venire al mondo e dare alla luce, Feltrinelli
– Cesare Boni, Dove va l’anima dopo la morte, Ed. Amrita
– Alfred Austermann, La sindrome del gemello scomparso, Ed. Amrita
– https://www.youtube.com/watch?v=fnlItxVo6xs (intervista a Austermann)
Articolo della Dott.ssa Romina Gabanini
Dott.ssa Romina Gabanini, Pedagogista e Costellatrice Familiare (Educazione Emotiva e Impronte di Nascita).
Sito web: https://www.romina-gabanini.it/
Fonte: https://www.romina-gabanini.it/lesperienza-del-gemello-scomparso/
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