Coerenza e Coraggio
di Mariabianca Carelli
Se non siamo sufficientemente evoluti, generalmente l’incoerenza, evidente a tutti, non viene riconosciuta.
Spesso tendiamo a negare o mascherare l’incongruità dei nostri comportamenti:
– negando i fatti o dandone una diversa “interpretazione”;
– giocando a svolgere il “ruolo del saggio” per evitare di confrontarci con i nostri sensi di incompiutezza e inadeguatezza;
– rifugiandoci in intellettualizzazioni, forzature mentali più o meno menzognere, pretesti più o meno credibili per evitare di fare i conti con la nostra disonestà intellettuale e la nostra mancanza di integrità;
– usando alibi giustificatori e “nobilitanti” che occultano motivazioni immature, egoiche e utilitaristiche, nel tentativo di mantenere intatta l’autostima e la stima altrui.
Ma la menzogna, ai fratelli e a se stessi, è inammissibile sul Sentiero; il Pellegrino sulla via del risveglio avvertirà ogni deviazione dalla verità, anche minore, e tenderà a ri-orientare il suo percorso.
Ammonisce Annie Besant: “…(il discepolo) penserà alla verità, al suo valore nel mondo, al suo valore nella società, al suo valore per il suo proprio carattere… Non solo non mentirà, ma curerà persino di essere quanto più potrà preciso, perché l’imprecisione stessa è falsità. Non essere precisi nel racconto di ciò che si è veduto è non dire il vero. Ogni esagerazione od abbellimento di un racconto, tutto ciò che non è perfettamente conforme al fatto quale è a nostra conoscenza, ogni cosa che abbia una piccola ombra di falsità, deve essere evitata da chi vuol diventare discepolo. Ed egli deve essere sincero anche nel pensare.” (Annie Besant, Il Sentiero del discepolo)
Il discepolo Paolo sceglie infatti l’apertura di cuore e, nel momento in cui riconosce le proprie “incoerenze”, confessa sinceramente e dolorosamente: “In me c’è il desiderio del bene, ma non c’è la capacità di compierlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio. Io scopro allora questa contraddizione: ogni volta che voglio fare il bene, trovo in me soltanto la capacità di fare il male. Nel mio intimo io sono d’accordo con la legge di Dio, ma vedo in me un’altra Legge: quella che contrasta fortemente la Legge che la mia mente approva… Eccomi dunque, con la mente, pronto a servire la legge di Dio, mentre, di fatto, servo la legge del peccato”. (Paolo, Lettera ai Romani 7,14-25)
La sostanza dell’anima è Amore, in senso attivo e, appunto, “coerente” con le azioni: se è l’anima a dominare l’io, il dire diventa fare e il fare diventa “opera d’amore”. Al noto adagio “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, che rileva l’apatia e l’indolenza del comune agire umano, si sostituisce il fuoco della Prassi insonne, che dimostra che dire è fare. Al dire ora si coniuga l’operatività disinteressata ed amorevole in favore dell’umanità. I pensieri si fanno coerenti e mirati; i sentimenti puri ed elevati; la mente trasparente, pronta a rispecchiare l’ideale; i rapporti diventano fraterni.
Per raggiungere questi obiettivi, preliminari all’iniziazione, la Volontà e l’aspirazione devono farsi così potenti da mutare il carattere, cioè la somma delle abitudini con cui abbiamo convissuto per lungo tempo.
La Coerenza sul Sentiero, saldamente perseguita, può portare allora alla con-versione (etimologicamente: “cambiamento di direzione”). Ciò avverrà solo se il nostro Cuore si sarà espanso, attraverso l’esperienza, il dolore e l’aspirazione, tanto da abbracciare tutta l’umanità.
Esempio vivente di Coerenza che conduce al Coraggio eroico dell’amore totale è Etty Hillesum, giovane donna ebrea che attraversa l’orrore dell’olocausto mantenendo inalterata la sua fiducia nella natura umana e il suo profondo amore per la vita, fino a decidere di partire volontaria per il campo di concentramento per poter “…essere il cuore pensante della baracca… il cuore pensante di un intero campo di concentramento” poiché “…si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite” (Diario).
Nella sua vita, pensiero, parola e azione coincidono, innalzate in una Sintesi superiore. Etty sceglie in ogni situazione, anche se terribile da vivere, la Coerenza dell’Amore: “Ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancor più inospitale.” (Etty Hillesum, Diario).
La Poesia arriva spesso, con immagini intuitive e suggestive, a rappresentare, meglio di qualunque esposizione razionale di concetti, aspetti della condizione umana; la poesia “La madre” di G. Ungaretti dà un’immagine nobile e intensa di ciò che si può intendere per “Coerenza”: la donna che ha atteso a lungo che il proprio figlio la raggiungesse in un luminoso Aldilà, nel momento in cui egli finalmente arriva, anteponendo la più alta, mentale e impersonale Coerenza dell’Etica al suo pur comprensibile amore personale di madre, lo accoglie con un anelito di gioia solo quando Dio lo “avrà perdonato”:
“E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra,
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all’Eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia.
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro”.
(G. Ungaretti, La madre)
Tratto da: “Sul Sentiero III – L’aspirante e l’alchimia interiore” di Mariabianca Carelli
Ringraziamo l’autrice per averci inviato questi meravigliosi scritti. (Ne seguiranno altri…)
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