Animali e Soprannaturale nell’immaginario collettivo
di Stefania Genovese
Papa Wojtyla disse: “La Genesi ci mostra Dio che soffia sull’uomo il suo alito di vita. C’è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio, e gli animali non ne sono privi”.
Quando anni fa incontrai l’etologo ed entomologo Giorgio Celli, gli chiesi, essendo lui, un esperto di felini, cosa ne pensasse delle leggende immemori che attribuivano, facoltà soprannaturali, o sorprendenti percezioni esterocettive a questi animali: presunte qualità arcane e sorprendenti, che ancor oggi ammaliano molti amanti dei gatti! Mi rispose che indubbiamente il fascino del gatto, la sua capacità di orientarsi nel buio, il suo sguardo penetrante ed anche a volte introspettivamente solipsistico, ma ugualmente perspicace e pronto a mutare celermente da uno stato dissimulatorio ad uno attivo e guardingo, gli avevano comportato la fama di creatura arcana e misteriosofica.
Insomma, “Historia docet”; non serve rammentare come il gatto sia stato creduto affiliarsi al diavolo nel Medioevo, o nei trascorsi fasti egiziani venisse creduto una divinità legata a culti ultraterreni. Detto ciò, il sagace etologo espresse molta titubanza, giustamente, nei confronti di questi “rumours”, che, a suo giudizio, erano cagionati da molte proiezioni umane verso un animale affascinante e preponderantemente libero e sfuggente, non categorizzabile e plasmabile dall’uomo come il cane, ad esempio. Non per niente, il gatto è stato l’animale per eccellenza maggiormente antropomorfizzato, che ha conosciuto nel tempo sorti altalenanti, sempre in bilico tra superstizioni negative, idolatria, intellettualismo artistico, e, nel contempo arcana ammirazione.
Difatti, molti studi psicoanalitici hanno dimostrato, che gli animali mentre riempivano di significati l’evoluzione ed il destino materiale ed inconscio dell’umanità, come ombre tangibili del nostro divenire e della nostra mente, sembravano esserlo anche del nostro arcano trapasso verso l’aldilà. Miti e leggende in ogni epoca si susseguono, pregni di svariati animali, che ingiustamente creduti privi dell’apparentemente esclusivo soffio vitale attribuito all’uomo, presiedono gli antri degli Inferi, sostano sulle soglie degli incubi e dei sogni, accompagnano taciti l’incedere della morte, oppure vegliano sui destini e nella storia degli esseri umani, ammantati della silente consapevolezza di un potere arcano, che li rende soggetti ed artefici, di uno scibile che trascende la loro stessa presenza.
Ancora oggi, nelle zone rurali, prevale l’usanza della trasformazione negativa delle qualità soprannaturali degli animali: caratteristica, tipica già di antiche forme rituali e religiose, e anche della religione cristiana, che ha convertito le virtù simbolicamente rappresentate, in superstizioni o in credenze malefiche (il gatto legato ai sortilegi delle streghe, o il gatto mammone e tanti altri, ad esempio).
Ma spesso gli animali paiono realmente possedere facoltà soprannaturali, poiché sembrano scrutare l’invisibile e percepire ciò che per l’uomo è impossibile sentire; infatti, più volte sono stati testimoniati i loro stati di agitazione in concomitanza con l’avvento di terremoti o cataclismi naturali. A giudizio della psicologa Marzia Giacon, accanita sostenitrice della “pet therapy”, essi sarebbero capaci di assorbire la negatività della persona, contribuendo a farla stare meglio, sia sul piano psichico che materiale.
A prova di ciò, ha raccontato la storia di una ragazza che seguiva in terapia, che inaspettatamente incontrò un gatto nero molto speciale, arrivato nella sua vita in un momento molto difficile. Sonia aveva tanti problemi, da cui non vedeva una via d’uscita. Era depressa, disperata. Una sera in cui era scoppiato un forte temporale, Sonia era entrata di corsa in casa, ed improvvisamente aveva sentito un miagolio flebile, flebile, una sorta di invocazione d’aiuto che proveniva dalla sua cantina. Aveva esitato per un momento, convinta di essersi sbagliata, ma il miagolio persisteva, così, scese in cantina e trovò un gattino, nero, piccolo piccolo, bagnato fradicio.
Decise di tenerlo con sé e di chiamarlo Cagliostro. Gli diede da mangiare, lo accudì ma nonostante ciò il gattino non si riprendeva. Anzi, stava sempre peggio, mentre la vicinanza del micio giovava sempre più a Sonia. Di notte dormiva tranquilla, con il gatto acciambellato al suo fianco, e aveva ripreso a studiare, sempre con il suo micio accanto. Dopo un anno, Cagliostro scomparve nel nulla, come volatilizzato; in seguito Sonia, che aveva ormai risolto tutti i suoi problemi, si convinse che esso fosse un vero e proprio animale magico, venuto ad aiutarla e poi sparito insieme con tutti i suoi guai.
