Se l’Intelligenza Artificiale Abolisce la Storia, la Realtà e la Poesia
di Marcello Veneziani
Grazie all’Intelligenza artificiale la realtà è stata abolita, la creatività è stata sostituita. Se non ci credete ascoltate queste due storie.
Dunque, c’era una volta la fotografia, che documentava la realtà. Non potevi negare la verità, c’è la foto che attesta il vero. Ma un bel giorno un fotografo di New York, Philip Toledano, ha commissionato un miracolo all’Intelligenza artificiale. Ha fatto realizzare per un festival intitolato “We are at war”, a Deauville, in Normandia i provini favolosi in cui Robert Capa, il famoso fotografo, documentava il “D day”, il giorno del mitico sbarco in Normandia.
Sembrava tutto vero, le immagini, le facce, i telegrammi. E invece niente era vero, tutto era frutto di una ricostruzione fittizia di situazioni e materiali. Puro illusionismo, opera di digitazione sullo smartphone, col supporto dell’IA, anzi prestidigitazione, come fanno appunto i maghi, i prestigiatori.
Toledano annuncia: l’idea della fotografia come verità è perduta per sempre. Novità assoluta o ritorno indietro, all’epoca che precede la fotografia quando il racconto, la raffigurazione mitica, pittorica, la testimonianza orale tramandata dovevano comprovare un avvenimento, senza nessuna certificazione inconfutabile. Siamo al surrealismo storico, dice il fotografo creativo. D’ora in poi le immagini non attesteranno più la realtà delle cose, sono malleabili.
D’altra parte sono tristemente note le manipolazioni che avvengono sul web, nei social, di volti e corpi, spesso di minorenni, che vengono usati in scene erotiche false. Diventa difficile anche il compito di vigilanza della polizia postale, perché le immagini passano di mano in mano e possono essere rimodificate, stravolte strada facendo, fino a perdere le tracce a cui risalire.
Ma tornando alle foto falsamente storiche: un altro colpo letale alla memoria storica, alla verità dei fatti. Come già accadeva nei regimi totalitari – Stalin faceva sparire dalle foto personaggi del regime caduti in disgrazia ed eliminati fisicamente – o come accade nelle manipolazioni odierne dei servizi segreti e della disinformazia cinetelevisiva, oggi chiunque può manipolare la realtà storica e mescolare eventi accaduti con falsificazioni.
Il fotografo si esalta per questa possibilità di cancellare la realtà o modificarla a proprio piacimento. Si può rovesciare la realtà, dice Toledano, entrare in luoghi inaccessibili, vedere cose che nessuno ha mai visto e mai avrebbe potuto vedere. “L’Intelligenza Artificiale è incredibilmente flessibile, può essere come un sogno o una poesia”. Sì, bello, ma la realtà non lo è, la verità nemmeno. Dovremmo esultare perché la realtà viene cancellata?
A proposito di poesia, l’Intelligenza Artificiale riesce pure a simulare l’ispirazione lirica, il genio poetico. La rivista Scientific Report ha reso noto una ricerca compiuta da un team di ricercatori dell’Universo di Pittsburgh: è stato sottoposto a un vasto campione di 1600 persone un repertorio mescolato di cinque poesie scritte da grandi poeti, da Shakespeare in giù, a cinque poesie scritte da ChatGpt.
Lo scopo era dimostrare che i lettori non si accorgono della differenza, non sanno distinguere il vero dal falso. E naturalmente l’esperimento è riuscito. Ma l’inganno è doppio. Non solo quello dichiarato di versi scritti dal poeta e di versi scritti dall’IA. Ma il vero inganno è la falsa creatività della macchina: ChatGpt genera tramite algoritmi testi che assemblano brani provenienti da un immenso magazzino dati. Pescano versi (scritti da uomini e donne reali, senza i quali ChatGpt non avrebbe creato un bel niente – nota di conoscenzealconfine) nel mare magnum dell’universo poetico, non c’è alcuna ispirazione creativa.
Operazione matematica priva di intelligenza, assemblaggio di alta precisione tecnologica, non ispirato da vena lirica e creativa. Non c’è nessun poeta commosso dietro quei versi, anche se non si può escludere che possano produrre emozione e commozione in chi li legge.
Abbiamo raccontato due storie parallele o forse convergenti, in cui avviene una cosa e accadono tre conseguenze. La premessa è che si perdono i confini tra il vero e il falso, tra l’autentico e il finto, tra il reale e l’inventato. L’utente non sa più distinguere tra i due ambiti, è tutto in balia dell’Intelligenza Artificiale.
Le conseguenze che ne derivano sono di tre tipi. La prima: la realtà, la storia, i fatti possono essere sostituiti. La seconda: la creatività, l’ispirazione poetica, il genio, possono essere sostituiti. La terza: l’uomo, come la storia e come la poesia, è superfluo, può essere sostituito.
Dobbiamo gioire o preoccuparci di tutto questo, festeggiare o spaventarci, esaltarci o deprimerci? È un progresso per l’umanità o una catastrofe?
Lasciate che io lo consideri d’istinto o di primo acchito più una sconfitta che una conquista, più un fallimento che un progresso. Poi mi ricompongo, metto da parte lo spirito apocalittico e provo a ragionare. L’Intelligenza Artificiale è preziosa in molti campi, a volte ci fa vivere meglio, espande le nostre possibilità di vita e di conoscenza. Però, a tre condizioni. La prima è che si possa distinguere il vero dal falso, la poesia dal tarocco, il poeta dal robot; ovvero che ci siano ancora i mezzi per separare gli uni dagli altri fino a renderli riconoscibili.
La seconda è che si possa controbilanciare la potenza della tecnologia con un sapere critico, un’intelligenza a misura d’uomo, una cultura in grado di compensare la crescita della IA e l’uomo possa orientare, filtrare, governare, dirigere la Tecnica senza esserne diretto. La terza è che l’espansione dell’IA artificiale si possa fermare quando diventa inquietante e pericolosa per l’umanità e per il mondo.
L’uomo cavalchi la tigre se non vuol esserne trascinato e infine travolto.
Articolo di Marcello Veneziani (Panorama, n.49)
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