Lavorare al proprio auto sviluppo significa servire l’umanità
Una meditazione difficilmente potrà permettere all’uomo di trovare la propria natura divina, dunque ci si dovrà far bastare la fede!
Il bisogno di conoscere Dio a tutti i costi, sul piano intellettivo e razionale, ci fa infatti spendere parecchie energie, che potrebbero invece essere dirette in qualche lavoro proficuo. Molti individui sostengono che farebbero volentieri qualcosa a favore degli altri, se solo Dio mostrasse loro la strada da seguire e li aiutasse a superare le eventuali difficoltà.
Queste persone, devono invece comprendere, che ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità e maturare quella solidità di pensiero e perseveranza d’azione, in grado di dimostrare la qualità dei propri sentimenti. Dio, volendo, potrebbe benissimo prenderci per mano e guidarci nel lavoro, tuttavia così facendo rinunceremmo al primo ostacolo, in quanto non avremmo agito in prima persona, ma come un burattino nelle mani del burattinaio. Inoltre non trarremmo alcun giovamento dal nostro operato.
Il desiderio di ogni aspirante è certamente quello di poter essere utile e “servire” l’umanità. Sta di fatto che, prima di poter essere capaci di fare qualcosa per l’umanità, bisogna essere in grado di “gestire” al meglio, quella porzione di umanità che è sotto la nostra diretta responsabilità: “noi stessi”. Un individuo, che lavora coscientemente al proprio autosviluppo, prendendo in mano la propria vita, sta già infatti servendo l’umanità.
Per indicare la strada ad altri, occorre conoscerla molto bene. E’ per questo che solo chi ha già percorso un certo tratto del Sentiero, può indicare la via a coloro che seguono, così come egli segue la traccia già segnata, da coloro che lo hanno preceduto. Inoltre, ciascuno di noi ha la diretta responsabilità di tutta la materia che compone i suoi vari veicoli (corpo fisico, eterico, astrale ecc.). L’evoluzione delle “piccole vite”, che animano gli atomi e le cellule dei nostri corpi, è cioè affidata al modo in cui noi portiamo avanti il nostro cammino: praticando o meno gli “insegnamenti spirituali”.
Se durante la nostra vita saremo costanti nella pratica, non solo eleveremo la nostra coscienza, ma imporremo ai nostri veicoli una “accelerazione vibratoria”, che li renderà sempre più adatti e responsivi, all’afflusso di nuove e più elevate energie. Questa accelerazione, alla fine di un lungo ciclo di vite vissute sulla terra, consentirà la “liberazione dell’energia” rinchiusa nella materia dei nostri corpi: fenomeno, che nei testi di esoterismo viene definito come “redenzione della materia”.
Dunque ciascuno di noi è in realtà il “motore” di un piccolo universo, la cui espressione ed evoluzione dipendono esclusivamente dalla nostra capacità di identificarci responsabilmente, sempre di più, con l’aspetto divino che è in noi. Dedicandosi al proprio autosviluppo, ognuno ottempera ai doveri cui è chiamato, e sarà quindi posto, nel tempo, di fronte a responsabilità o occasioni di “servizio” sempre maggiori.
Tratto dalla dispensa “I Maestri di Saggezza” a cura del dr. Mario Rizzi
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