Il “darwinismo sociale”
di Harun Yahya
Il “darwinismo sociale” può e deve essere osteggiato da ogni governo che abbia a cuore il benessere dei suoi cittadini.
Nell’odierno modello economico, i ricchi diventano sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri. Tuttavia, questo sistema non si è creato da sé e, anche se gli economisti usano svariati nomi per descrivere il sistema economico attuale, esso è fondato su una sola ed unica base: il darwinismo sociale. Il darwinismo sociale aderisce alla cosiddetta idea secondo la quale la vita è un campo di battaglia, e gli individui sono liberi di fare qualsiasi cosa permetta loro di sopravvivere e avere il sopravvento in questo ambiente “selvaggio”.
Il capitalismo selvaggio è ancora evidente nelle società moderne. Esso si esprime in diversi campi, attraverso metodi spietati, ma il suo errore più grave è quello di non porre alcun limite allo sfruttamento o all’eliminazione delle aziende più deboli o delle persone più povere. L’espressione: “i pesci grossi mangiano i pesci piccoli” delinea molto chiaramente la situazione.
Nel corso del 20° secolo, ci siamo imbattuti in due principali tipi di modello economico:
– il modello economico “liberista” basato sulla proprietà privata e sul libero mercato;
– il modello economico “socialista” basato sulla proprietà dello Stato e su un’economia pianificata;
Mentre i modelli socialisti hanno fallito e finito con l’infliggere un’evitabile povertà, il capitalismo laissez-faire ha portato il benessere e il successo per la gente comune. Tuttavia, il libero scambio da solo non è sufficiente a portare prosperità per tutti, perché il divario tra ricchi e poveri è in continua crescita. Per evitare la corruzione, i governi potrebbero e dovrebbero attuare delle riforme sociali e prendere le precauzioni necessarie per aiutare i poveri, i bambini e i disoccupati.
Tra i membri di una società, inoltre, dovrebbe essere vivo anche un forte spirito di cooperazione e solidarietà. Le persone dovrebbero avvicinarsi le une alle altre con rispetto, compassione e misericordia, indipendentemente dalla loro situazione economica, anziché considerare gli altri come dei rivali da sconfiggere per poter arrivare ai propri interessi egoistici.
Come indica il nome stesso, il darwinismo sociale si basa sull’ideologia portata avanti da Charles Darwin nel suo “L’origine della specie”. È stato Herbert Spencer, intellettuale britannico e fervente sostenitore del darwinismo sociale, ad applicare il famoso principio della “sopravvivenza del più adatto” di Darwin anche alla vita economica. Questa era l’ideologia prevalente in America durante la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo, cioè durante la cosiddetta “gilded age”. Il darwinismo sociale, che era anche molto popolare tra l’elite britannica, aveva estrapolato la teoria della selezione naturale di Darwin, innestandola su intere società.
Il padre fondatore del darwinismo sociale, Herbert Spencer, era dell’idea che se una persona diventa povera è per colpa sua, e quindi nessuno dovrebbe aiutarla ad alleviare questa sua difficoltà. Allo stesso modo, se una persona diventa ricca, è solo grazie al suo successo, anche se si è guadagnata tale ricchezza in maniera disonesta. Pertanto, come si può immaginare, i promotori di spicco del darwinismo sociale erano per lo più investitori. La loro dubbia ascesa nel mondo degli affari e nelle società, avvenuta attraverso metodologie immorali, non è mai stata denunciata perché, secondo questa ideologia, le loro azioni venivano considerate compatibili con “i valori scientifici” e con “la legge della natura.”
Un quarto di secolo fa, un filosofo ha spiegato esplicitamente questa distorta mentalità: “La teoria di Darwin mina i valori tradizionali. In particolare, indebolisce l’idea che la vita umana ha un valore speciale e unico… Il darwinismo rappresenta un pericolo per l’idea secondo la quale l’uomo è fatto a immagine di Dio”.
Articolo di Harun Yahya
Fonte: https://iltalebano.com/2017/06/06/non-sempre-vince-il-piu-grosso/
Commenti
Il “darwinismo sociale” — Nessun commento