Recentemente a Melanie Gomez una giovane ragazza, toccata dall’epilessia sin da bambina, allergica al pelo di cane e gatto, viene regalata una maialina di nome Hamlet; l’arrivo di questa creaturina da accudire e con cui interagire, desta Melanie dalla sua debilitazione e la sprona a lanciarsi nel mondo della fotografia, superando così gli stati di depressione e di sconforto dovuti alla sua malattia.
Ma esempi di come i nostri amici animali fungano da taumaturgi o psicopompi sono innumerevoli. Una signora inglese, C. Johnson aveva un gatto siamese, Zeus. L’animale si era gravemente ammalato, e per non vederlo soffrire, aveva deciso di farlo “addormentare” dal veterinario, ed essendo molto perplessa, si tormentò per molti giorni, domandandosi se avesse compiuto la scelta giusta. Una notte però percepì un rumore famigliare, come delle fusa, che gli ricordarono Zeus, e vide il suo micio, che, saltato sul letto, gli fermò gentilmente la mano con le unghie, come se volesse comunicargli che la decisione di non farlo soffrire più, era stata adeguata.
Questo caso assomiglia molto a quello recentemente citato dalle cronache, in cui una signora anziana è venuta a mancare poco dopo la morte della sua adorata micia; la figlia di questa signora l’ha trovata come assopita accanto al giaciglio della sua inseparabile bestiola che era divenuta la sua compagna da molto tempo. Ma vi sono altri sorprendenti casi. Lucia, una informatica della Brianza mi ha riportato la storia di Percy, un gatto selvatico che dimorava presso la sua famiglia. Nonostante le cure e l’affetto che tutti gli dedicavano, esso rimaneva, però, sempre scostante e diffidente, benché fosse sempre presente o nel giardino o nella cuccetta approntata nel garage. Un giorno Percy, ormai acciaccato dall’età, e dalle lotte feline, scomparve e tutti ritennero fosse andato a morire lontano. Accadde tuttavia un fatto strano: in due occasioni, Lucia sognò, sull’uscio di casa, una sua zia scomparsa prematuramente; ella era circonfusa da una sorta di luce luminosa ma ben differente da quella tipica del Sole, ed accanto a lei ad un tratto fece capolino anche il gatto Percy.
La zia le disse: “Sono qui venuta perché aspetto qualcuno che conosci”. E poi il sogno si interruppe: Lucia lì per lì non ci fece molto caso, ma pochi mesi dopo si ammalò improvvisamente suo padre, che morì poco tempo dopo. Da allora successe che ogni qual volta un membro della sua famiglia fosse prossimo a mancare, appariva questa zia in compagnia del gatto Percy!
A questo punto perchè non credere che anche i nostri amici animali non possano, una volta scomparsi, trasmigrare verso un mondo ultraterreno, aspettando di ricongiungersi con i loro affetti terreni? “Mia madre doveva essere sottoposta ad una invasiva operazione agli arti inferiori; io ero molto preoccupata, avevo circa sedici anni, ed il giorno precedente all’intervento mi coricai presto, piena di ansia”. Così mi riferì Claudia che proseguì dicendo: “Durante la notte feci un sogno lucidissimo in cui sulla soglia della mia camera apparvero, dietro ad una luce gialla intensissima, quasi viva, due cani; Pepi un barboncino nero, e Gigi un pastore tedesco, di proprietà di nostri cari amici. Questi cani erano morti alcuni anni prima ed in vita, erano stati molto affezionati a mia madre. Spesso trascorrevamo le vacanze al mare con loro ed io e mia madre ci intrattenevamo spesso con essi, portandoli a fare passeggiate e a giocare lungo il bagnasciuga. Ricordo che, nel sogno, mi alzai verso di essi per accarezzarli; sembravano felici di vedermi ma quando mi feci più vicina, iniziarono ad indietreggiare verso la luce, quasi a volermi raccomandare di non seguirli, mentre al loro fianco apparve quella che poi in seguito scoprii essere una anziana parente di mia madre, anch’essa deceduta da tempo, che mi parlò tranquillizzandomi riguardo il ricovero di mia madre”.
Claudia si sentì sollevata e l’intervento subito della madre andò poi a buon fine. Racconti come questi non sono inusuali, ma vi sono anche indicazioni che legano gli animali a ciò che noi oggi chiamiamo fenomeni di “pre-morte”, vale a dire quelle esperienze in cui un soggetto morente torna inaspettatamente dall’aldilà, sostenendo di avere visto un tunnel che porta verso una immensa Luce proveniente dall’altro mondo o anche di averlo attraversato e parlato con entità angeliche o simili. La casistica umana raccolta da medici e anestesisti è sterminata; pochi sanno che ce ne sono alcune riferite anche ad animali, come il caso di Andy, un simpatico cagnolino, che dall’aldilà ha fatto tornare in vita il suo padroncino di sette anni, Pete.
