Il Pensiero si apre alla Visione: dalla “libertà” all’Obbedienza
di Mariabianca Carelli
Nella Visione del destino più alto dell’uomo, quella in cui l’Amore trasformatore è preponderante, le interpretazioni di alcuni concetti quali libertà, spontaneità, obbedienza, pace, tanto usati ai nostri tempi, appaiono, in una visione elevata dell’esistenza, disenergizzati, desacralizzati e “ridotti a misura dell’ego”.
La libertà è spesso per il profano (pro-fanum, che sta fuori del tempio) la gratificazione quanto più ampia possibile dell’ego; si dice, con un’espressione che sembra ispirata alla virtù civica della tolleranza, “La nostra libertà finisce dove comincia quella dell’altro”.
La spontaneità, è intesa come espressione di sé immediata e re-attiva, spesso priva di riflessioni e valutazioni relative al rispetto del contesto, alla sensibilità dell’altro, alla saggezza e all’etica, al rispetto di modelli e valori. Se ne è perso il senso originario opposto, contenuto nell’etimologia: sponte, volontariamente.
Il con-formismo riproduce invece i valori, ma solo quelli comportamentistici e consoni al tempo, privo di riferimenti all’Etica perenne; si ferma alla loro espressione più esteriore e a volte gretta, snervandoli della loro originaria forza vitale.
In realtà, la libertà, e molti altri termini “astratti” come verità, onore, dignità, si ampliano e si nobilitano ad ogni voluta della spirale evolutiva; potremmo dire che sono come “contenitori vuoti” in cui ognuno mette quello che, conseguentemente alla sua personale rielaborazione, gli sembra il valore più alto nella tappa evolutiva in cui si trova.
Per l’uomo sul Sentiero, la Libertà è l’adesione volontaria e lieta alla parte che può intravedere del Piano divino. Tale visione diventa sempre più elevata man mano che egli sacri-fica il suo piccolo sé per realizzare quanto ha intravisto. In sostanza, la sua piccola libertà diventa mezzo di manifestazione sulla Terra della Volontà e del Proposito divini, acquistandone, ovviamente, in ricchezza e dignità.
Il concetto di “libertà” è meglio compreso se collegato a quello di Gerarchia. L’uomo è un microcosmo immerso in un macrocosmo creatore e vivificatore, variamente definito: Cosmo, Natura, Causa Prima, Grande Architetto, Forza suprema, Energia, ecc. In tale macrocosmo, cui noi tutti apparteniamo, percorriamo un cammino a spirale nel corso del quale riviviamo più e più volte esperienze “dello stesso genere” (affetti, dolori, lutti, successi, separazioni, gioie, ecc.) ad un livello sempre più complesso e avanzato; in tal modo raffiniamo e miglioriamo gradualmente le “qualità” della nostra essenza, che portiamo con noi nelle successive incarnazioni.
Il macrocosmo è a sua volta inserito in un organismo ancora più grande, che è il corpo di un Grande Uomo celeste, e così via, in piani di esistenza che ancora non conosciamo. Le entità e gli agglomerati di sostanza sono interdipendenti e gerarchicamente ordinati: il maggiore com-prende (tiene con sé) e sos-tiene (sub tenere, tenere da sotto) lo sviluppo del minore.
La Legge della Gerarchia, che si manifesta nell’intero Universo, indica a ciascuno il proprio ruolo e la propria specifica “meta evolutiva” successiva, liberamente perseguibile. Per l’in-dividuo (entità non divisa) risvegliato, lo svolgimento del suo personale “progetto di vita” coincide con la sua “libertà”. Egli sa che all’uomo dotato di consapevolezza e capacità di amare è affidato un grande, arduo ma meraviglioso Lavoro: sostenere, con l’energia della Mente e del Cuore, il percorso evolutivo del Pianeta; per far ciò è necessario l'”ascolto”: “Parlami dal profondo, mio Dio. Le orecchie dei tuoi servitori stanno ascoltando dall’interiore, mio Dio.” (Hazrat Inayat Khan)
Il Pellegrino sul Sentiero scopre pertanto che Amore e Libertà coincidono alla sommità del monte, avendo compreso che l’atteggiamento costante di oblio di sé e amorevole cura, liberamente e lietamente scelto, “fa fiorire” qualità e potenzialità nel giardino del nostro mondo.
Ogni ri-bellione (re bellum, ricominciare la guerra) dell’ego svanisce; egli scopre allora la necessità della Disciplina (da disco, imparo) per costruire nuove forme-pensiero, da cui origineranno nuovi comportamenti, e dell’Obbedienza (ob audire, dare ascolto), intesa come rispondenza al richiamo dell’anima e adesione al Piano, e, contemporaneamente, intravede la Pace.
Dante Alighieri esprime questo concetto, in un’alta sintesi, quando afferma – nel Purgatorio, cantica della purificazione – che “in Sua Volontate è nostra Pace”. Analogamente si esprime il Maestro Aïvanhov: “Attraverso quest’anima potremo manifestare la nostra potenza… La vera libertà consiste nel diventare uno strumento nelle mani delle entità celesti.” (Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)
Solo in tal modo l’uomo comune diventerà, dopo aver percorso più e più volte le spirali dell’erto Sentiero evolutivo, un “Uomo Perfetto”, che potrà infine davvero partecipare alla più elevata Opera di aiuto al mondo: “Molte migliaia di anni fa, con l’individualizzazione, tu entrasti nel regno umano; in un avvenire non lontano tu lo lascerai per la Porta dell’Adeptato e diventerai un Uomo Perfetto. Allora sarai ammesso alla presenza di quella Fratellanza Bianca che esiste da eternità a eternità: la Grande fratellanza Bianca che aiuta il mondo.” (Maestro Kuthumi)
Tratto da: “Sul Sentiero III – L’aspirante e l’alchimia interiore” di Mariabianca Carelli
Ringraziamo l’autrice per averci inviato questi meravigliosi scritti. (Ne seguiranno altri…)
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