Biocentrismo, la Filosofia che Pone al Centro la Vita
di Franco Libero Manco
Il Biocentrismo pone al centro di ogni suo principio non la specie umana ma la Vita come valore assoluto.
La conferenza dell’Unesco del lontano 1977 aveva come obiettivo principale quello di suscitare un impulso a superare la visione antropocentrica della cultura occidentale che ha prodotto la perdita della visione unitaria del reale e quello di favorire lo sviluppo di una mentalità biocentrica già presente nelle grandi culture orientali, africane e amerinde.
In Italia fautore di tale cultura fu l’allora ministro delle Pubblica Istruzione Galloni, che nel 1989 mediante circolare affermava: “La scuola deve creare una nuova cultura che trasformi la visione antropocentrica in quella biocentrica in modo da portare i giovani a comportamenti di salvaguardia della natura”.
La cultura occidentale si caratterizza nella separazione degli esseri umani dalla natura, secondo l’anacronistico concetto aristotelico e cartesiano. Ma grandi personaggi hanno contestato il dogma antropocentrico moderno: Montaigne, Voltaire, Leonardo da Vinci, Tolstoj, Wagner, Giacomo Leopardi, Shaw, Shelley, Lamartine, Hugo, Goethe, Martinetti, Schopenhauer, Einstein, Gandhi, Schweitzer, Capitini ecc.
Il Biocentrismo pone al centro di ogni suo principio non la specie umana ma la Vita come valore assoluto; si contrappone alla visione antropocentrica considerata la causa della disumanizzazione della coscienza umana, della distruzione e inquinamento dell’ambiente e come ciò che inclina l’essere umano a convivere con l’idea della violenza e del predominio del forte sul debole, al deprezzamento della diversità e delle esigenze vitali delle creature non umane e quindi come ciò che maggiormente preclude l’evoluzione civile, orale e spirituale dell’essere umano.
La filosofia del Biocentrismo si identifica nei tre fondamentali principi etico-spirituali comuni a tutte le grandi dottrine:”Non fare ad altri ciò che non vorresti ti fosse fatto”, “Non ammazzare” e “Ama il prossimo tuo come te stesso”, principi che la filosofia biocentrica estende dall’uomo ad ogni essere senziente superando il concetto antropocentrico che limita il diritto al rispetto, alla libertà e alla vita ai soli esseri umani.
Ritiene che ogni violenza ed ogni ingiustizia scaturisce dall’incapacità dell’animo umano di condividere le l’altrui necessità vitali. Ritiene che l’indifferenza verso il dolore e la morte degli animali, portatori naturali di diritto, che l’uomo sfrutta ed utilizza per i suoi interessi, lo rende ingiusto e insensibile anche nei confronti della sofferenza e della morte dei suoi stessi simili.
Nell’ottica dell’Etica Universale, il Biocentrismo promuove e sostiene ogni cultura che ha come scopo la difesa degli animali e della natura e, di conseguenza, il riconoscimento della sacralità della Vita in tutte le sue espressioni. Ritiene gli animali soggetti di diritto e si dissocia da ogni attività umana improntata al loro sfruttamento e tutto ciò che comporta restrizione alla loro libertà e alle loro esigenze etologiche.
Porfirio nel libro “De Abstinentia” scriveva: “Quando l’amicizia e il senso della parentela universale dominavano, nessuno uccideva un animale”. E Virgilio: “Prima che un’empia genie si cibasse di giovenchi ammazzati, sul mondo l’aureo Saturno reggeva la vita. Né si era udita la tromba di guerra, né il risuonare delle spade”. Ludwig Feuerbach nel libro “La filosofia dell’avvenire” dice: “Chi distrugge esseri senzienti senza sentire i rimorsi di coscienza è un malvagio”.
Il pensiero comune è ancora fossilizzato sulla credenza che gli altri animali siano “poveri di mondo”, per usare le parole del filosofo Heidegger, che comunque è nato a fine ottocento e vissuto nel secolo scorso.
Si è convinti che non siano consapevoli della realtà, del trascorrere del tempo, dello spazio. Questo è un pensiero davvero sciocco dal momento che possiedono sensi molto più raffinati dei nostri e che sanno orientarsi e muoversi benissimo nello spazio, a differenza di noi che senza google maps ormai a malapena riusciamo a ritrovare la strada di casa.
La loro esperienza della realtà, della natura è ricca quanto la nostra. Allora quello che interviene in in questo modo di ragionare è il filtro, sporchissimo, del pensiero specista, cioè quel pensiero antropocentrico che giudica il valore delle esperienze altrui solo con il metro di ciò che appartiene alla nostra specie, dei nostri attributi specie-specifici.
Così anche l’istinto, che in realtà è proprietà di tutti gli animali, noi compresi, viene svalutato, sminuito, opposto alla ragione, di cui apparentemente solo noi saremmo detentori. Eppure anche noi agiamo in modo reattivo, irrazionale, istintivo, senza controllo. Per non parlare del sistema di credenze culturali che abbiamo eretto per giustificare ciò che è insensato, violento, assurdo.
Esempio a caso: la corrida. O la caccia. Cioè, senza alcuna necessità se non il sadico godimento di uccidere, ammantiamo queste pratiche oscene di significati astratti per poi infine poterci auto-raccontare quanto siamo culturalmente e intellettualmente evoluti.
I tori, se non fossero impegnati a difendersi – ahimè in una lotta quasi sempre impari, perché anche quando hanno la meglio sul torero poi vengono comunque uccisi – ci guarderebbero dall’alto verso il basso pensando a quanto siamo stupidi a sprecare così tante energie sporcando il mondo di sangue, quando potremmo fare esperienze assai migliori, più gratificanti e piene della realtà. Chi è allora che è povero di mondo?
L’esempio della corrida vale come allegoria della schiavitù e sterminio animale e della nostra totale cecità nei confronti degli individui di altre specie. Nessuna specie è cieca e sorda al mondo quanto la nostra. Siamo solo in grado di ascoltare il rimbombo delle nostre stesse parole.
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