Il Pensiero Etico: “I care”
di Mariabianca Carelli
Don Milani ideò il motto “I care” (“Mi importa, mi interessa, ho a cuore”, in dichiarata contrapposizione al “Me ne frego” fascista), che sarà in seguito adottato da numerose organizzazioni religiose e politiche; la frase, scritta su un cartello all’ingresso della sua comunità educativa, sintetizzava le finalità educative di una scuola-ambiente di vita orientata alla fratellanza umana, civile e sociale.
Viviamo in un “sistema” in cui ciascuno è parte di un Tutto inscindibile, ove ciascuno vive correlato, in un gioco di specchi in cui ogni parte, consapevolmente o inconsapevolmente, riflette la totalità; ciò spiega alcuni aspetti apparentemente “ingiusti” o “incomprensibili” che incontriamo nelle nostre esistenze.
Afferma Gibran: “E anche questo vi dirò, benché le mie parole potranno esservi di peso: L’assassinato non è irresponsabile del proprio assassinio. E il derubato non è privo di colpa del furto che ha subito. Né il giusto è incolpevole degli atti del malvagio. E chi ha le mani candide non è senza macchia rispetto alle azioni del criminale”. (K. Gibran, Il Profeta, capitolo La Colpa ed il Castigo)
L’Umanità è pertanto connessa in una imprescindibile rete di responsabilità, personale e collettiva, di cui il web è la manifestazione nel mondo della materia, quale specchio del sovrasensibile. In questa rete opera la Legge del karma, per la quale in ogni vita raccogliamo i crediti e paghiamo i debiti contratti nelle vite precedenti, sia individuali che collettivi (di famiglia, di nazione…). In questa “contabilità” del dare-e-avere karmico ciò che maggiormente conta è l’Intenzione; “Omnia munda mundis” dichiara Paolo (Epistola a Tito, I, 15), ovvero “Tutto è puro per i puri”: la purezza di cuore di chi ama la Bellezza e la Verità – e opera con lealtà e retta intenzione – tutto scioglie e dissolve nel bene, indipendentemente dai “frutti dell’azione”.
Per avvicinarsi all’obiettivo dell’innocuità nel Pensiero e nell’Azione, è necessario vigilare costantemente sulla purezza dell’Intenzione, da cui origina l’Etica perenne, più interiore e vicina allo spirito della Verità e alla Giustizia rispetto all’ “etica” della società civile e delle leggi degli stati, che ne sono solo una pallida ed esteriore rappresentazione.
L’eroina Antigone, nell’omonima tragedia di Sofocle, sfida Creonte, che aveva ordinato di non dare sepoltura a suo fratello, il ribelle Polinice, considerato nemico della patria, e per questo sarà da Creonte condannata a morte. Ella dichiara con fierezza di essere fedele “alle leggi non scritte ma infallibili degli dei” piuttosto che a quelle scritte dagli uomini. La sua legge interiore, la compassione e l’eterna legge dell’amore fraterno e universale contano per lei più del Fato e delle leggi della Polis; la sua azione è del tutto consapevole: “Se non fossi capace di questo atto tanto varrebbe che non fossi mai esistita” dice alla pavida sorella che si ritrae ai doveri della pietas.
Per “esercitarsi” e diventare capaci di “azioni eroiche” è necessario combattere quotidianamente, usando la spada dell’arcangelo Michele, il proprio drago interiore, ovvero la nostra natura inferiore: “…E tuttavia non dovete cercare di annientare la vostra natura inferiore, anzitutto perché non ci riuscireste: sareste voi piuttosto ad essere annientati, poiché essa non solo è molto forte, ma fa anche parte di voi.
Dovete dunque cercare soltanto di dominarla, di domarla, al fine di poter beneficiare della sua vitalità e delle sue ricchezze. È la stessa idea espressa nell’Apocalisse con l’immagine dell’Arcangelo Mikhaël che abbatte il drago. L’Arcangelo non lo uccide, si limita ad abbatterlo. Allo stesso modo il discepolo deve sconfiggere il drago del proprio sé inferiore. Comprendere il simbolo del drago significa già indebolirlo. Meditate su questa immagine e passerete dalla morte alla vita, dall’oscurità alla luce, dalle limitazioni all’infinito, dalla schiavitù alla libertà, dal caos all’armonia.” (Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)
Bisogna pertanto “seminare nel cuore”; dichiara il discepolo Paolo: “Non fatevi illusioni: con Dio non si scherza! Ognuno di noi raccoglie quel che ha seminato. Chi vive nell’egoismo raccoglie morte. Chi vive nello spirito di Dio, raccoglie vita eterna“. (Paolo, Lettera ai Galati , 6: 7, 8).
E ancora: “Chi semina poco, raccoglierà poco; chi semina molto raccoglierà molto. Ciascuno dia quindi come ha deciso in cuor suo, ma non di malavoglia o per obbligo, perché a Dio piace chi dona con gioia…Dio vi dà tutto con abbondanza perché siate generosi”. (Paolo, 2 Lettera ai Corinzi, 9: 6-11
Commovente e altissimo anche il celebre “invito alla Carità”, ovvero all’Etica universale dell’Amore, intesa come Inizio e Fine dell’opera umana e come sanità dell’Anima, che, finalmente integrata, l’ha infine riconosciuta contemporaneamente come mezzo e Fine: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla.
Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente. L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno. Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore”. (Paolo, Lettera ai Corinzi, 1, 13)
L’Etica ha a che fare dunque con la Fede, in sé e nell’Uomo; con la Speranza, nell’energia dell’anima e nell’Evoluzione; con l’Amore, che muove ogni cosa in questo Universo. Essa conduce all’Integrità, all’Amore-integrazione, ovvero all’ “essere interi”, inteso in due sensi: sentirsi uno in se stessi e sentirsi uno con il mondo e con i fratelli.
Il sentimentalismo emotivo, con il quale spesso l’amore è confuso, è fiacco e soggetto a variazioni umorali, poiché legato alla precarietà dell’io; l’Amore è la Forza e la Legge del nostro universo: attuandolo a tutti i livelli, evolviamo e favoriamo l’evoluzione: “Ti dico: che il tuo cuore s’accenda del fuoco della Compassione. In essa è sepolta la grande perla della conoscenza segreta”. (Foglie del giardino di Morya, I)
È in questo senso che avanza l’Umanità, come afferma Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Teosofia; verrà un tempo, l’Età dell’oro del Cuore, in cui giustizia e carità sorgeranno spontaneamente dal cuore di ogni uomo: “…quando la gente avrà imparato a sentire e pensare come veri esseri umani dovrebbero pensare e sentire, gli uomini opereranno umanamente e le opere di carità, giustizia e generosità saranno fatte spontaneamente da tutti”. (H. P. Blavatski)
L’invito accorato del poeta Nazim Hiket esprime in modo incisivo ed evocativo l’auspicio che a ciascun uomo “dia gioia” l’altro uomo, per fare di questo Pianeta un luogo di Etica amorevole e di Unità fraterna: “Non vivere su questa terra come un estraneo e come un vagabondo sognatore. Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all’uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l’uomo. Senti la tristezza del ramo che secca, dell’astro che si spegne, dell’animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell’uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra: l’ombra e la luce ti diano gioia, le quattro stagioni ti diano gioia, ma soprattutto, a piene mani, ti dia gioia l’uomo!” (Nazim Hikmet, Prima di tutto l’uomo)
Tratto da: “Sul Sentiero III – L’aspirante e l’alchimia interiore” di Mariabianca Carelli
Ringraziamo l’autrice per averci inviato questi meravigliosi scritti. (Ne seguiranno altri…)
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