Che genere di vita conducono i morti?
di Charles W. Leadbeater
L’involucro di materia più densa, il corpo fisico, non viene “deposto” solo al momento di ciò che normalmente si definisce morte, ma anche ogni volta in cui ci si addormenta.
Si abbandona il proprio corpo fisico e si erra con il corpo spirituale, invisibili al mondo denso, ma chiaramente visibili a coloro che in quel momento si trovino (anch’essi) a far uso del loro corpo spirituale. Ogni corpo vede soltanto ciò che è al proprio livello. Per questo motivo gli occhi del corpo fisico vedono solo gli altri corpi fisici, mentre gli occhi del corpo spirituale vedono solo gli altri corpi spirituali. Quando poi si riprende il proprio cappotto, ovvero si ritorna nel corpo denso, o come si dice comunemente “ci si sveglia”, accade talvolta di riportare sotto forma di sogno qualche ricordo, in genere assai confuso e distorto, di ciò che si è visto mentre si era altrove nel corpo spirituale.
Il sonno potrebbe definirsi una specie di morte temporanea, con la sola differenza che nel sonno non ci si ritrae del tutto dal corpo denso, ed è quindi possibile farvi ritorno al momento del risveglio, mentre alla morte lo si abbandona definitivamente. Da tutto ciò consegue, che quando voi dormite vi trovate nelle stesse condizioni in cui sono passati i vostri cari defunti.
Per quanto riguarda la vita dopo la morte sono state formulate molte teorie, basate per la maggior parte su erronee interpretazioni delle Sacre Scritture. Fino all’inizio del XX secolo era universalmente accettato il dogma della punizione eterna, che oggi fortunatamente più nessuno, tranne gli ignorantissimi, accetta. Esso era basato su alcune parole attribuite erroneamente al Cristo, ed i monaci medioevali lo mantennero per secoli, come utile spauracchio per costringere le masse ignoranti a comportarsi bene. Con l’avanzare della civiltà, gli uomini iniziarono a comprendere che una simile credenza era non solo empia, ma anche ridicola, quindi i religiosi moderni l’hanno sostituita con qualche cosa di più ragionevole, ma si mantengono spesso ben lontani dalla semplicità del vero.
Una volta ammesso il fatto fondamentale che Dio è Amore e che il Suo universo è governato da leggi eterne e sagge, si comincia a comprendere che tali debbono essere tanto le leggi che reggono il mondo materiale, quanto quelle che reggono il mondo immateriale. Ma anche a questo proposito le credenze sono vaghe: mentre si parla di un lontano Paradiso, di un lontano Giorno del Giudizio, ben poco ci si dice di quello che accade al momento della morte. D’altronde coloro che insegnano queste cose non pretendono di avere alcuna esperienza delle condizioni presenti nel dopo morte. Essi dicono soltanto ciò che hanno ascoltato ed imparato da altri, non ciò che sanno direttamente. Come possono quindi soddisfarci?
In verità l’epoca della fede cieca è tramontata. Viviamo nell’era della conoscenza scientifica, e non possiamo più accettare idee non conformi alla ragione ed al buon senso. Pensiamo forse che i metodi scientifici non si possano applicare alla comprensione di problemi lasciati finora completamente alla religione? La Società Teosofica e la Società per le Ricerche Psichiche li hanno utilizzati proprio in questo senso, ed io intendo appunto esporvi i risultati di tali investigazioni condotte con spirito scientifico.
Noi siamo Spiriti, ma viviamo in un mondo materiale, un mondo che ci è noto solo in parte, poiché ne percepiamo appena quel poco che ci viene trasmesso dai nostri sensi fisici, assai imperfetti. Possiamo vedere i corpi solidi; vediamo generalmente i liquidi, se non sono perfettamente limpidi, ma i gas sono per noi, nella maggior parte dei casi, invisibili.
Le ricerche degli scienziati dimostrano che…
Le ricerche degli scienziati dimostrano che esistono altri tipi di materia, molto più tenue del gas più rarefatto, che non si possono percepire né osservare con i sensi ed i mezzi fisici. Tuttavia si può venire in contatto con questi diversi tipi di materia più tenue e anche investigarli, per mezzo del corpo spirituale, il quale ha sensi suoi propri, come li ha il corpo fisico.
