Viva la Guerra
di Lorenzo Merlo
Possiamo girarci intorno. Possiamo aver paura di parlarne. Possiamo credere che le cose stiano diversamente. Possiamo convincerci dell’assurdità che comporta. Possiamo perfino dire che la storia insegna per sottoscrivere che la guerra è male. Ma, liberi da ideologie e dal loro ontologico moralismo, la sola osservazione possibile che possiamo fare sulla storia è che essa, certamente, si ripeterà.
Non è vero che la cosa sola certa è che moriremo. È di pari verità che, finché gli uomini si identificheranno nei sentimenti che provano, la storia si ripresenterà nell’eterno ritorno dell’identico. La storia è sentimento e i sentimenti sono solo due. Se non escogitiamo come fare per divenire amore, l’equilibrio, per quanto momentaneo, ce lo renderà solo l’odio.
Non c’è pace in territorio di pace. La pace richiede la consapevolezza e la pratica dell’evoluzione spirituale. Diversamente, quella ottenuta per consuetudini morali, è falsa. Vera perché non impiega le armi che condanna. Ma falsa perché ne impiega di ogni altro tipo. La progressiva coercizione dei pensieri, dei diritti, messa in campo da anni, ne è un campione esistente.
In ogni caso, volendo insistere a realizzare la pace a mezzo di modalità morali, si autogenerano i mezzi per mantenere fede all’intento buonista. Tutta la violenza si riversa nello spettacolo. Ma la violenza non è soppressa, semmai compressa. E lo spettacolo, come anticipatoci dal situazionismo e da Guy Debord, diviene la realtà. Tuttavia, nel gioco delle tre carte, la sostituzione dell’autentico con il fittizio imbambola i pensieri e il razionale, ma non riesce a stravolgere i cuori. In quest’ottica, anche il bromurico intento del pensiero unico non avrà che vita limitata, nonostante il suo riflesso pacificatorio.
Così, come sale la coercizione che passa come giusto canone della struttura identitaria del Sociale, sale anche l’esigenza di guerra, di applicazione della forza. La ratione, dominata dalla morale, lo nega, mentre il cuore, comunque vada, lo esprime. Il sempre florido mercato/consumo di violenza fittizia ne è espressione.
Oltre a quanto detto, tra le brevi considerazioni che si possono considerare sul tema pace/guerra ce n’è un’altra. Non è minore delle precedenti. Né è la base. Si tratta della stabilità dell’uomo. Tutti siamo stabili se all’inseguimento di uno scopo, anche risibile, nei giorni e nel tempo. In quel mentre, possiamo distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato. Privati della carota, come asini ci fermiamo in balia di forze superiori alla nostra inconsistenza.
Se ciò è vero, è vero che le grandi calamità hanno il potere di tenere viva la nostra attenzione allo scopo della sopravvivenza, del ritorno alla normalità. Si vive il senso dell’autostima, derivante dalla soddisfazione di essere in corsa per qualcosa che riteniamo sia importante. Anche la guerra rientra nel novero delle calamità.
Se deprecabile, per tutti i motivi che chiunque può elencare, di fatto è anche salutare a causa di quanto detto. E se fin qui si tratta, in parte, di un discorso astratto, totalmente realistica è invece l’osservazione della crescente alienazione, quindi malessere e squilibrio, di tutti noi.
Razionalmente, andiamo a giocare a calcio, andiamo a scalare e andiamo al cinema, portandoci la consapevolezza di realizzare una passione, ma meno quella di scaricare le tensioni sottili ma permanenti che una vita senza creatività tende a produrre. E non si tratta di dire “ma io sono creativo”. È più forte e fa più testo l’ambito in cui viviamo. Che è un ambito totalmente orientato alla mortificazione delle potenzialità umane.
Tutt’altro epilogo dal viva la guerra si otterrebbe con la consapevolezza incarnata, non solo intellettualmente colta, che tutte le forme della storia sono caduche. Ruoli, idee, ideologie, passioni, battaglie, tradimenti, ingiustizie sono occupazioni risibili e più, se assunte identificandocene. Una presa di distanza dalle forme che via via le circostanze ci invitano a prendere, diviene possibile attraverso la modalità evolutiva.
È il disincanto da consuetudini e ideologie la nuce dell’alienazione e dei suoi malesseri nichilisti, vuoti pieni di proto-feticci, surrogati di vita vera, oggetti inermi che, per un po’, animiamo e che ci animano, ma a scadenza certa ed improvvisa. Non si tratta di non credere più in niente – degrado disponibile solo in ambito alienato – ma di divenire via via meno vulnerabili, ovvero di vivere un’esistenza più centrata, meno portatrice di malessere, più libera dai vincoli consuetudinari e creatrice, sola medicina antialienazione.
Diversamente, solo la guerra ci salverà.
