Dalla Fisica Quantistica alla Cabala Ebraica: verso la creazione della nostra “Un-alità”
di Stefano Pistorio
Siamo abituati a osservare la realtà che ci circonda come se fosse immutabile. Ma se distogliamo lo sguardo dagli oggetti intorno a noi, cosa succede? Come cambiano e come nasce la dimensione che conosciamo? Come creiamo il nostro mondo?
Attraverso un breve viaggio nella fisica, nelle sacre scritture, in alcuni esperimenti scientifici proviamo a creare un diverso modello di interpretazione di ciò che ci circonda, per riprendere concetti millenari e iniziare a capire come creiamo il nostro mondo.
Una nuova visione
Nell’esperienza quotidiana siamo abituati ad osservare la realtà anche in termini di oggetti. Questi oggetti spesso si mostrano a noi “separati”, con una certa distanza gli uni dagli altri. Un libro, ad esempio, ci appare come tale quando lo osserviamo. Ma se distogliamo lo sguardo che ne è del libro? Esiste ancora oppure ritorna ad essere un’altra cosa?
Osserviamo la foto qui a sinistra. Vediamo alcuni cubetti di ghiaccio in acqua che hanno una certa “distanza” fra di loro… ma se sciogliamo il ghiaccio? Prima acqua e ghiaccio sono apparentemente separati, poi, quando il ghiaccio è sciolto, cosa succede alle molecole che lo componevano? Quale è la “distanza” tra le molecole che componevano il ghiaccio sciolto e quelle dell’acqua?
Osservando la realtà conosciuta con un pizzico di distacco e una buona dose di presenza, alcune domande possono sorgere: gli oggetti sono davvero così separati? La loro natura è quella che ci appare? La loro apparente dualità (ghiaccio-acqua) ha un senso? Forse qualche sospetto, rispetto alle osservazioni del quotidiano, può allora sorgere. Proviamo quindi ad aprirci ad altre possibili visioni della realtà, così… tanto per scoprire qualcosa di nuovo.
L’Esperimento delle due fenditure
Come sempre si fa quando si vuole percorrere una nuova strada, partiamo da qualcosa di conosciuto. Questo esperimento è noto anche come il “Principio di indeterminazione di Heisemberg”. Su youtube è possibile vedere il simpatico cartone animato del Dottor Quantum, realizzato dal fisico americano Fred Alan Wolf e doppiato in italiano da Alberto Lori.
Sintetizzando, nel video viene mostrato come alcuni elettroni, sparati da un apposito cannone, si comportino come onde se non osservati e come particelle se osservati. Ma come, l’elettrone, una delle componenti base della materia, cambia la sua forma e il suo comportamento in base a chi lo osserva? Se però lascio stare l’elettrone e non lo osservo, non posso conoscere la sua posizione o la sua velocità o la sua traiettoria.
In altre parole, non possiamo conoscere contemporaneamente posizione e direzione di una particella elementare della materia. Se la osserviamo, ne alteriamo la natura ondulatoria, l’osservazione pertanto agisce sull’onda modificandola. Per osservare la particella devo illuminarla, interagendo e modificando la sua posizion, poiché la luce porta con sé energia e questa energia viene “passata” alla particella che, quindi, non è più la stessa di prima. Possiamo dunque dire, che l’osservatore interferisce con l’osservato.
Le onde quando sono osservate “decadono” in particelle. Ma allora cosa succede ad un oggetto quando nessuno lo guarda? Rimane oggetto o decade in qualcos’altro? E ancora, c’è separazione tra ciò che osservo ed io, che sono l’osservatore? C’è una distanza? C’è una diversità sostanziale? Come sono realmente le cose quando non le osserviamo, quando non sono illuminate?
Alcuni passi nella dualità
La materia ha quindi una dualità: onda-particella. In pratica, è come se un oggetto possa manifestarsi in due modi diversi e, in effetti, gli esperimenti appena citati dimostrano che se osserviamo le cose… queste cambiano. Abbiamo un tale potere! Ma ne siamo sicuri?