Il bambino, mentre pescava, era caduto in acqua, sbattendo la testa su una roccia. Per i medici, dopo il suo ricovero, non ci starebbe stato più niente da fare. Ma, improvvisamente, Pete si svegliò e raccontò di aver attraversato un tunnel luminoso e di aver visto Andy il suo cagnolino scomparso tempo prima, che gli si era avvicinato e leccandogli la mano, aveva iniziato a respingerlo indietro; dopodichè si era destato nel letto dell’Ospedale. Per Pete non era ancora il momento per andarsene. Molti animali cani e gatti, dotati di un fiuto molto sensibile in grado di percepire modificazioni fisico-chimiche nel nostro organismo, sono balzati agli onori delle cronache proprio per essersi comportati in modo tale da avvicinarsi a coloro che stavano per morire (vedi “Oscar, l’Oracolo di Providence e Scamp”, uno schanautzer, che si accostava agli anziani morenti di una casa di riposo, come per confortarli).
Insomma, in alcune situazioni è così profondo il rapporto animale/uomo, che per quest’ultimo la presenza dell’animale diventa indispensabile: a volte accade che quando l’uomo muore, il suo cane o gatto rimangono vicino alla sua tomba, o si lasciano morire! Secondo l’etologo D.Griffin, gli animali possiedono esperienza mentale, e consapevolezza, nonché persino intenzionalità ed una coscienza che consentono all’animale di regolare il proprio comportamento.
Lo psicologo J.B. Rhine, invece, riferisce che esperimenti ben controllati sull’ESP degli animali confermano che essi possiedono la capacità di trasmettere e ricevere messaggi telepatici, avendo una capacità superiore ed antecedente a quella sensoriale. Alcune leggende poi riguardano anche molti pennuti: in Omero si trovano reminiscenze di una antica credenza popolare, secondo la quale l’ anima dei defunti assumeva le sembianze di un uccello (“Iliade”, XXIII, 100; “Odissea”, XXIV, 16).
Secondo la leggenda, erano uccelli le anime che volavano sopra il sepolcro di Memnone. Anche nell’antica Mesopotamia si raffiguravano i morti sotto forma di uccelli, e nelle fiabe siriane, lo spirito di un bambino assassinato (solitamente da una matrigna gelosa), le cui ossa sono però ricomposte e religiosamente seppellite, prende la forma di un uccello verde. Il racconto, insolitamente, richiama un episodio delle “Metamorfosi” di Ovidio (quello di Progne e Filomena trasformate in uccelli) ed appartiene, come tema, anche alla tradizione orale nordica; è ripreso persino da Goethe nel “Faust” ed origina da una credenza islamica (che risale all’epoca del profeta Maometto), secondo cui talvolta le anime dei bambini risiederebbero, in attesa del giudizio universale, in un giardino alle porte del Paradiso, incarnate in uccelli bianchi o verdi.
Dobbiamo riconoscere che uomini e animali sono, in breve, entrambi manifestazione del principio vitale. Chi può dire con certezza che gli animali, che oggi abitano con noi questo pianeta, nel corso dell’evoluzione non siano diventati perciò consapevoli di avere un’anima e che il loro cammino evolutivo non possa sopravanzare il nostro? Induisti e buddisti non mangiano carne, perché ritengono che anche negli animali vi sia il il soffio divino, in quanto sono anch’essi una manifestazione di Dio.
Anche Padre Luigi Lorenzetti, teologo di Famiglia cristiana, in una sua recente dichiarazione ha spalancato le porte del Paradiso agli animali, asserendo che essi “hanno ricevuto un soffio vitale da Dio, e sono attesi anch’essi dalla vita eterna”. Paolo VI disse inoltre: “Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo”, e rivolto ai medici veterinari, “Vi esprimiamo il nostro compiacimento per la cura che prestate agli animali, anch’essi creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell’universale stigma del peccato e dell’universale attesa della redenzione finale, secondo le misteriose parole dell’apostolo Paolo”.
Indimenticabili le parole del santo Papa Giovanni Paolo II, che, nel 1990 si espresse in tali termini: “La Genesi ci mostra Dio che soffia sull’uomo il suo alito di vita. C’è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio e gli animali non ne sono privi”. “E anche se siamo materialisti o scettici, dobbiamo però riconoscere questo: i nostri amici animali hanno per noi un valore molto profondo che trascende la pura materialità. Che essi siano simboli o miti che nel sogno ci offrono segnali archetipi da interpretare, o moniti e presagi, la loro importanza è tale che ormai è giusto considerarli creature simili a noi nel sentimento e nell’intelletto“.
Il filosofo Arthur Schopenhauer così scrive in “Parerga e Paralipomena”: “Chi non ha mai avuto un cucciolo, non saprà mai cosa significhi amare ed essere amato”. Ma la citazione più esaustiva, degna di significato che induce a riflettere, non poteva che essere stata pronunziata dal celebre etologo Konrad Lorenz: “Il nostro amore per gli animali si misura dai sacrifici che siamo pronti a fare per loro”. E in realtà, dagli esempi sopra citati, possiamo ben concludere che loro, per primi, abbiano già offerto numerosi esempi di lealtà e sacrificio nei nostri confronti.
Articolo di Stefania Genovese
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