La maggior parte degli uomini non ha ancora imparato a farne uso, ma si tratta di facoltà che è possibile acquisire. Tanto è vero che alcuni le hanno sviluppate e riescono grazie ad esse a vedere molte cose celate alla vista ordinaria. Essi hanno così constatato che questo mondo è assai più meraviglioso di quanto abbiano mai supposto gli uomini, i quali pur avendo vissuto in esso per migliaia di anni, sono rimasti per la maggior parte completamente ignoranti di questa parte più elevata e più bella della vita. Le ricerche fatte in questo campo hanno già dato risultati sorprendenti e dischiudono orizzonti sconfinati e meravigliosi. Qui noi ci occupiamo solo di quella parte che riguarda la vita post-mortem e le condizioni di coloro che vi si trovano.
La prima cosa che si impara studiando i mondi super-fisici, è che la morte non è la fine della vita, come abbiamo sempre supposto, ma soltanto il passaggio da uno stadio di vita ad un altro. Come abbiamo già detto, la morte non è che il deporre un cappotto: dopo di essa l’uomo si trova nel suo corpo spirituale. Ma benché, per la sua sottigliezza, S. Paolo lo abbia chiamato spirituale, esso è ancora un corpo, e quindi come tale è materiale. Tuttavia esso è composto da una materia molto più sottile di qualsiasi materia a noi nota, più sottile (o per meglio dire meno densa) del più fine gas conosciuto in natura.
Il corpo fisico serve all’uomo come mezzo di comunicazione con il mondo fisico; senza questo strumento infatti egli non potrebbe né ricevere né trasmettere alcuna impressione in tale mondo. Il corpo spirituale serve precisamente allo stesso scopo nel mondo spirituale; esso è cioè l’intermediario per mezzo del quale lo spirito dell’uomo comunica con il mondo superiore, ovvero con il mondo spirituale. Ma questo mondo spirituale non è qualcosa di nebuloso, di lontano ed irraggiungibile. È semplicemente una parte più elevata del mondo che abitiamo ora. Esistono poi altri mondi, assai più alti e ancora più remoti, ma ciò che comunemente si chiama morte non ha nulla a che fare con essi: la morte è soltanto il passaggio da uno stato, o condizione di vita, ad un altro.
Si può obiettare che l’uomo in questo cambiamento diventi invisibile, ma in realtà l’uomo è sempre invisibile. Quello che di lui si vedeva prima della morte, non era che il corpo da lui abitato, una sorta di ‘cappotto’, di vestito indossato dal vero uomo in esso celato. Dopo la morte egli abita in un corpo più sottile che trascende la vista ordinaria, ma che non è tuttavia fuori dalla nostra portata. È necessario rinunciare alla credenza a cui siamo stati abituati, secondo la quale la morte è un avvenimento straordinario, in cui l’anima lascia il corpo, svanendo in un cielo sconosciuto oltre le stelle. Certo i processi di natura sono meravigliosi e spesso per noi incomprensibili, ma essi non vanno mai contro la ragione e contro il buon senso.
Come il fatto di deporre il proprio cappotto o vestito non implica il trasferimento della persona in un altro luogo, così il deporre il corpo fisico non implica il trapasso dell’uomo in un’altra regione: è vero che gli altri uomini incarnati, ancora dotati del corpo fisico, non lo vedono più, ma questo è dovuto solo all’insufficiente visione nei mondi super-fisici. È noto infatti che i nostri occhi percepiscano solo pochissime delle vibrazioni esistenti in Natura e che quindi noi vediamo solamente quelle sostanze che riflettono tali particolari vibrazioni. La vista del corpo spirituale è in grado di rispondere anch’essa a vibrazioni, ma a vibrazioni di un genere del tutto differente, e proprie di una materia più sottile…
Quindi, la persona che voi credete dipartita, vi è in realtà tuttora vicina, solo voi non vi accorgete della sua presenza, perché non potete vederla; ma quando nel sonno lasciate il vostro corpo fisico, vi trovate con lei in piena coscienza e la vostra unione con lei è completa come quando era in vita. Durante il sonno voi siete felici, insieme alla persona che amate; solo nelle ore di veglia sentite la separazione. Disgraziatamente, per la maggior parte degli uomini vi è una interruzione tra la coscienza fisica diurna e la coscienza del corpo spirituale, in modo che, quantunque in quest’ultimo si ricordi perfettamente il primo, è impossibile per molti riportare alla coscienza di veglia il ricordo di ciò che l’anima fa quando, durante il sonno, è fuori dal corpo fisico.