Questo cambiamento dai fisici è chiamato “collasso della funzione d’onda”. In pratica l’onda collassa, ma collassare vuol dire cadere e anche un pò “sgonfiarsi”. L’onda, “cadendo”, diventa una particella, un pezzetto di materia. Una caduta, ovvero un processo che ci potrebbe ricordare l’esperienza della nostra nascita. Il momento in cui diventiamo fisici, in un certo senso “cadiamo”, passando dall’unità rispetto a tutto, alla separazione e quindi alla dualità.
Nell’ipotesi che l’individuo abbia origine da un’unica Fonte (chiamata in diversi modi nelle varie culture e religioni), la nostra essenza, prima della nascita, risulta essere tutt’uno con Essa. Portiamo in noi l’essenza del divino: questa essenza è il Sé. Nel momento in cui facciamo l’esperienza traumatica della nascita, ecco che nasce anche l’Io e con lui l’illusione della separazione. Illusione perché ci dimentichiamo rapidamente da dove arriviamo… da un’Unità.
L’io rappresenta la “maschera” che indossiamo quotidianamente (persona, da cui personalità, in latino, significa proprio maschera), si rafforza attraverso l’approvazione degli altri, è sostenuta dal potere e vuole avere il controllo su tutto, poiché vive nella paura. Per ricondurci al Sé e quindi abbandonare la dualità, dobbiamo rivolgerci verso la nostra interiorità, in un viaggio che ci riporta al punto di partenza, ovvero a riunirci con la nostra intima natura divina. Torniamo così nell’Uno da cui siamo stati generati.
C’è una straordinaria similitudine tra il concetto di “collasso della funzione d’onda” e quello di “caduta”. Osservando un oggetto microscopico, questo passa da onda a particella, quasi come se l’osservazione lo facesse nascere a qualcosa di nuovo. A prima vista, la vera essenza dell’oggetto si materializza, assumendo così un aspetto duale. Distogliendo lo sguardo, l’oggetto ritorna alla sua sorgente o Fonte originaria.
Spostiamoci però a considerare un concetto più ampio, considerando la creazione del tutto, dove ritroviamo il concetto di dualità. Le prime parole della Bibbia ebraica sono: “Bereshit bara Elohim …” una possibile traduzione è “All’inizio Dio creò…” ma non è una traduzione molto precisa. La prima parola, bereshit, inizia con la lettera ebraica B (Bet), che nella “Gematria ebraica” ha valore 2 (dualità, guarda caso), inizia con B perché la prima lettera, A (Aleph), è riservata a Dio. Il prefisso El dalla parola Elohim, che si può tradurre con Dio, è scritto con la Aleph, come prima lettera. Aleph è il respiro di Dio, lo si sente, provate a pronunciarla. Quindi da Aleph (il respiro) si crea il mondo, descrivendolo con B bereshit, l’inizio. B è la dualità, ma Dio non è nella dualità, è nell’Uno, nella A, che nella Gematria ha valore 1.
Ancora una volta compare il dualismo, la separazione, ma una separazione fittizia. La Bibbia qui ci sta insegnando che deriviamo da una stessa cosa e siamo solo manifestazioni di quella cosa, manifestazioni che avvengono nella dualità. Siamo noi in quanto osservatori a vedere le cose come in realtà non sono, perché sarebbero onde, vibrazioni… o, come direbbero i fisici, onde di probabilità in cui possiamo solo descrivere la probabilità che una particella sia in un certo posto.
Noi quindi creiamo, siamo creatori del nostro mondo, che ha natura duale. Ma noi stessi siamo onde e particelle. Tutto ciò che conosciamo lo è. Nello sciamanesimo la realtà è una proiezione della nostra anima. Viviamo in un sogno. Viviamo ciò che dobbiamo affrontare e che ancora dobbiamo superare. Si tratta quindi di scegliere una delle onde di probabilità di cui abbiamo parlato, come? Scegliamo l’onda che ci darà l’esperienza. E scegliendo onde diverse, avremo esperienze diverse.
