Il “Sonno” della Coscienza
di Eleazar
“Siamo angeli che dormono ancora il greve sonno della carne. L’uomo deve destarsi, aprire gli occhi alla verità, se non vuole correre il rischio di attraversare la vita come un bruto incosciente.” (Paracelso)
Ogni essere umano, ogni giorno, ma soprattutto ogni notte, si addormenta per risvegliarsi al mattino. Questo processo, sulla Terra, è comune a tutto il regno animale. È un processo meccanico, legato essenzialmente all’equilibrio energetico del nostro corpo. Un meccanismo finalizzato alla rigenerazione fisica.
Sembrerà singolare, ma è proprio attraverso questa attività meccanica, il dormire, che, spesso, la nostra Coscienza riesce a liberarsi dalle catene della mente. Proprio quando la mente si abbandona al sonno, infatti, la Coscienza profonda, attraverso il subconscio, inizia a parlarci attraverso i sogni, nel linguaggio dei simboli e degli archetipi.
Ma cosa c’è di strano in tutto questo? C’è di strano che, al contrario, proprio nella veglia, nella stragrande maggioranza dei casi, diversamente da come si potrebbe pensare, la nostra Coscienza dorme. È un vero paradosso, ma è la verità. L’essere umano è più addormentato mentre è sveglio ed è più sveglio mentre dorme!
Come può essere vera una cosa del genere? Lo è e lo sarà fino a quando l’uomo continuerà ad identificarsi nel meccanismo che lo circonda e in cui è immerso dalla nascita. Non è un caso se non sappiamo nulla di noi stessi: da dove veniamo, perché nasciamo e perché moriamo.
Non conosciamo nulla del funzionamento del nostro corpo, se non ce lo dice qualcuno al di fuori di noi, sebbene sia nostro e attraverso di esso viviamo. Svolgiamo la nostra vita, fin dalla nascita, aderendo ad un sistema che non creiamo e non scegliamo, ma che troviamo già confezionato su misura per noi, senza chiederci, minimamente, se può esserci un’alternativa di vita, diversa da questa concezione di esistenza in cui siamo immersi.
Tutto ciò che ci circonda lo consideriamo Verità, solo perché tutti la considerano Verità. Ma chi siamo noi, realmente, al di fuori di tutto questo? Non lo sappiamo, semplicemente perché dormiamo. Siamo smarriti, alienati, lontani dalla nostra intima essenza, e non abbiamo piena consapevolezza del nostro Essere, delle nostre potenzialità, del nostro progetto di esistenza.
Arriviamo su questa terra inconsapevoli e ce ne andiamo nello stesso modo, pensando quasi esclusivamente a sopravvivere e ad appagare i nostri bisogni primari. Quello per cui viviamo sono emozioni e reazioni ad azioni esterne a noi. Questo ci fa sentire vivi? Questo fa sempre parte del “sogno”, di quel bel meccanismo di cui ormai siamo diventati un ingranaggio.
Spesso diventiamo preda di questa emotività e spesso essa degenera in patologie di ogni genere. La verità è che la stragrande maggioranza di queste reazioni sono scomposte e istintive. Esse, infatti, sono semplicemente il richiamo ad agire di ogni singolo nostro “ego”, di quegli “io” che, nel complesso, formano la personalità di un uomo, rilegato nei primi tre livelli dei “chakra”.
Ma noi non siamo quei singoli “io”. Essi sono soltanto delle forme pensiero, effetti del nostro agire ed interagire nel mondo. Sono il frutto della nostra mente, delle nostre paure e dei nostri istinti e non della nostra Coscienza. Sono le legioni egoiche, quelle stesse che, nel libro indù del Bhagavadgītā, Krishna invita a combattere e che noi stessi dobbiamo affrontare per affermare il nostro unico e vero “Essere”: la realtà immortale ed eterna, che vive al centro di noi stessi, libera da tutti i condizionamenti e dipendenze che ci rendono schiavi e prigionieri della realtà in cui siamo immersi.
