Ho Vissuto molte Vite…
di Matteo Gazzolo
Confesso che ho vissuto molte vite… Non una. Lasciatevelo dire da uno che conosce bene la morte: il peggio per chi compie il male viene dopo…
Sono stato chiuso in una cella con un numero tatuato sul braccio, ero un bambino e non ho capito che sarei morto di lì a poco passando per il camino di un forno. Sono stato vasaio in Galilea e ho visto il Cristo morire senza neppure sapere chi fosse e quel giorno mi hanno ucciso. Ho spaccato pietre in un paese di cui non ricordo il nome, e ho perso la vita perchè una corda tesa allo spasimo si è spezzata all’improvviso. Sono stato una giovane pescatrice in un lontano paese freddissimo e sono morta dissanguata da un taglio alla mano che mi sono procurata da me. Ho camminato strade di campagna per decenni, nascondendo il mio nome per non far sapere che vedevo il futuro.
Sono morta su un rogo riservato agli eretici per mano di un giovane monaco pietoso, che mi ha affondato un pugnale nel cuore per non farmi soffrire nelle fiamme. Una volta ho ucciso un bambino con una pietra pesante, per salvarlo dalle fauci di una bestia feroce che lo avrebbe straziato. Sono stato torturato fino alla morte, a calci e a pugni, finche non sono divenuto come un sacco vuoto che ha lasciato una lunga striscia di sangue sul pavimento. Sono stato una prostituta in un bordello di un paese africano, dove danzavo senza neppure sapere cosa stessi facendo, sotto l’effetto di una droga che rendeva idioti e felici. Ho attraversato un deserto due volte a distanza di trenta anni, per recare una gemma a un maestro che non ho mai incontrato.
Ho vissuto come un servo silenzioso, avevo le mani forti e la coscienza ottusa, fedele e impotente davanti a un padrone che mi picchiava senza che io mai reagissi. Sono stato felice cibandomi di frutta e radici, vestito di pochi stracci, in una contrada dell’India più remota. Sono stato un soldato disertore, perché ero stanco di uccidere con la spada gente inerme e innocente, e mi hanno impiccato alla trave di una stalla. Ho pulito per tutta una vita i cavalli di un signore pietoso e potente, del quale non ho quasi mai sentito la voce. Ho strisciato per terra come un mendicante disperato, corrotto dalla lebbra nell’adolescenza. Ho lanciato grida folli di guerra, e mi sono dipinto il corpo e i capelli col fango per andare ad uccidere i nemici della mia tribù. Ho cantato strofe in rime delicate, alle dame di un castello che fu poi decimato dalla peste e invaso dai topi.
Ho navigato più volte sui mari di mezzo mondo, più e più vite, lo ricordo bene, a volte pescando, a volte rubando, a volte facendo la guerra, a volte lavando il ponte mentre i comandanti parlavano dei loro grandi affari. Ho coltivato la terra, ma non ne ho mai posseduta, l’ho solo spostata, rialzata, arata, zappata. Ho fatto pure il becchino e quella fu una vita tranquilla e singolare, perché a quel tempo tutto il paese aveva una grande paura di me, senza che io facessi null’altro che apparire davanti alla gente. Sono stato corrotto e sono stato corruttore, ho tradito e sono stato tradito, ho rubato e sono stato spogliato di ogni mio bene, ho amato, gioito, goduto e ho riso migliaia di volte.
Ora vi chiedo: credete davvero che gli eventi presenti possano farmi una qualche seria paura? La censura, l’odio, l’invida, l’antipatia che mi sento riversare addosso ogni giorno, bene, l’ho costruita io stesso in molte di queste mie vite ed ora la sto vedendo, la sto scontando, la sto subendo, la sto assaporando con tutta la mia desta coscienza. Ma non odio nessuno, non auguro il male a nessuno, non penso che vada punito in alcun modo nessuno di chi non è d’accordo con me, di chi mi colpisce alle spalle, chi mi toglie i diritti, chi mi toglie il lavoro (da oltre un anno e mezzo ormai… è finita così… ), chi mi toglie la parola.