Articolo di Lorenzo Merlo
Fonte: fisicaquantistica.it
Libri di Lorenzo Merlo:
Sul fondo del barile
Primiceri Editore, Ottobre 2018
Un libro forse solitario che prova a fare il punto sulla situazione attuale, sul sincretismo tra Tradizione e Scienza quantistica, per sostenere come la via verso consapevolezza si stia facendo strada nella cultura occidentale un tempo solo materialistica. E per fare presente che anche in un momento di degrado generale possiamo trovare la linfa per compiere un passo verso ciò che i buddhisti chiamano liberazione dal ciclo delle reincarnazioni. Ovvero un passo evolutivo per avvicinarci alla realizzazione di sé e perciò di una società più corrispondente a quella che tutti abbiamo in mente.
Senza dire Io
Vivere, parlare, pensare Senza dire Io – Interviste a uomini come noi
Postfazione Paolo Lissoni – Primiceri Editore, Marzo 2021
Il libro si compone di due interviste a Paolo D´Arpini e Marco Baston, nonchè della Postfazione di Paolo Lissoni. Tre uomini per altrettante ricerche umanistiche di forma fortemente diversa tra loro, ma di sostanza identica, in quanto relativa all´evoluzione individuale/sociale.
AFGHANISTAN
Fede cuore ragione.
Victoryproject book, Milano, 2011
È un libro fotografico. Dedicato soprattutto ai sentimenti. Storie di persone che l'empatia sa riconoscere da ogni sguardo.
È un libro pieno di domande. La verità della fotografia fino a quando non mente? Che accadrà dopo il 2014, la data della ritirata della forza internazionale? Quanto il movimento talebano ha interessi internazionali? La natura dell'islam può essere avvicinata da un miscredente? Sono esistiti progetti di comunicazione per promuovere la centralità dello Stato? C'è qualcosa che possiamo sapere oggi, ad anni di distanza dai fatti, sui sequestri Torsello e Mastrogiacomo? Un mea culpa occidentale avrebbe un peso geopolitico? La democrazia è un valore da affermare con la forza? C'è un'unica realtà o ce ne è una di rubik dove ognuno ha diritto al lato che lo rappresenta? La guerra è un fatto in mano alle lobby o può vantare significati umanitari? Pulizia etnica e razzismo pasthun sono un delirio hazarà o corrispondono a dati di fatto? Quanto un fotografo sa di provocare una realtà piuttosto che un'altra spostando anche di poco il rettangolo dello scatto?
Essere Terra
Viaggio verso l’Afghanistan
Prospero editore, Milano, 2019
Un viaggio verso l’Afghanistan. “Verso”, perché non era possibile essere certi di arrivarci, entrarci, percorrerlo e uscirne: dal 1979, anno dell’invasione sovietica e inizio delle guerre tuttora in corso, pochi o nessuno avevano pensato e realizzato l’idea di raggiungere Kabul in solitaria, guidando un mezzo personale e attraversando Balcani, Turchia e Iran. Essere Terra non è solo un libro di viaggio. Oltre allo scorrere di descrizioni di uomini e paesaggi, caratteri e convenzioni, Merlo segue le tracce di Annemarie Schwarzenbach, Ella Maillart e Nicolas Bouvier attraverso le loro opere, scritte lungo la stessa “central route” percorsa in questo libro. Così l’autore ha voluto celebrare quei pionieri “così utili per comprendere l’Europa e l’Asia, così attuali da far impallidire i diplomatici di oggi” con una narrazione ricca di senso critico, considerazioni e riflessioni di carattere storico e sociologico.
Essere Terra
Un viaggio di ricerca
Prospero editore, Milano, 2020
Degustare è la parola. Degustare apre a evocazioni ed emozioni a cui la voracità del consumo non ha accesso. Essere Terra – un viaggio di ricerca richiede al lettore il desiderio di degustare. Molti segreti lo richiedono per emergere dal fondo melmoso dei luoghi comuni, per raggiungere la superficie dell’evidenza e strabiliare nuovamente la normalità del quotidiano. Solo degustando si sale in macchina con l’autore, solo allora i paesaggi si ricompongono. Dal 1979, anno dell’invasione sovietica e inizio delle guerre tuttora in corso, pochi o nessuno avevano pensato e realizzato l’idea di raggiungere Kabul in solitaria, ma Essere Terra non è solo un libro di viaggio. Oltre allo scorrere di descrizioni di uomini e paesaggi, caratteri e convenzioni, Merlo segue le tracce di Annemarie Schwarzenbach, Ella Maillart e Nicolas Bouvier attraverso le loro opere, scritte lungo la stessa “central route”.
Senzala guerra la vita sarebbe noiosa. Non avremmo l’occasione di misurare i limiti delle nostre capacità di reazione e di sopportazione. Le provocazioni odierne ci
offrono l’opportunità di lottare e di reagire,in altre parole di sentirci vivi