Siamo chi siamo: rinunciare ad essere perfetti
di Roberto Senesi
“La cosa che è veramente difficile, e anche davvero incredibile, è rinunciare ad essere perfetti ed iniziare il lavoro di diventare se stessi”. (Anna Quindlen)
La peculiarità di questo piano di esistenza è l’apparente distinzione tra osservatore e osservato, mentre la capacità di sentire quest’ultimo aspetto all’interno di sé, è commisurata al proprio livello di coscienza.
All’interno di questo contesto ognuno sperimenta diversi aspetti di un’unica, eterna ed immutabile realtà da diversi punti di vista e con possibilità più o meno ampie… Se ne deduce che il tanto discusso “Ritorno all’Uno” di cui parlano diverse filosofie del passato e del presente, riguardi proprio la possibilità di sentire e di integrare nella maniera più ampia possibile, i diversi aspetti del virtuale frazionamento dell’assoluto all’interno di sé.
A questo scopo leggiamo libri, facciamo meditazioni, partecipiamo a vari corsi e seminari, cerchiamo scuole e maestri, ma perdiamo di vista un fatto fondamentale: la realizzazione di tale stato non è qualcosa che si possa “raggiungere” in un dato punto nel tempo e nello spazio, poiché non riguarda la mente inferiore che vive nel tempo. La verità è uno stato dell’Essere e per definizione l’Essere vive nel ‘non tempo’ e non può essere raggiunto ma solo sperimentato.
“È una cosa sconcertante. La verità bussa alla porta e tu dici: ‘Vai via, sto cercando la verità’, e così va via. Davvero sconcertante”. (Robert M. Pirsig)
Il desiderio di crescere e di evolvere è un’aspirazione nobile e auspicabile, ma attenzione a non cadere nella trappola di voler sostituire degli aspetti della nostra personalità che non ci piacciono, con altri più conformi ad una certa idea preconfezionata di “illuminazione”. Tutto può essere indubbiamente utile e propedeutico alla preparazione del terreno sul quale coltivare e far nascere il seme di una comprensione più ampia e profonda, ma che non si viva la vita in funzione di qualcosa che ancora non abbiamo realizzato e di cui probabilmente non abbiamo realmente idea.
Io credo che l’attitudine più congrua e costruttiva sia quella di vivere il più possibile nel presente, entrando appieno in ogni esperienza, cercando di conoscere se stessi e le reali intenzioni che ci muovono, e soprattutto di accettare i diversi aspetti che compongono la nostra personalità, senza tentare di sopprimerli o di sostituirli con altri che ci fanno sentire più appagati, poiché paradossalmente tale dinamica ci allontana dalla verità di noi stessi piuttosto che avvicinarci all’essenza.
“La conoscenza di te stesso è il più grande servizio che puoi rendere il mondo”. (Ramana Maharshi)
Tendiamo spesso a voler apparire migliori agli occhi degli altri e ai nostri stessi occhi e questo può andar bene finché il nostro scopo è quello di essere accettati e riconosciuti all’esterno, ma in un discorso di crescita reale, ciò non può che rallentare il processo di conoscenza e di avvicinamento alla nostra parte più autentica.
Vivere con consapevolezza ogni nostra esperienza, conduce inevitabilmente ad allargare le nostre possibilità di comprensione, in un graduale accrescimento della sensibilità e della capacità di accogliere l’altrui che dilata il cuore e permette l’entrata in un mondo più vasto, fatto di innumerevoli sfumature.
Probabilmente tutto quello che abbiamo cercato con tanto affanno si presenterà quando meno ce lo aspettiamo e forse, proprio nel momento in cui non ci pensavamo più.
“In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria anima”. (Carl Gustav Jung)
Articolo di Roberto Senesi
Fonte: http://ondadanzante.blogspot.it/2016/10/onda-special-per-roberto-senesi-ogni.html
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