No, non vanno puniti, no, “nessuno è colpevole” come dice Shakespeare, credetemi, loro si stanno già punendo da soli, molto più duramente di quanto io stesso potrei mai pensare di punirli. Loro stanno facendo il male perché sono ciechi, sono sordi, sono così occupati di se stessi, delle proprie paure, delle proprie cose, del proprio possesso, del proprio corpo, del proprio ego impaurito. E saranno loro stessi a voler mettere tutto in ordine; una volta morti, vorranno tornare qui sulla Terra per farlo, ma dovranno prima capire che cosa è passato nelle anime di tutti quelli che hanno distrutto con la loro follia. Lasciatevelo dire da uno che è morto tante volte e ricorda tutto.
Io so cosa succede, so dove andiamo, come ci sentiamo, cosa passiamo dentro di noi e so quanto è dura e faticosa la strada per tornare quaggiù sulla Terra, il teatro più bello dell’universo, l’unico luogo esistente dove possiamo vivere con la libertà, e scegliere se fare il bene, se ascoltare chi soffre, o far finta di non capire e pensare alle cose che premono solo a noi stessi.
Lasciatevelo dire da uno che conosce bene la morte: il peggio per chi compie il male viene dopo, perché loro stessi vorranno con tutto il loro essere “riparare”, ma non potranno, da lassù non si può, bisogna tornare qui sulla Terra e, credetemi, il biglietto per rinascere non è affatto gratuito, non si nasce per caso, mai, si lotta invece per tornare a vivere qui, si lotta per lunghissimo tempo.
Non ho alcun interesse a scrivervi altro, e neppure a leggere ancora le troppe sciocchezze che ho letto fin qui. No, non ne vale la pena, ci si fa solo il sangue cattivo, si beve il veleno che uomini malvagi spargono adesso a piene mani nei cuori di miliardi di persone in tutto il mondo. Non è saggio accostarsi al loro calice e bere senza coscienza tutto questo veleno di morte.
No, lo lascio volentieri a chi ne ha bisogno, a chi si nutre di scontri e di odio, a chi è felice di dire che gli altri sono cattive persone solo perché non gli riconoscono quello che essi vogliono per se stessi. Vi lascio in questa patria del veleno e dell’odio, perché non mi serve berne ancora, sto già soffrendo abbastanza, senza un soldo che mi entra in tasca da un anno e mezzo (vorrei vedere voi), senza prospettive, ricattato e insultato ogni volta che esco di casa.
Morirò anche stavolta, credetemi, come tutte le altre volte che sono vissuto, come tutti voi altri che ancora non avete capito il dono prezioso di poter “aiutare l’altro”, invece di dirgli “ti sta bene, peggio per te, potevi pensarci prima”. Chi lo fa, si sta condannando da solo, perché subito dopo essere morto (e non si sfugge…) sarà egli stesso il proprio inflessibile giudice.
Non ci sarà nessuna punizione, solo il ritorno dell’equilibrio di tutte le cose. Potranno volerci altre vite, certo… tre, quattro, dieci, chi può dirlo, dipende da quante ne abbiamo già vissute e da quanto sappiamo comprendere oggi, adesso, il male che facciamo agli altri.
Altro non resta da dirvi se non… amatevi, se avete coraggio, amatevi come potete, amatevi con le forze che avete per farlo, ma, fate bene attenzione a questo, amate il tizio che non vi piace, quello che vi sta antipatico, amate quello diverso da voi, perché “dopo” conta solo quanto siamo riusciti ad amare davvero, non noi stessi, mi dispiace tanto, non le nostre cose, il nostro corpo, i nostri desideri, ma ad esprimere quell’amore più difficile, quello degli eroi e dei santi, quello che si dona agli altri… a quelli che non ci servono e dai quali nulla ci viene in cambio… conta solo quanto di “questo” amore per gli altri abbiamo davvero saputo vivere.
Buona fortuna a tutti voi, a tutti noi, buona fortuna allo spirito eterno che vive in ognuno (o quasi) degli abitanti del meraviglioso pianeta Terra.
Articolo di Matteo Gazzolo – artista, attore, insegnante di recitazione, musicista, scrittore
Fonte: https://sfero.me/article/ho-vissuto-dopo-mese-censura
Bellissimo testo. poesia in prosa che scorre come fiume verso il mare che è amore. Tante vite per scoprirsi liberi di amare, e demiurghi, creatori capaci di donarsi perché solo donando se stessi si crea e si è davvero felici.