L’Odierna Neanderthal
di Francesco Petrone
Nelle odierne società considerate opulente sappiamo che purtroppo gli atti suicidari sono molto più frequenti che non nelle società pauperistiche. Parlo di quei Paesi in cui i bambini hanno urgente bisogno addirittura di cibo terapeutico, tanto per intenderci.
Andando indietro nel tempo, penso ai rarissimi, quasi inesistenti, casi di suicidio che dovevano esserci anche tra i servi della gleba che operavano nei difficili tempi dell’alto Medioevo. Inoltre credo che fosse un fenomeno del tutto assente in quegli uomini che noi denominiamo di Neanderthal e che abitarono una Europa ancora interessata in parte dalla lunga era glaciale.
Penso alla difficoltà che avevano nel riscaldarsi, nel procurarsi alimenti per la semplice sussistenza, nel conciare le pellicce che indossavano. Eppure, nonostante ciò, lottavano con una volontà titanica per la pura sopravvivenza. Nonostante le difficoltà insormontabili, cercavano una compagna e si riproducevano, preoccupandosi anche del mantenimento della prole. In quei difficili periodi storici la doveva regnare sovrana senza inutili interrogativi. Forse l’ostilità degli elementi faceva maggiormente apprezzare i pochi piaceri che la vita offriva. Un minimo di calore, anche umano, doveva dare l’idea di un piacere paradisiaco.
Forse lo stesso amore era vissuto con maggior intensità. Per non parlare del gusto che doveva avere il cibo quando se ne poteva disporre. Il pasto, oltre che il necessario nutrimento, doveva procurare anche allegrezza perché consumato in comune. Una caratteristica del genere homo è che ama ridere apertamente per comunicare la propria gioia del momento e condividerla. In tal modo io mi immagino quei primitivi e non certamente perennemente ingrugniti.
Ogni tanto al mattino, in quell’Europa glaciale, purtroppo qualcuno talvolta veniva trovato morto per ipotermia o per scarsa alimentazione. Però la vita del gruppo continuava a causa di un senso di conservazione e di riproduzione che ogni forma di vita ha sempre avuto da sempre, anche la meno evoluta. Infatti lo spirito vitale è una anonima volontà che impone ad ogni individuo di conservarsi e di riprodursi.
La lotta contro la morte, illustrata magistralmente dalla famosa partita a scacchi del cavaliere contro una morte personificata, nel film “Il Settimo sigillo” di Ingmar Bergman, è innata in ogni forma di vita che sia sana.
Poi col tempo giungono per l’uomo i cosiddetti tempi facili. Le abitazioni confortevoli, gli svaghi, i mezzi di locomozione, i viaggi vacanze, le comunicazioni con i media che si moltiplicano, l’istruzione come diritto, la medicina. Però misteriosamente, in modo strisciante e insinuante, compare un male oscuro. È la cosiddetta depressione che si diffonde in modo subdolo e senza apparente ragione.
Giovani che rifiutano il cibo in modo innaturale. Fenomeni che prendono i nomi di “arfid” o “anoressia” e sono in costante aumento, essendo veri disturbi mentali. Il darsi la morte diviene un fatto più diffuso di quanto non si creda, nel senso che ognuno è venuto a conoscenza di tali vicende fra persone che ha conosciuto o anche per sentito dire.
Il fatto è del tutto innaturale perché la morte è sempre rifuggita dalla vita e non ricercata. Se anche in passato è accaduto che qualcuno usasse talvolta togliersi la vita, non era certo per disperazione. Alcuni lo facevano per salvare il proprio onore, altri per il rifiuto di perdere la libertà, o influenzati da filosofie esaltanti lo stoicismo o il Romanticismo.
In passato, avvenivano talvolta grandi epidemie, sappiamo anche di carestie, le guerre distruttive sono state frequenti. Senza contare le invasioni e le devastazioni di popolazioni estranee. Tutto ciò non ha mai fermato nessuno.
I superstiti a tali calamità hanno continuato ad arare i campi, a commerciare, ad esplorare, a fondare banche, ad edificare, ad innamorarsi, a crescere figli, tanti figli, a costruire cattedrali e mulini. Anche nei periodi più bui, l’uomo ha cercato di creare bellezza in tutto ciò che lo circondava a seconda delle possibilità.
Lo faceva coi quadri, con gli abiti, con l’architettura dei palazzi, coi giardini, con le fontane e in ogni manufatto. Anche una semplice sedia impagliata doveva essere fatta con cura e a regola d’arte, come anche una banale gerla. Infatti lo spirito vitale è denotato anche dal senso estetico, dall’armonia, dal desiderio quasi di equilibrio, di garbo e proporzione che sono chiari sintomi di salute psicologica.
Una salute che dona anche la capacità di relazionarsi. Tutto ciò che invece ha in sé abbrutimento, totale mancanza di senso estetico, ha già in sé il velo di una malattia, di ciò che è insano. È l’anticamera della morte fisica, cioè dell’annullamento in quanto mancanza di desiderio.
Articolo di Francesco Petrone
Fonte: https://www.adhocnews.it/lodierna-neanderthal/
Commenti
L’Odierna Neanderthal — Nessun commento