Se tutti avessero questo ricordo la morte non esisterebbe più! Alcuni hanno già raggiunto tale continuità di coscienza e tutti possono ottenerla a poco a poco, perché essa fa parte dello sviluppo naturale delle facoltà umane. In molti questo sviluppo è già iniziato e quindi qualche barlume del mondo spirituale viene portato al loro cervello fisico; ma quelli che ancora non sanno cosa siano i sogni, perché non ne hanno studiato il meccanismo, non attribuiscono a questi primi barlumi alcun valore. Finora, pochi posseggono pienamente coscienza e ricordo di ciò che hanno visto o fatto durante il sonno, ma alcuni sentono comunque vagamente la presenza dei propri cari defunti, ed altri, benché non abbiano alcun ricordo preciso, si svegliano con un senso di pace e di serenità, che è appunto il risultato di quanto è avvenuto nel mondo superiore.
Ricordiamo ancora che il mondo fisico è l’inferiore e che quello spirituale è il superiore, e che anche in questo caso il maggiore include il minore. Di conseguenza, quando ci si trova in stato di coscienza spirituale si ricorda perfettamente ciò che è avvenuto in stato di coscienza ‘ordinaria’, ma quando si ritorna alla vita inferiore e si riprende il fardello fisico, oscurando con esso le facoltà superiori, il mondo dello spirito cade nell’oblio. Se dunque desiderate comunicare qualche cosa ad una persona ‘morta’, basterà formulare la vostra intenzione in modo chiaro e preciso nelle vostra mente prima di addormentarvi, e certamente essa si manifesterà non appena incontrerete il defunto. Se si trattasse di consultarlo per ricevere un’informazione, è quasi certo che l’interruzione tra le due forme di coscienza (quella spirituale e quella fisica) che avviene durante il risveglio, vi impedirà di riportare una risposta chiara, ma nonostante ciò vi potrete svegliare con una sorta di impressione, che sarà molto probabilmente il riflesso della sua risposta o della sua comunicazione.
È consigliabile però consultare i defunti il meno possibile, perché non è bene che essi siano disturbati nel mondo superiore in cui si trovano, con questioni che riguardano uno stadio di vita da cui sono, per il momento, esclusi o liberati.
Ma se i morti sono vivi, che genere di vita conducono?
Vi sono molte gradazioni e varietà, ma essa è quasi sempre più felice di quella terrena. Come dice un’Antica Scrittura: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e là nessun tormento può toccarli”. Liberiamoci dunque da teorie antiquate: chi muore non balza improvvisamente in un cielo impossibile od in un impossibile inferno. Non esiste inferno, nel senso empio della parola, e non esiste inferno in alcun luogo ed in alcun senso, tranne quello che ogni uomo forma per sé stesso. La morte non porta alcun mutamento all’uomo; essa non lo fa diventare ad un tratto un angelo od un santo, né gli conferisce immediatamente la sapienza dei secoli: il giorno dopo la sua morte egli è precisamente lo stesso uomo del giorno prima, con gli stessi sentimenti, le stesse disposizioni, lo stesso sviluppo intellettuale.
La sola differenza è che egli ha perduto il corpo fisico. E ciò cosa significa? Significa liberazione da ogni possibilità di dolore o stanchezza; liberazione da ogni faticoso dovere, libertà completa, forse per la prima volta nella sua vita, di fare precisamente quello che vuole. Nella vita fisica l’uomo è legato ed impacciato, a meno che non appartenga a quella piccola minoranza di persone che vive di rendita, e si trova sempre nella necessità di lavorare per guadagnare il denaro necessario per procurarsi il cibo, il vestiario e la casa per sé e per coloro che dipendono da lui. In ben pochi casi, forse quelli dell’artista o del letterato, il lavoro è una gioia, mentre la maggior parte degli uomini è costretta ad un lavoro che non farebbe se non fosse spinto dalla necessità.
Nel mondo spirituale non occorre denaro, non occorrono né cibo né vestiti né riparo; il suo splendore e le sue bellezze sono a disposizione di quanti vi dimorano, senza bisogno di comprarli. Nella materia rarefatta del corpo spirituale ci si può aggirare liberamente ovunque e a piacere: chi ama le bellezze delle foreste, del mare, del cielo, può a suo piacimento visitare i più pittoreschi paesi della Terra.
Chi ama l’arte può trascorrere il suo tempo nella contemplazione dei capolavori dei più grandi uomini. Chi è amante della musica può assistere alle esecuzioni dei più celebri artisti e delle migliori orchestre dei mondo. In sostanza, ciascuno può dedicarsi interamente alla soddisfazione dei propri gusti, purché il godimento che desidera sia fra quelli dell’intelletto o dei sentimenti superiori, e non abbia bisogno dei corpo fisico per essere appagato. È quindi evidente che ogni persona rispettabile e ragionevole è infinitamente più felice dopo la morte che non prima, avendo la possibilità non solo di procurarsi i piaceri che desidera, ma anche di fare progressi nelle cose che più lo interessano.