In ognuno di noi risiede, infatti, una scintilla divina che non aspetta altro che essere risvegliata e manifestata. Gli antichi la chiamavano “Nous”: l’intelligenza divina. Quest’atomo divino è come un seme posto al centro della nostra materia-corpo. Spetta ad ognuno di noi risvegliarlo per svilupparne le potenzialità e manifestarne il progetto. Tutto il resto è un surrogato che non fa altro che toglierci l’energia e la forza destinate ad alimentare lo sviluppo di quello stesso seme. Ma come fare per arrivare a questo? Non è facile, ma non è nemmeno impossibile.
Si tratta, prima di tutto, di capovolgere il nostro stesso modo di pensare, di osservare e di agire. È necessario riportare tutto al caos per ricreare un nuovo ordine! Ogni cosa in Natura nasce dal caos e da questo, poi, si manifesta in cosmos, l’ordine. L’evoluzione avviene attraverso ripetuti passaggi da caos a cosmos e viceversa, riportando ogni volta la materia in questione ad uno stato “vergine” di completa “purezza”. Questo passaggio si chiama “morte” ed è quella che gli alchimisti chiamavano “Nigredo”. Infatti, non può esservi evoluzione senza morte e rinascita, e il risveglio della Coscienza non può che passare da queste.
Non è, forse, una morte apparente quella che ogni notte riviviamo col sonno? Ci distacchiamo dal corpo e la nostra Coscienza inizia a liberare dalla mente tutto ciò che abbiamo bisogno di portare alla luce. E, invece, nella veglia? Dobbiamo creare un altro distacco. Un distacco che ha, alla propria radice, una funzione ben precisa: l’osservazione.
Osservare se stessi come se non fossimo noi stessi, ma qualcuno che ci sta guardando, disancorandoci da tutto ciò che ci tiene legati alla dipendenza, da tutto ciò in cui siamo immersi e identificati. Non si può distinguere qualcosa standoci dentro. Questo non significa non provare emozioni e sentimenti. Questo significa provarli, senza identificarvisi e, poi, osservarne gli effetti, conoscendone le cause. Ma tale operazione non è semplice, come sembra, richiede molta forza ed energia.
Un’astronave, per distaccarsi dalla terra e dalla sua attrazione gravitazionale, necessita di carburante e di una spinta propulsiva. La stessa cosa vale per quello che ci riguarda. L’identificazione è una forza pari a quella gravitazionale. L’essere è legato al sistema che lo circonda come lo è al centro della terra. Infatti, come, non ci si sofferma sul fenomeno della forza di gravità, poiché la diamo per certa, così, nello stesso modo, facciamo col nostro sistema di vita, considerandolo come l’unico possibile, al pari di una legge acquisita come quella della “caduta dei gravi”.
Eppure, come la fisica quantistica ci insegna, non tutto è scontato. Molto dipende da chi osserva. E dipende così tanto dall’osservatore, da potergli conferire lo stesso potere di influenzare un evento piuttosto che un altro. Da qui nasce il potere arcano del Mago. Infatti, noi vediamo solamente ciò che crediamo sia possibile vedere, rispondendo cioè a degli schemi che sono dentro di noi a causa del condizionamento esterno. Quindi siamo costantemente limitati da quanto il nostro cervello ci fa vedere.
A tal proposito vorrei citare una storia: “Gli indiani d’America diversi secoli fa non riuscirono a vedere le navi di Colombo, semplicemente perché non erano a conoscenza della loro esistenza e non sapevano cosa fossero; non riuscivano a vederle perché erano diverse da qualunque cosa avessero mai visto prima. Lo sciamano stesso non vide le navi, ma vide l’oceano increspato, e incuriosito si chiese quale fosse la causa di quel fenomeno. Stette sulla riva per molti giorni a guardare l’orizzonte e dopo un po’ riuscì a vedere le navi. Lo disse allora agli altri, e dato che tutti si fidavano di lui, anche loro riuscirono a vederle.”.
Siamo noi a creare la realtà, siamo macchine che producono la realtà, creando gli effetti della realtà, in continuazione. La realtà si svolge all’interno del nostro cervello, lui la elabora ma noi non la integriamo. Una qualsiasi telecamera vede molto di più di un umano, perché non ha la capacità di obiettare, di giudicare e di interpretare. Ecco perché, ad esempio, uno spirito viene registrato dalla telecamera, ma non dal nostro cervello.