In sostanza, scegliamo inconsciamente l’onda che ci presenta la difficoltà da superare. Il vangelo di Giovanni, in una delle sue innumerevoli traduzioni, quella greca, recita all’inizio così: “En archè en o logos” . E cosa vuol dire? Ad oggi è stata tradotta come “nel principio era il verbo”. “Verbo” inteso come verbo divino, vibrazione. Ecco allora che ritorna il concetto di vibrazione, in questo caso, una vibrazione primordiale.
“Le manifestazioni esteriori e quindi la realtà a noi nota, non è altro che un’illusione, noi siamo vibrazione, quindi, siamo tutti la stessa cosa, deriviamo da un’unica vibrazione”. (Vittorio Marchi)
Come creiamo la nostra Realtà
Naturalmente il passaggio successivo, è capire se esiste una relazione sperimentalmente valida anche nel mondo macroscopico, col quale ci misuriamo quotidianamente. Ci vengono in aiuto diversi esperimenti come quello di Grinberg, di Jahn e di Emoto. Osservando gli esperimenti del giapponese Masaru Emoto, vediamo come l’uomo è capace di modificare le vibrazioni, quindi le particelle subatomiche che compongono la materia, sia con semplici parole che con pensieri ed emozioni.
Dal 1999, Emoto ha pubblicato diversi volumi di un lavoro dal titolo “I messaggi dall’acqua”, contenenti fotografie di cristalli di acqua esposti a variabili diverse e successivamente congelati, in modo da formare strutture cristalline. Dall’osservazione delle fotografie si evince come parole, preghiere, musica ed ambiente esercitino un vero e proprio effetto fisico sulla struttura cristallina dell’acqua, modificando la semplice struttura di base esagonale dei cristalli di ghiaccio di acqua non condizionata (tra l’altro dispersi in modo caotico), nelle strutture belle e raffinate, disposte in modo armonico e simmetrico, dei cristalli di ghiaccio di acqua “informata”.
Il neurofisiologo Jacobo Grinberg-Zylberbaum, della National Autonomy University of Mexico, Città del Messico, ha studiato la capacità del pensiero umano di influenzare il mondo vivente intorno a sé. Nel suo studio, due persone collegate a un tipo di unità di monitoraggio fisiologico, quali i macchinari per ECG (elettrocardiogramma), furono isolate una dall’altra in stanze diverse. Una sarebbe stata stimolata con qualcosa – una foto, un leggero impulso elettrico. Successivamente i ricercatori avrebbero esaminato i due ECG per stabilire se le onde cerebrali del ricevente rispecchiassero quelle del mittente stimolato. I particolari modelli neuronali nel cervello del mittente provocati dalla luce, risultarono nel cervello del ricevente seduto in una stanza schermata elettricamente distante 14,50 metri. Ad ogni modo, Grinberg-Zylberbaum scoprì che fu una condizione importante a determinare il buon esito: la sincronia si verificò solo tra coppie di partecipanti che si erano incontrati precedentemente e avevano stabilito un rapporto, passando 20 minuti insieme in un silenzio meditativo. Una sorta di entanglement umano. Nel febbraio del 2016, “Scienze” pubblica l’ennesimo articolo sull’entanglement quantistico. Fino a questa data, erano stati pubblicati articoli in cui si ipotizzava tale proprietà della materia nella sua forma microscopica, da questo articolo ne viene dimostrata la concretezza.
Negli anni ’80 dello scorso secolo, il professor Robert Jahn, fisico, ingegnere e studioso di fenomeni psichici e parapsicologici, fondò il Princeton Engineering Anomalies Research Lab, dedicandosi allo studio di effetti psicocinetici su generatori elettronici di eventi casuali da lui stesso costruiti: il “Global Consciusness Project” (GCP).