Vi sono infelici nel mondo dell’oltretomba?
Sì, vi sono. Poiché quella vita è il seguito inevitabile di questa, ed ogni persona rimane la stessa di quando era viva. Quindi, se i piaceri che essa amava nel mondo materiale erano bassi e grossolani, si troverà nell’altro mondo nell’impossibilità di soddisfarli: il beone soffrirà una sete inestinguibile, non avendo più un corpo con il quale calmarla; il goloso sarà tormentato dalla privazione dei piaceri della tavola; l’avaro non troverà più denaro da accumulare. Chi si sarà abbandonato in vita a basse passioni le troverà nell’altro mondo come roditrici implacabili, ed inoltre non potrà più intromettersi nelle azioni che vorrebbe impedire.
Dunque, tutti questi tipi di persone soffrono senza dubbio nell’aldilà. In ogni caso anche allora esse sono padrone del loro destino: non dovrebbero far altro che vincere le loro basse inclinazioni per ritrovarsi subito liberate dalle sofferenze che queste procurano loro. In breve, non esiste ciò che normalmente si chiama punizione, ma solo il risultato naturale di cause messe in moto. Basta togliere la causa per farne cessare l’effetto, non sempre immediatamente, ma non appena si sia esaurita l’energia della causa, ecco che anche l’effetto svanisce.
Vi sono poi molti che pur essendo immuni da bassi vizi, hanno condotto quel che in genere viene definita una vita mondana, occupandosi principalmente della società e delle convenzioni, e pensando solo a divertirsi. Questi non hanno vere sofferenze nel mondo spirituale, ma spesso lo trovano monotono e non sanno come occupare il loro tempo. Possono tuttavia riunirsi ad altri del loro tipo, ma solitamente li trovano noiosi, non essendovi ora più nessuna gara nel vestiario o in altre ostentazioni, mentre le persone più serie che desidererebbero ora avvicinare, sono occupate in altre cose e quindi inaccessibili a loro.
Ma chiunque si interessi di cose intellettuali od artistiche si trova infinitamente più felice fuori dal corpo fisico che non in esso. Ad ogni modo è sempre possibile sviluppare nel mondo spirituale un interesse razionale, se si è saggi abbastanza per desiderare di farlo. Più felici ancora degli artisti e degli intellettuali, sono coloro il cui più profondo interesse è consistito nella vita nell’aiutare il prossimo, nel consolare, insegnare ecc. Poiché sebbene nel mondo spirituale non vi sia più povertà, fame, sete, freddo o cose di questo genere, si trovano tuttavia molti afflitti ai quali si può dar conforto, molti ignoranti ai quali si può insegnare.
Appunto perché in occidente si sa così poco del mondo dell’oltretomba, vi si trovano molti che hanno bisogno di istruzioni circa la loro nuova vita, quindi uno che invece sa, può aggirarsi in quel mondo offrendo informazioni consolanti. Bisogna tener presente che le parole “qua” e “là” si riferiscono ad un nostro erroneo modo di pensare, poiché il mondo “di là” è qui vicino a noi, continuamente, e non si deve pensare ad esso come se fosse lontano e difficile da raggiungere.
Ci sono due momenti nella giornata…
Ci sono due momenti in ogni nostra giornata che possiamo utilizzare per contattare i defunti: sono il momento in cui ci addormentiamo e il momento in cui ci risvegliamo. Questi due attimi hanno un’importanza straordinaria: il primo è il tempo adatto a porre domande; il secondo è il più propizio per ricevere risposte. E’ necessario però concentrarsi, avere un atteggiamento ricettivo, e staccarsi dalle attività. L’addormentarsi e lo svegliarsi durano solo un attimo, ma se si acquista sensibilità per questi due momenti, avremo le migliori notizie dal mondo spirituale.
Se vogliamo chiedere qualcosa ad un’anima defunta dobbiamo mantenere viva la domanda sino al momento in cui ci addormentiamo. Non deve essere un lungo discorso. Al momento del risveglio invece, bisogna essere ricettivi per quello che il defunto ha da comunicarci. Noi parliamo continuamente coi morti nella parte inconscia della nostra anima. Se nel momento di addormentarci diremo loro quanto scaturisce dal profondo del nostro cuore, o porremo loro delle domande, al risveglio saranno loro a parlare con noi, ed eventualmente a rispondere alle nostre domande.
