Senso di Impotenza Appreso tramite Bombardamento Mediatico
di Andrea Di Cesare
Al senso di potenza appreso tramite la tecnologia, fa da contraltare il senso di impotenza appreso tramite bombardamento mediatico.
L’Essere Umano è guidato anche nell’apprendimento da fattori inconsci e subliminali, e quindi inconsapevoli. E il condizionamento che passa attraverso i media di massa sta creando in vitro una Società amorfo-passiva incapace di scelte e azioni consapevoli.
Spingendosi troppo fuori di sé, l’Essere Umano ha perso il contatto col proprio Sé. Ha perso il contatto con la Madre Terra, con l’appercezione magico simbolica che, nelle età precedenti, lo univa al Cosmo, da cui traeva la propria identità e il senso del proprio agire, del proprio destino, la propria Potenza. Quello che ne consegue, è solitudine, spaesamento: angoscia.
Questo per dire che anche l’Impotenza è un quid che si può apprendere tramite condizionamento, e che allontana sempre di più l’Uomo dalla Natura (oltre che dalla propria natura). Una natura che – prima dell’avvento della Civiltà Industriale – si abbeverava alle fonti della Famiglia e del Gruppo d’appartenenza, dei cicli naturali e della sapienza agricola, nel solco di una tradizione millenaria che viveva della circolarità più che della linearità (passaggio dal Paleolitico al Neolitico). Lontano dalla fonte di lunga vita, assicurata dal Tempo Circolare, l’Uomo ha appreso la propria sconfitta, la propria Morte, la propria Impotenza, scordandosi del Cosmo e della Natura.
Ma, venendo ai tempi più recenti, l’ultima spallata alle sue antiche sicurezze, alla sua Potenza innata, gli è stata data dalla “cultura” di massa e dai media di potere, dal potere informativo e da quello tecnocratico, capaci di indurre un “senso di impotenza appreso”.
Il senso di impotenza appreso, rientra nella casistica delle nevrosi apprese (Ezio Sanavio, Le nevrosi apprese – Franco Angeli, 1981) indotte intenzionalmente (in animali ed esseri umani) mediante il condizionamento operante scoperto da Burrhus Frederic Skinner, erede di Pavlov.
Per generare una nevrosi appresa, gli sperimentatori possono avvalersi di azioni quali: impartire ordini contraddittori (come, ad esempio, ordinare a un cane di prendere una pallina e, quando la sta per prendere in bocca, di non farlo), impartire stimoli equivoci o stimoli incomprensibili (leggere un libro a un cane), pretendere da un uomo che impari concetti contraddittori o incomprensibili, ecc…
Nel 1967, Martin Seligman sperimenta in laboratorio il senso di impotenza appreso, o rassegnazione appresa, prendendo un cane, bloccandolo nei movimenti, e somministrandogli scariche elettriche: il cane tenta di scappare, senza poterlo fare. Successivamente, reso libero nei movimenti, gli si somministrano altre scariche elettriche: il cane abbozza una fuga, ma poi vi rinuncia e subisce tutte le altre scariche (che barbarie… – nota di fisicaquantistica). Questo semplice esperimento, dimostra che il cane (alias Essere Umano) si fissa in una condizione esistenziale in cui si abitua a vivere i propri sforzi come inutili, a ritenersi impotente e senza via di scampo. Analoghi esperimenti sono stati condotti successivamente sugli esseri umani, con analoghi risultati.
L’animale Uomo, non tanto diversamente dal cane, posto di fronte a simili stimoli, sviluppa una condizione depressiva, di stasi o blocco che non lo fa reagire allo stimolo. In ambito umano, esistono situazioni non di laboratorio, ma situazioni bloccanti per la libertà di reazione individuale, come l’esercito, la scuola, la prigione, i conventi, i manicomi, quei luoghi che vanno sotto il nome di Istituzioni Totali.