Tendiamo a credere che il mondo esista già, indipendentemente dalla nostra esperienza, ma non è così secondo gli studi della fisica quantistica. Secondo tale fisica, infatti, gli atomi non sono cose, sono solo delle tendenze, perciò l’essere umano invece di pensare in termini di cose, deve pensare in termini di possibilità. Sono tutte possibilità di coscienza. Ciascuno di noi influenza la realtà che vediamo. Anche i nostri sensi, quindi, devono essere rieducati al nuovo stato di coscienza.
Nel momento in cui l’osservazione ci porterà a comprendere la possibilità di un’alternativa di realtà e di vita, avremo anche la possibilità di vedere con altri occhi, di ascoltare con altre orecchie e pensare con un altro cervello, evolvendo finalmente i nostri stessi sensi, o forse riscoprendone altri. Chissà se i nostri occhi, avendo l’impulso cerebrale di guardare oltre il consueto, potrebbero vedere ciò che, abitualmente, non vediamo? Esperienze che, a volte, solo particolari esseri riescono a fare, tipo la visione dell’aura delle persone o quant’altro.
Ma cosa ci può mettere in grado di arrivare a tutto questo? Qualcosa che spezzi il giogo della meccanicità del nostro sistema esteriore e mentale. Qual è l’elemento che in natura riesce a sfuggire alla forza gravitazionale? Il Fuoco. Il fuoco tende verso l’alto ed è più leggero dell’aria stessa. Ma anche l’essere umano è dotato di un fuoco, quello che lo tiene in vita. Un fuoco, diviso in tre parti (mentale, animico ed erotico) che, una volta riunito, fornisce all’uomo la Forza piena per l’espansione della propria Coscienza.
L’azione mirata di questo Fuoco ci permette il distacco e quella “messa a fuoco” della realtà, per come effettivamente è, e non per come, in maniera distorta, la vediamo, quando siamo immersi passivamente in essa. Il Fuoco interiore agisce in noi purificandoci dall’illusione e ardendo di Verità. Questo fuoco è lo stesso che gli alchimisti considerano come il più importante, tra gli elementi, nell’ordine del rituale magico.
Ad esso sono attribuiti diversi e molti significati, secondo le particolari funzioni per le quali viene assunto, e tra gli altri naturalmente, quello di principio vivificatore e quello di elemento purificatore. Questo fuoco è il mezzo con il quale sciogliere “la materia” della struttura meccanica in cui la nostra coscienza è intrappolata e il propulsore per proiettarci lontano dal giogo del sonno alimentato dal sistema in cui siamo inseriti.
Il nostro vivere quotidiano, infatti, condizionato da un’ingerenza continua e martellante da parte dei media e del potere costituito, attraverso una seducente interferenza tecnologica, ci sta, sempre di più, portando all’alienazione da ciò che veramente è il vero valore di questa nostra vita. Il sistema non fa altro che “intrattenerci”, “distrarci” e spostare la nostra attenzione su realtà “virtuali” che fanno soltanto comodo al sistema stesso.
Il sistema si autoalimenta sulla nostra distrazione, sulla nostra piena identificazione in esso. Siamo noi a fornirgli l’energia e la forza di sopravvivenza, privandocene per la vera realizzazione di noi stessi. La nostra mente ha creato il sistema, ma a sua volta, man mano che questo si è consolidato, ne ha acquisito la forma, diventandone succube e rendendoci schiavi dell’intero meccanismo, mentale ed esteriore.
Non può esservi piena libertà senza piena Coscienza. Soltanto agendo in noi stessi, destinando la Forza del Fuoco interiore ad alimentare il nostro centro divino “nous”, riusciremo a liberarci dalle catene a cui siamo costretti dalla nascita. Soltanto rendendoci conto del nostro stato di schiavitù, rispetto al nostro essere, possiamo iniziare a liberarci.
Stesso discorso vale per i nostri infiniti io. Più li alimentiamo più essi prendono il sopravvento sulla nostra intima essenza. Alla base di tutto il lavoro, quindi, c’è l’utilizzo pieno delle nostre energie e il recupero delle stesse dalla dispersione causata dall’assorbimento degli “io”. Una volta nel pieno delle nostre forze, tale energia va utilizzata nella scomposizione di quella che ormai riconosciamo come realtà fittizia e condizionata. Nella scomposizione della macchina, nei suoi stessi ingranaggi.
