Sperimentazione Sociale ed Esaurimento della Narrazione Pandemica
di Zory Petzova
Ci troviamo all’interno di un doppio esperimento. Il primo è un esperimento farmacologico. Il secondo esperimento è di ingegneria sociale e consiste nel valutare la soglia massima di sopportazione della popolazione rispetto alla compressione della libertà.
“Ci troviamo all’interno di un doppio esperimento. Il primo è un esperimento farmacologico. Su questo ci sono pochi dubbi, se persino un dirigente della Bayer qualche giorno fa ha candidamente ammesso che senza la ‘pandemia’ sarebbe stato impossibile fare accettare alla popolazione l’inoculazione di terapie geniche di nuova generazione. Il secondo esperimento è di ingegneria sociale e consiste nel valutare la soglia massima di sopportazione della popolazione rispetto alla compressione della libertà (necessaria per avvicinarci al modello di società cinese che risulta più competitivo economicamente).
Dunque, quando finirà l’esperimento? Quando si raggiungerà la soglia massima, il punto di rottura. Ne consegue che tanto più la popolazione sopporterà, tanto più l’esperimento verrà prolungato“. (Marco Pelizza, giornalista)
Possiamo dire che il format colossale della pandemia illustra e attesta la validità di una buona parte dei più importanti esperimenti di psicologia sociale, condotti nel secolo scorso, a cui l’attuale evento aggiunge delle peculiarità che per fallacia e perversione non hanno precedenti nella storia.
L’oramai familiare a tutti “Finestra di Overton” è in via di espletamento, non prima però del materializzarsi su larga scala dell’Esperimento di Asch sul Conformismo, che evidenzia come i soggetti, in condizioni di pressione di gruppo, mostrano scarsa fiducia nei propri giudizi e diventano accondiscendenti al parere degli altri, assunto a priori come più attendibile. Dopo aver interrogato alla fine dell’esperimento gli studenti partecipanti, Asch arriva alla conclusione che ci sono degli individui che, anche qualora non dovessero dubitare nella propria percezione, preferiscono conformarsi alla maggioranza per non essere stigmatizzati come devianti, perché in sostanza questi soggetti vogliono che gli altri si creino una buona impressione di loro, cioè mettono al primo posto il bisogno di approvazione sociale perché hanno paura di sentirsi socialmente esclusi, e quindi sono disposti a mentire agli altri e a sé stessi.
Angoscianti analogie ci sono con l’esperimento dichiarato “il più sconvolgente nella storia”, che è quello della Prigione di Stanford, condotto da Zimbardo, dove i partecipanti (studenti universitari) vengono divisi in guardie carcerarie e prigionieri. Il calarsi nel ruolo delle guardie rende gli studenti talmente aggressivi e crudeli che una gran parte dei prigionieri, benché prigionieri per finta, dopo pochi giorni di maltrattamenti e stress iniziano ad accusare disturbi depressivi gravi, confusione mentale, attacchi di panico e di ira, tanto che i ricercatori rimangono inorriditi e interrompono l’esperimento.
Lo stesso Zimbardo dichiara che, anche egli, una volta entrato nella parte, ha iniziato a ragionare come il direttore della prigione e non più come lo psicologo della ricerca. Questo caso dimostra e spiega, anche nel contesto dell’attuale divisione sociale, come persone apparentemente brave/per bene, una volta calate in determinate funzioni o ruoli professionali, possono essere indotte a comportarsi in modo malvagio, applicando con veemenza regole e norme che formalmente sono approvate dalla legge.
Di altrettanta attualità, nonché crudeltà, è l’esperimento sull’Obbedienza all’autorità, condotto da Milgram, con cui si è mirato a capire fino a che punto le persone si sarebbero spinte nell’infliggere punizioni dolorose attraverso scosse elettriche a un innocente (un collaboratore che doveva fingere il dolore), sotto il comando di persone che rappresentavano le autorità (altrettanti collaboratori) e che dovevano impartire gli ordini ai partecipanti.
Contrariamente alle aspettative di Milgram, quasi tutti i partecipanti si sono spinti fino al massimo consentito della scarica elettrica, senza fermarsi di fronte alle urla strazianti della vittima e nemmeno quando questa accusava problemi cardiaci, seguendo fino in fondo gli ordini delle autorità. Il sesso è stato irrilevante nel mantenere una condotta sadica; tutti sono stati informati e avvertiti ripetutamente sul reale pericolo fisico (per fortuna fittizio) della vittima.
Lo studio di Milgram parte con il presupposto di indagare sul motivo che aveva spinto tanti nazisti a compiere delle atrocità sotto il comando dei loro superiori, ma presto egli si accorge che questo principio di obbedienza all’autorità è celato in ogni (o quasi…) essere umano: conformarsi agli ordini calati dall’alto porta dei vantaggi, anche quando si tratta di ordini assurdi, in quanto il vantaggio è che, una volta riconosciuta l’autorità, l’individuo esegue un’azione senza preoccuparsi di pensarci sopra, credendo che questa sia la cosa più giusta da fare.
Sono calzanti diversi altri esperimenti, inclusi quelli fatti su animali, come Il Cane di Pavlov, utile a spiegare il riflesso condizionato della mascherina, oppure l’esperimento dei ratti annegati di Richter, cinicamente chiamato “Resilienza e potere della speranza”. Ma quello particolarmente illustrativo della situazione attuale, è senz’altro lo studio sulla “Dissonanza cognitiva di Festinger”.