I ricercatori del GCP piazzarono in tutto il mondo (per la precisione fra Europa, Stati Uniti, Canada, India, Isole Fiji, Nuova Zelanda, Giappone, Cina, Russia, Brasile, Africa, Thailandia, Sud America ed Australia) 134 generatori di numeri casuali ribattezzati “eggs”, cioè “uova”. La funzione di queste uova è triplice: per circa 100 volte al secondo, generano casualmente un numero, 0 o 1, formulano previsioni sul numero che sarà generato e verificano il risultato della previsione. Ebbene, in concomitanza di disastri aerei, eruzioni vulcaniche, tsunami ed eventi come il crollo delle torri gemelle o la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, le risposte dei dispositivi si allontanavano molto dal range di attendibilità statistica, evidenziandosi come picchi nei grafici di distribuzione dei dati.
Conclusioni
Nel percorso di conoscenza e “collegamento” fatto sin qui, siamo partiti da una visione dualistica. Il dualismo si ritrova ovunque, yin e yang, maschio e femmina, Io e Sé, la lettera Beth dell’alfabeto ebraico, l’osservato e l’osservatore. Ma queste parti duali non si possono separare, sono fortemente connesse. Abbiamo anche visto come non sia possibile separare il sistema di osservazione da quello osservato, tutto è connesso, nulla è separato.
Ma allora dove sta questa dualità? Il ghiaccio e l’acqua sono forse duali? L’entanglement non è forse possibile perché siamo tutti una stessa cosa? Quindi, non ci sono distanze da superare ed è tutto istantaneo. La dualità non è quindi “1 e 1” ma “mezzo e mezzo”, così come l’uomo ha caratteri di donna e viceversa. Yin e yang infatti sono “mezzo e mezzo” di un unico cerchio. La creazione è l’atto di separazione dal tutto, noi acquisiamo la nostra fisicità, che non è una, ma è mezza. L’altro mezzo sta nell’oceano… dove ritorneremo.
La visione duale è, appunto, una visione. Potrebbe non essere la realtà. Gesù dice “Io e il Padre siamo una cosa sola”. La separazione tra il sé e l’io è solo l’esperienza che si materializza nella nascita, non è il significato. Sarebbe come dire che una goccia d’acqua non appartiene al mare solo perché ne è stata separata. Il concetto totale è il mare, la goccia è una possibile esperienza. Un’altra è una pozzanghera, un lago, un fiume; ma poi tutti si ricongiungono attraverso il “ciclo dell’acqua”.
L’illustre psichiatra, psicoanalista, antropologo, filosofo Carl Gustav Jung diceva: “Come oltre l’individuo esiste una società, così oltre la nostra psiche personale esiste una psiche collettiva, l’inconscio collettivo, che cela parimenti in sé grandi attrattive”. Andando ancora più indietro nel tempo, il popolo Maya utilizzava questa parola: “In lak’ech” ovvero “Io sono un altro te stesso”.
Nell’Africa sub-sahariana, in lingua Bantu, viene utilizzato un termine molto bello “ubuntu”, oggi molto noto nel mondo occidentale, per una famosa distribuzione del sistema operativo per computer, Linux. Questa parola indica “benevolenza verso il prossimo”. È una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro. Ci sono diverse traduzioni di questo concetto. Quella che più mi piace è: “io sono ciò che sono, in virtù di ciò che tutti siamo”.
Riferimenti:
“Un altro mondo”, film di Thomas Torelli
“Einstein e l’etere: relatività e teoria del campo unificato”, di Ludwik Kostro
“Logica da zero a Godel”, di Francesco Berto
“La mente nuova dell’imperatore”, di Penrose
“Il campo del punto zero”, di Lynne Taggart
“L’inizio dell’infinito”, di Deutsch
” La scuola degli Dei”, di Elio d’Anna
“Alice nel paese dei quanti”, di Robert Gilmore
Articolo di Stefano Pistorio
Fonte: https://www.neuroscienze.net/fisica-quantistica-e-cabala-ebraica/
Secondo me, la particella è un’onda, una parte dell’ologramma. E la prova che tutto sia un ologramma, è rappresentata dal fatto che il fotone non ha massa. Elohim poi, potrebbe anche significare ‘maestro’, ‘guida’, ma non ‘dio’. Sulla Cabala, sono tutte invenzioni della mente umana, come la posizione della particella.