Perchè il Quoziente Medio d’Intelligenza Continua a Calare?
di Redazione kulturjam
Il quoziente medio di intelligenza sta calando a causa di un impoverimento del nostro linguaggio e restringimento del nostro campo lessicale. Un degrado alimentato dalle élite favorite dalla mancanza di pensiero critico condivisibile da chi è più in basso nella scala sociale.
Da qualche anno, periodicamente, torna a circolare sui social uno scritto social di Christophe Clavé, docente di Strategia e Gestione a INSEEC (Institut des Hautes Economiques et Commerciales) di Bordeaux, sulla diminuzione del quoziente di intelligenza dovuta al restringimento del linguaggio.
La questione posta, indipendentemente dalla bolla social che la rilancia, è seria. La qualità del linguaggio sta degradando pericolosamente, sia sul piano grammaticale che dei vocaboli, ed è sotto gli occhi di tutti. Questo non è solo una questione di forma ma ha ripercussioni globali complesse: significa difficoltà nello spiegarsi, nell’esprimere un pensiero e dunque anche nel sottoporre una critica, che in questo modo resta sempre più incompresa. Un degrado che favorisce ovviamente le élite che gestiscono il “potere” e sono favorite dalla mancanza di pensiero critico condivisibile da chi è più in basso nella scala sociale.
Christophe Clavé ed il QI
“Il Quoziente d’Intelligenza (QI) medio della popolazione mondiale è in continuo aumento (Effetto Flynn). Questo almeno dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ’90. Da allora il QI è invece in diminuzione… È l’inversione dell’Effetto Flynn. La tesi è ancora discussa e molti studi sono in corso da anni senza riuscire a placare il dibattito. Sembra che il livello d’intelligenza misurato dai test diminuisca nei Paesi più sviluppati. Molte possono essere le cause di questo fenomeno. Una di queste potrebbe essere l’impoverimento del linguaggio.”
“Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e l’impoverimento della lingua: non si tratta solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso. La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.”
“La semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi mortali” alla precisione e alla varietà dell’espressione. Solo un esempio: eliminare la parola “signorina” (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all’estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l’idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.”
“Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Senza parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile. Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. La storia è ricca di esempi e molti libri (Georges Orwell – 1984; Ray Bradbury – Fahrenheit 451) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c’è pensiero senza parole.”
“Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale? Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro? Come è possibile catturare una temporalità, una successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto?
Cari genitori e insegnanti: facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegnare e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.”
“Perché in questo sforzo c’è la libertà. Coloro che affermano la necessità di semplificare l’ortografia, scontare la lingua dei suoi ‘difetti’, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana. Non c’è libertà senza necessità. Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.”
Articolo della Redazione kulturjam
Fonte: https://www.kulturjam.it/lifestyle/perche-il-quoziente-medio-dintelligenza-continua-a-calare/
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