Festinger parte dalla tesi che, a differenza degli animali, il cui comportamento si basa sullo schema stimolo-risposta, l’essere umano aspira a una coerenza interiore che va oltre l’automatismo dei riflessi condizionati. Nel momento in cui la mente umana percepisce una incongruenza, o una disarmonia, fra le proprie credenze e idee, e le evidenze empiriche della realtà, il soggetto cade in uno stato di contraddizione conoscitiva. La così creatasi tensione, spinge la mente ad elaborare atteggiamenti e strategie con cui dissimulare tale contraddizione che è fonte di malessere.
Un classico esempio è quello del credente religioso che attribuisce ogni accadimento favorevole, come potrebbe essere una guarigione o una coincidenza fortunata, alla volontà divina, mentre gli eventi tragici e nefasti, che colpiscono esseri innocenti, vengono attribuiti all’imperfezione della natura umana e alla necessità di superare delle prove di fede richieste dalla stessa entità divina. La stessa logica viene applicata anche alla vaccinazione: se l’epidemia dovrà scemare o estinguersi, sarà grazie alla vaccinazione, se invece la situazione dovrà complicarsi, sarà colpa di altri fattori.
Dunque, nell’esperimento condotto da Festinger/Carlsmith i partecipanti studenti vengono divisi in due gruppi, dove ad entrambi i gruppi viene imposto di raccontare ai propri compagni una bugia, con la differenza che al primo gruppo viene assegnato un dollaro a persona, mentre al secondo 20 dollari a persona.
Nella prima fase gli studenti dei 20 dollari si mostrano molto più abili a persuadere i propri colleghi, mentendo con più naturalezza, mentre gli studenti da un dollaro si mostrano più tesi e non a proprio agio nel dover raccontare una bugia. Tuttavia, nella seconda fase, dove a tutti i partecipanti viene richiesto di esprimere la loro reale valutazione dell’esperienza su cui hanno dovuto mentire, i soggetti dei 20 dollari dichiarano la verità, mentre quelli da un dollaro riconfermano la bugia. Questo perché, mentre per i retribuiti si era instaurata una simmetria fra azione e motivazione (mentire per una ricompensa), per gli studenti di un dollaro il fatto di aver mentito per così poco ha creato un senso di vergogna, per cui i soggetti hanno voluto evitare qualsiasi prova che avesse potuto ricordargli questo disaggio, cercando di auto-convincersi che la bugia che hanno raccontato fosse la verità.
Questi raffinati meccanismi della psicologia motivazionale spiegano perché, nel contesto della propaganda vaccinale, una gran parte degli attivisti che non hanno alcun interesse economico a portarla avanti, si mostrano perfino più zelanti e convinti dei professionisti addetti alle varie funzioni, reiterando di continuo i propri errori.
Tutto il comportamento si modella in modo da evitare situazioni e/o informazioni che potrebbero intensificare il senso di dissonanza, ricucendosi addosso una rappresentazione della realtà rassicurante ma falsa. Nello stesso modo in cui nell’attuale contesto viene propagata la narrazione moralista di vaccinarsi per il bene comune, o per bloccare i contagi, quando sia le evidenze empiriche che gli studi accademici parlano nel senso opposto.
Per spiegare la sorprendente attitudine al terrore emergenzialista di una gran parte delle persone, è stata elaborata la teoria della programmazione predittiva mediatica, secondo cui attraverso film di fantascienza le maggioranze sono state preparate in modo subliminale allo svolgimento realistico della pandemia. In altre parole, si ha a che fare con i meccanismi dell’auto-avverarsi delle profezie, oggetto dello studio sperimentale di Rosenthal. Così come sono molto indicativi e interessanti gli studi sulla “Mass Psycogenic Illness”, sul cui fenomeno c’è un recentissimo studio accademico contestualizzato proprio alla pandemia, che merita una considerazione a parte.
Nel loro insieme, gli esperimenti dimostrano quanto la coscienza e il comportamento umano siano facilmente plasmabili, soggetti alla pressione sia del gruppo che delle autorità: gruppo e autorità hanno lo stesso peso nel condizionamento mentale e nella soppressione di quella voce interiore che è la consapevolezza e che, essendo fondata sull’istinto, è l’unica fonte autentica di conoscenza del proprio io e di ciò che è bene per noi, indipendentemente dagli altri.
Gli esperimenti rivelano anche un altro aspetto. Il già strutturale difetto della nostra percezione cognitiva, che diluisce il confine fra finzione e realtà, e rende del tutto relativi anche il bene e il male: sembra che non esista un’essenza umana identificabile nel bene per default, ma una cieca volontà di auto-affermazione che assume forme ed espressioni, a seconda del ruolo sociale e del linguaggio con cui viene investita, dove l’investitura del potere di decidere sulle vite degli altri genera quasi sempre degli effetti devastanti, per quelle stesse vite.
La pandemia è nuova per le dimensioni dell’esperimento che costituisce, ma non ha nulla di nuovo da svelarci, né sull’uomo né sul potere. Anzi, una società senza le strutture del potere – politico ed istituzionale, forse sarebbe l’unico esperimento che ancora valga la pena di fare, e che potrà aggiungere qualcosa di inedito e sorprendente all’anomala matrice umana. “La banalità del male” e l’efficacia delle dittature e delle distopie orwelliane hanno già esaurito ogni potenzialità narrativa.
Articolo di Zory Petzova
Fonte: https://vcomevittoria.it/sperimentazione-sociale-ed-esaurimento-della-narrazione-pandemica/
Visto su: https://www.luogocomune.net
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