E’ importante mantenere un rapporto di affettuoso e cordiale interesse, un atteggiamento amorevole e una profonda partecipazione. Dovremmo ricordare dei momenti in cui siamo stati profondamente congiunti con la persona deceduta, dei momenti in cui ci si è particolarmente interessati a lei, e poi offrirle questo ricordo come se si volesse dirle qualcosa. Solitamente la coscienza normale si addormenta subito, ma spesso quanto è trascorso durante il giorno permane nei sogni. Quando sogniamo delle persone defunte diamo spesso delle interpretazioni errate, pensando che esse ci comunichino qualcosa con i sogni. Dovremmo piuttosto riconoscere che nei sogni traspare qualcosa che proviene dalla nostra anima e va verso i morti: sono delle nostre proiezioni. Al nostro risveglio siamo accostati da molti defunti. Ma gli impegni quotidiani premono, e il momento del risveglio passa veloce, senza che noi prestiamo attenzione a ciò che emerge dalla nostra anima, e quel poco che recepiamo lo attribuiamo a noi stessi. Invece, ciò che sentiamo emergere dal nostro profondo, è proprio ciò che i nostri cari scomparsi hanno da comunicarci. In molte cose che noi facciamo dovremmo riconoscere, inoltre, come i defunti agiscano in noi. Loro parlano alla nostra interiorità, ma la nostra interiorità noi la interpretiamo in modo errato.
Come e quando i defunti ci possono raggiungere:
I nostri cari defunti ci “raggiungono” con più facilità, se qui sulla terra possono trovare pensieri, sentimenti e sensazioni, rivolti a loro. L’amore, la simpatia costante che conserviamo verso i defunti stabiliscono questo collegamento. I defunti si chiamano con un moto di affetto. E’ questo che crea il contatto. E’ questo che loro sentono. Bisogna ricordarli in situazioni che abbiamo vissuto insieme, anche le più semplici, non importa se recenti o remote (ad esempio, mentre si parlava o si lavorava insieme). In altre parole si dovrebbero immaginare delle scene reali.
Quando una o più persone defunte ci vengono improvvisamente in mente, mentre stiamo svolgendo le nostre attività consuete, dobbiamo arguire che sono loro che stanno chiedendo la nostra attenzione. A quel punto è doveroso per noi dedicare loro qualche minuto del nostro tempo, così come faremmo per un appuntamento telefonico: qualche minuto speso per uno “scambio” di idee. Si tratta infatti di uno scambio e non di un discorso unilaterale: uno scambio che risulterà benefico per entrambi. Questo tipo di attività dovrebbe essere ordinata e programmata con metodo ed esercizio. Essere fedeli e puntuali indica correttezza da parte nostra nei loro confronti, anche se ciò può comportare qualche piccolo sacrificio. Noi abbiamo bisogno di loro quanto loro di noi.
Tratto da: “Non piangete i morti” di Charles W. Leadbeater (Editrice Libraria “Ars Regia” – Milano). Edizione riveduta ed aggiornata a cura del Gruppo Teosofico Valdostano (Aosta – Giugno 1994).
Fonte: http://www.viveremeglio.org/0_luce_soglia/non_piangete00.htm#ricerche
Noi non abbiamo BISOGNO di loro, cosi come loro non hanno BISOGNO di noi ….Il BISOGNO è un sentire che è lontano dall’ Amore Incondizionato….L’altro chiunque esso sia è parte della nostra esperienza perchè rappresenta lo Specchio che indica la Strada ……Ognuno di noi con il suo Si originario si OFFRE all’ altro e cosi facendo esprime in sè la verità dell’ Uno……Quando cessa l’esperienza della materia , lo spirito o quella energia vibrazionale che lo costituisce ritorna alla Vita dell’ Uno , entra nella Conoscenza e Consapevolezza del Tutto a 360° , ritorna alla Memoria originaria della sua vera essenza……..Ma oggi grazie proprio alle ultime conoscenze scientifiche sia della materia che dell’ energia vibrazionale siamo chiamati a vivere le esperienze dello Spirito anche nella materia , non era forse quello l’ insegnamento del Cristo sulla terra ?…..Chi vive come me l’unione fisica canalizzandola della propria Guida Spirituale sa bene che è ORA , in questo Qui e Ora anche nella materia che il Tutto può essere ” visto , sentito e udito “……PACE DI LUCE IN OGNI QUI E ORA………https://www.youtube.com/watch?v=v0eUCvCV-14&list=UUZ3O5qglPYIGF90SsOspzQg……..
Recentemente un caro amico ha lasciato il corpo e spesso mi capitava di pensarlo e ora ho chiaro il contatto con cui mi posso aprociare al suo ricordo. Quando mio padre ha lasciato il corpo e’ stato piu semplice forse perche’ gli sono stata accanto per tutto il periodo e sino all’ultimo istante ho avuto sostegno dal mondo spirituale con gratitudine Verena