Ma non dobbiamo, in questa sede, scomodare le dittature, o le Istituzioni Totali, per analizzare nell’Uomo contemporaneo (nel cittadino) la rassegnazione appresa nella nostra Società; dobbiamo osservare il processo di logoramento morale, di stress cronico (ansia, tensione, rancore) demolitorio della fiducia e della speranza, anche nelle nostre città, nelle nostre strade, nelle nostre case, ecc…: ci può dare fastidio osservarlo nei fatti, ma nel mondo occidentale odierno è in atto una gigantesca campagna mediatica che – con notizie e immagini di atrocità continue, assassinii, stupri e brutalità assortite, annunci di stati emergenziali spesso ingigantiti nei numeri (o non esistenti affatto – nota di fisicaquantistica), ecc… – rende le persone assuefatte a tutto ciò, e a sentirsi impotenti, in quanto ne viene spenta la capacità di reazione emotiva. Il Potere ottiene, tramite la rassegnazione, l’acquiescenza e l’obbedienza (come abbiamo già spiegato), e abitua la cittadinanza a subire i più svariati soprusi e forme di illegalità da parte della casta politica e burocratica.
Eppure, il Potere (alias casta politica) azzerando i limiti e concedendo ogni trasgressione, compie un’operazione compensatoria del senso di impotenza appreso: non annulla quest’ultimo, ma si limita a incapsularlo in un transitorio stato di coscienza modificato, che fa superare per certi periodi l’impotenza appresa, e dà al cittadino l’illusione di stare bene.
La forma Societaria dell’oppressione assume un aspetto diverso, viene più accettata e in taluni casi ricercata, tuttavia la repressione continua ad agire e a connotare la reale mancanza di libertà del cittadino, anche in quei topos istituzionalizzati che sono i luoghi e i momenti di svago.
L’impotenza, negli strati profondi della psiche, permane e resta così insediata. In modo tale che la governance possa continuare con le proprie misure repressive e restrittive senza che il cittadino si ribelli: come già spiegato, Questa forma di compenso serve a rafforzare il governo che la consente, e le istituzioni che somministrano il compenso (Herbert Marcuse, Prefazione alla edizione paperback di Eros and Civilization – Vintage Books, New York, 1962 – in Giovanni Jervis, Introduzione a Eros e Civiltà – Einaudi, 1968).
Infatti, un mondo che si presenta in tale prospettiva ribaltata, è capace di generare in chi lo abita il sentimento della propria vittoria sulla Morte, sui limiti, sugli antichi divieti, un sentimento che genera anche il bisogno di rifugiarsi nel materiale e nell’individuale, a danno dello spirituale e del collettivo. Questo è il risultato voluto dal Potere (dividere, creare conflitto fra gli individui, competizione scriteriata che sfalda il collante sociale e la solidarietà), fautore di teorie meccanicistiche e atomistiche, che vedono nella collettività la risultante dell’attività di una moltitudine di atomi disuniti e in caotico movimento.
Se la trascendenza dava in passato ordine sociale e verticalità gerarchica, l’atomismo è incline a una visione della società pervasa da entropia, caos, mancanza di gerarchie. Quest’ultima visione è più che mai aderente agli scopi impliciti dell’agire tecnico-scientifico, alleato del mondo capitalistico-finanziario.
Dalla solidarietà verticale, che si è frantumata, siamo approdati all’uomo intercambiabile, senza specificità individuali. A quest’esito contribuiscono anche l’edonismo e il consumismo, e il tramonto delle grandi ideologie, in favore di un’eguaglianza anomica, amorale, depersonalizzante e deresponsabilizzante, che diviene oggetto di una governance distante dal tessuto sociale, se non del tutto staccata.
Stiamo assistendo alla cancrena dell’ordine sociale, con lo smantellamento di ogni metafisica – anche di quelle “laiche” e non necessariamente religiose – e l’affermazione di un pensiero razionale-scientifico/ragionieristico che compromette la suggestione di ogni verticalità.
Il progresso può rovesciarsi in regressione. La partecipazione sociale sempre più estesa, corrisponde a una interiorità sempre più ristretta, con un crescente indifferentismo morale che consiste in una rinuncia alla parte svolta dalla coscienza privata.
Viviamo di fatto in una dimensione governata dalle macchine. Nella quale anche noi siamo macchine o atomi, governati da Leggi meccanicistiche – oggi diremmo algoritmi. Numeri e contabilizzazione hanno preso il posto di antichi valori trascendenti, nel metodo decisionale di Governi ragionieristici in mano alla finanza, che mettono fuori gioco l’empatia e la coscienza morale: due fondamentali moderatori del comportamento decisionale, che impediscono che l’Uomo tratti l’Uomo come cosa.
Riferimenti: “Le nevrosi apprese” di Ezio Sanavio e Franco Angeli, 1981
Articolo di Andrea Di Cesare
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