Trascendere la Realtà dell’Essere
di Abraham Joshua Heschel
L’avanzare della civiltà comporta quasi necessariamente il declino del senso di meraviglia. E questo fatto costituisce un sintomo allarmante del nostro stato d’animo.
L’umanità non perirà per mancanza d’informazione ma per mancanza di apprezzamento. L’inizio della nostra felicità sta nel comprendere che una vita senza meraviglia non vale la pena di essere vissuta.
Tutti i pensieri e i sentimenti che riguardano il mondo tangibile e conoscibile non esauriscono l’infinito anelito che si agita in noi. La ragione, esplorando le leggi della natura, tenta di decifrare le note ma non afferra l’armonia; il senso dell’ineffabile, invece, ricerca il canto. La nostra percezione è come ascoltare una lingua straniera: percepiamo i suoni, ma ci sfuggono i significati.
Abbagliati dalle brillanti conquiste dell’intelletto nella scienza e nella tecnica, siamo stati indotti a crederci padroni della terra e a considerare la nostra volontà come l’estremo criterio di ciò che è giusto e sbagliato. Coloro che tengono più alla realtà che all’informazione, coloro per i quali la vita è più importante dei concetti e il mondo vale più delle parole, non arrivano mai a illudersi che ciò che sanno e percepiscono sia il nocciolo della realtà.
Noi siamo capaci di servirci delle cose, di catalogarle con parole forbite; ma allorché cessiamo di piegarle ai nostri scopi e di imporre loro i modelli del nostro intelletto, rimaniamo come storditi e incapaci di dire che cosa sono in realtà; incapaci di affrontare qualcosa che si affaccia davanti a noi: qualcosa di troppo grandioso perché lo possiamo percepire.
Ogni ordine e sapienza manifestano qualcosa che li trascende, qualcosa che si trova al di là del tempo e dello spazio. Il mondo è pieno di tali segni indicativi; ovunque andiamo, incontriamo l’ineffabile, e i nostri sensi sono troppo deboli e indegni per poterlo afferrare.
Il mistero non è il risultato di un bisogno: è un fatto. L’ondata di mistero non è un pensiero della nostra mente ma una presenza potentissima al di là della mente. La verità è che noi siamo tutti immersi nel mistero, ne siamo impregnati; anzi, in parte, siamo noi stessi mistero. Tutte le cose comportano più significato di quanto non sia contenuto nel loro essere: esse significano più di quanto sono in sé stesse.
Ogni cosa accenna a qualcosa che la trascende; il dettaglio indica il tutto; il tutto, l’idea; l’idea, la sua radice misteriosa. Ciò che sembra un centro non è che un punto sulla circonferenza di un altro centro. I fatti finiti contengono anch’essi un significato infinito, la totalità di una cosa è in effetti l’infinità.
Affrontare il mistero dell’esistenza è uno smascheramento intellettuale che trascina la mente a interrogativi senza fine, le cui risposte non sono facili. L’uomo moderno crede, perciò, che la sua sicurezza consista nel non sollevare simili problemi. Gli interrogativi ultimi sono divenuti l’oggetto preferito del suo disinteresse.
Visto che il dedicarsi a materie tangibili è altamente redditizio, non lo interessa l’attenzione per le questioni imponderabili e preferisce erigere una torre di Babele sulla ristretta base di un più profondo disinteresse. Il disinteresse per il problema ultimo è possibile finché l’uomo trova la sua tranquillità dedicandosi a obiettivi parziali.
Quando però la torre comincia a vacillare, quando la morte spazza via quello che era sembrato potente e indipendente, quando nei giorni sinistri le delizie della lotta cedono il posto all’incubo della futilità, allora egli diventa consapevole del pericolo inerente all’evasione, del vuoto che sta alla base degli obiettivi ristretti. Il suo timore di avere sperperato nel gioco la vita, guadagnando poco, spalanca la sua anima agli interrogativi che aveva cercato di evitare.
I rapporti dell’uomo con lo Stato, con la società, con la famiglia ecc. non arrivano a compenetrare tutti gli strati della sua personalità. Nella sua solitudine finale, quando la morte gli si avvicina, questi rapporti vengono sparsi al vento come fieno. Solo nella dimensione del sacro egli sopporta qualunque cosa gli accada.
Coloro per i quali la consapevolezza dell’ineffabile costituisce uno stato d’animo costante sanno che il mistero non è un’eccezione ma un’atmosfera che regna intorno a ogni essere, una condizione spirituale della realtà; non qualcosa a parte, ma una dimensione dell’esistenza tutta.
Essi imparano a sentire che ogni esistenza è avvolta in una presenza spirituale; che la vita non è una proprietà dell’io; che il mondo è una casa aperta in cui la presenza del proprietario è così ben mascherata che noi generalmente interpretiamo come non esistenza la sua discrezione.
Egli non è un essere, ma l’essere dentro e al di là di tutti gli esseri. Non è venerabile ciò che è conosciuto, giacché il noto si trova entro il raggio della nostra comprensione, è venerabile soltanto ciò che ci trascende. Non è venerabile il corso regolare delle stagioni, ma ciò che lo rende possibile; non il calcolatore, ma la mente che l’ha inventato; non il sole, ma la forza che lo ha creato.
Tratto dal libro: “L’uomo non è solo. Una filosofia della religione” di Abraham Joshua Heschel
Fonte: https://risveglioglobale.com/trascendere-la-realta-dell-essere/
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