Tale lavoro non è affatto facile, visto che va fatto nel pieno funzionamento della macchina stessa. La mente è furba e mette in atto infiniti sistemi per difendere se stessa e le sue creature. A questo punto, un sistema valido per raggirarla è quello di crearle dei piccoli “choc”, o corti circuiti. Ma come? Innestando nella mente delle immagini o delle riflessioni assurde, ma reali.
Agendo sulla mente fuori dai suoi stessi schemi, inoculando in essa immagini e parole che la “ipnotizzino” a vantaggio dell’intuizione, l’unica funzione in grado di decodificare un “paradosso” e l’unica che può metterci in contatto con la coscienza stessa di cui è propriamente parte. Questi “paradossi” sono gli stessi espedienti che la tradizione Zen chiama “Koan”.
Per rendere meglio l’idea ne citerò uno: “Puoi produrre il suono di due mani che battono una contro l’altra. Ma qual è, il suono di una mano sola?” Nella tradizione occidentale anche lo stesso Gesù si serviva delle parabole per far giungere il suo messaggio direttamente alla coscienza di chi lo ascoltava. Tutto questo a dimostrazione che il vero campo di battaglia per l’evoluzione risiede proprio nella mente e che, proprio per la sua attitudine a creare, deve essere sottomessa al volere della Coscienza, per farlo nella maniera giusta.
Perché questo accada bisogna che la Coscienza si svegli, ma, soprattutto, che, una volta svegliata non si riaddormenti più. Ma il vivere quotidiano, con tutte le sue implicazioni e i suoi condizionamenti esistenziali, ha purtroppo su di noi un forte effetto soporifero. A volte, può capitare che durante il giorno possiamo avere segnali di risveglio, realizzati grazie al lavoro su noi stessi, ma spesso ricadiamo, soventemente, nel sonno più profondo.
Succede come quando siamo stanchissimi e facciamo un’enorme fatica a rimanere svegli. Resistiamo, ci ridestiamo, ma alla fine ci riaddormentiamo. Ma cos’è che determina tale processo? La stanchezza. La mancanza di forze. Come mai, infatti, quando non siamo stanchi non abbiamo sonno? Semplicemente perché abbiamo la Forza.
La Forza nelle carte dei Tarocchi è rappresentata dall’undicesima lama in cui una fanciulla apre la bocca ad un leone. Gli stessi elementi li ritroviamo nel simbolo della sfinge, figura mitologica ed enigmatica, con volto di donna e corpo di leone, che in Egitto era a guardia della piramide e dei suoi segreti. Non è un caso che lo stesso Ercole indossò la pelle di un leone, ucciso nella prima delle dodici fatiche, per affrontare le successive undici.
La Forza è il nostro Fuoco vitale. Senza la Forza nulla è possibile. Quindi, tutto questo può solo dimostrarci che, se permettiamo al mondo e alla nostra mente di risucchiarci tutte le forze di cui disponiamo, la nostra Coscienza resterà sempre in stato di sonno.
Il ritmo lavorativo e di vita che affrontiamo quotidianamente, gli strumenti tecnologici, usati in maniera ossessiva, atrofizzano i nostri centri intuitivi, minando alla base la nostra capacità di osservazione e di ricezione sottile. È interesse del sistema che ci domina, e della nostra mente ad esso assoggettata, alimentare la nostra fragilità e debolezza depredandoci della nostra forza poiché senza di essa non siamo in grado di agire e di reagire.
È quindi di natura vitale e un valore fondamentale conservare la nostra energia vitale mettendola al servizio della nostra coscienza. Non c’è cosa più difficile che svegliarsi in un mondo di dormienti e riconoscerli tali. Ma ancora più arduo, dopo averlo fatto, è mantenersi svegli… E risvegliare gli altri.
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”. (Mt 13,33-37)
Compito di un uomo è risvegliare la propria Coscienza.
Compito di un eroe è mantenerla sveglia.
Compito di un iniziato è risvegliare gli altri.
Ma l’importante, per ora… è cominciare.
Articolo di Eleazar
Fonte: http://www.kuthumadierks.com/pageopen.asp?r=ries&id=188
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