Dio Arriverà all’Alba
di Alda Merini
“Sono venuta qui. Trovo che sia più sano, qui. Qui posso essere me stessa, almeno”.
Prima di entrarci da ricoverata ero stata in manicomio a trovare con altri parenti una lontana zia, una volta s’era matti sempre, anche se oggi si dice ‘malati di Alzheimer’.
Mentre i miei parenti procedevano sicuri, per me era la prima li e mi fermai qualche secondo all’ingresso, vicino al giardino.
Fu nel giardino di un manicomio che incontrai una giovane dal volto pallido, bella e piena di stupore.
Mi sedetti accanto a lei sulla panca, e chiesi: “Perché sei qui?”. Lei mi fissò con uno sguardo di meraviglia, e disse: “È una domanda indiscreta, ma risponderò lo stesso.
Mio padre voleva fare di me una perfetta copia di se stesso; e così anche mio zio.
Mia madre voleva che fossi l’immagine di sua madre o di mia sorella.
Mio fratello elevava di continuo la moglie ‘sottomessa e domestica’ invitandomi a seguirne l’esempio.
E anche i miei insegnanti, il dottore in filosofia, il maestro di musica e il professore di logica erano tutti ben decisi: ognuno di loro altro non voleva se non che io fossi il riflesso del suo volto in uno specchio.
Per questo sono venuta qui. Trovo che sia più sano, qui. Qui posso essere me stessa, almeno“.
Poi si volse di scatto verso di me e disse: “Dimmi, anche tu ti trovi in questo posto per ragioni attinenti all’educazione e ai buoni consigli?”.
E io risposi: “No, sono qui solo in visita”.
E lei: “Ah, sei una di quelle che vivono nel manicomio, di là dall’altra parte del muro”.
Alda Merini
Tratto da: “Dio arriverà all’alba” di Alda Merini (un omaggio ad Alda Merini)
Fonte: https://altrarealta.blogspot.com/2023/07/dio-arrivera-allalba.html
Non sono proprio sicuro che i matti chiuso nei manicomi, cliniche psichiatriche come di preferisce chiamarli ora, siano savi e i savi fuori da quelle mura siano in realtà matti.
Forse ce n’è dappertutto, almeno tra noi umani.