Io… non voglio vedere!
di Corrado Penna
Il fisico Corrado Penna analizza le varie reazioni dei cittadini di fronte all’agghiacciante realtà delle scie chimiche, che si rivelano, in questo modo, un formidabile strumento di indagine psicologica e sociologica.
Le disquisizioni sui parametri fisici necessari alla creazione di una scia di condensa, di fronte allo scempio quotidiano dei nostri cieli, ormai non hanno quasi nemmeno più senso. Forse possono essere utili per chi vive in quelle regioni o in quei paesi in cui l’irrorazione è ancora a bassi livelli, ma adesso qui in Italia (almeno al Centro, al Nord e in Sardegna) la situazione è realmente degenerata, con giorni sempre più frequenti di copertura/schermatura totale del cielo, per opera di scie che fuoriescono dagli aerei.
Le scie chimiche non sono più un fenomeno al quale si può credere o non credere, ma del quale ci si può avvedere o non avvedere: la distinzione ormai passa solo tra chi le ‘vuole vedere’ e chi ‘non le vuole vedere’, tra chi osserva con costanza il cielo e chi al cielo volge sguardi distratti ed infrequenti.
Se anche qualcuno pensasse che si tratti di normali voli civili, dovrebbe quanto meno insorgere indignato contro il traffico aereo e chiederne una sospensione o un ridimensionamento, visto che non arriva più il sole alle coltivazioni di cui ci dovremmo nutrire. E invece niente: chi non osa parlare di scie chimiche non si indigna nemmeno di fronte ad uno dei furti più orribili che vengono perpetrati all’umanità ed alla biosfera tutta: quello della benefica luce solare.
Per quanto sia utile quindi dimostrare che quelle che vediamo nel cielo (tranne casi rarissimi) sono scie chimiche e non condensa di vapore acqueo, ormai le leggi della fisica ed i dati oggettivi servono a ben poco di fronte alla granitica determinazione della maggior parte della gente a non guardare in faccia la triste realtà. Basta osservare il cielo (che sempre più di frequente passa dall’azzurro al bianco, in seguito all’incrocio di decine e decine di scie), per accorgersi con orrore che ci hanno sottratto la luce del sole; basta contare il numero degli aerei che incrociano davanti alle nostre finestre quotidianamente, per scoprire che, in certi giorni, l’assenza di ogni tipo di volo (tranne quei tre o quattro voli civili che per davvero passano sopra di noi decollando o atterrando all’aeroporto più vicino), riporta il cielo al colore azzurro di un tempo (o quasi).
Per rendersi conto delle scie chimiche, basta verificare l’irregolarità assoluta delle frequenze di voli tra un giorno e l’altro, nonché l’assurda impennata dei voli notturni. Per non parlare di quando è possibile osservare veri e propri “raid” compiuti da aerei in formazione con scia al seguito: avete, per caso, mai preso un aereo che volasse affiancato da uno o due altri velivoli?
È quindi impossibile trovare qualcuno che in seguito ad una discussione e a un’attenta osservazione del cielo, non si renda conto dell’esistenza delle scie chimiche, anche se ho incontrato diverse persone che preferiscono non vederle, fare finta di niente, dimenticarle o fare voli pindarici con la fantasia, per inventarsi un’operazione segreta a fin di bene.
In effetti, una delle prime persone a cui ho spiegato quello che stava avvenendo in cielo, non ha potuto negare il fenomeno, ma, dopo avere letto il materiale che gli avevo fornito, guardato i video ed osservato il cielo, ci ha riflettuto su ed ha deciso che “un buon motivo per farlo ci deve pur essere: non potranno mica farlo solo per avvelenarci”. E così si è tolto un peso dalla coscienza, ha potuto continuare a ridere e scherzare, seguire le partite di calcio e pensare al suo tran-tran quotidiano, fatto di famiglia e lavoro, come se niente fosse. Quello che aveva intravisto era troppo orribile perché ci potesse credere: era qualcosa che poteva minare tutte le sue convinzioni personali, distruggere la visione del mondo che aveva fatta propria. Inoltre, la presa di coscienza lo avrebbe dovuto portare a combattere, ad ingaggiare una lotta contro un potere spaventoso.
E’ molto più semplice fabbricarsi da soli una menzogna a dir poco ridicola (avete mai visto un governo che fa qualcosa per il bene del popolo e lo nasconde persino? …Qui non stiamo parlando delle piccole bugie che i genitori a volte raccontano ai propri bambini a fin di bene!) che rischiare di intraprendere un cammino di presa di coscienza psicologicamente pesante e doloroso.
Insegna, infatti, il sociologo della scienza D. Bloor, autore dell’ottimo libro “La dimensione sociale della conoscenza” (Raffaello Cortina editore, 1994), che gli uomini, di fronte alla scoperta di dati che contraddicono la propria visione del mondo, sono pronti ad inventarsi le più assurde ed illogiche giustificazioni, affinché i nuovi dati rientrino all’interno dei loro schemi mentali. Se poi si tratta di schemi socialmente condivisi, il conformismo del singolo arriva a livelli di fideismo religioso, e la “realtà” che egli vede è poco più che il riflesso di un insieme di pregiudizi condivisi (Si legga anche il lavoro dei due sociologi della scienza, P.L. Berger e T. Luckman: “La realtà come costruzione sociale”, Il mulino, Bologna, 1969).
Ritornando alle scie chimiche, non potrò mai scordare il comportamento di quella persona alla quale quando le ho detto: “guarda questo video” si è rifiutato di guardarlo e, quando le ho detto “guarda questo cielo”, si è rifiutato di affacciarsi alla finestra, per poi sentenziare (all’interno di una stanza, lontano dalla finestra) che “le scie chimiche non esistono, perché non potrebbero avvelenarci con un’azione così evidente agli occhi di tutti”. Insomma, secondo costui, un dato dell’esperienza (che preferisce in ogni caso non acquisire) si potrebbe cancellare con uno pseudo-ragionamento che, se fosse corretto, porterebbe a cancellare persino delle evidenze storiche.
Molte altre persone da me informate si sono rese conto del fenomeno: hanno capito che non si tratta assolutamente di scie di condensa di vapore acqueo, si sono informate, hanno compreso che vengono rilasciati prodotti velenosi, ma… dopo un po’ di tempo, non ne hanno più voluto parlare, preferendo discutere di musica, di sport o della falsa contrapposizione politica tra un centro-destra ed un centro-sinistra che, da diversi anni, portano avanti di comune accordo l’irrorazione chimico-biologica contro la popolazione civile e altre questioni simili.
In questo caso, il blocco psicologico ha funzionato ad un livello leggermente più alto, ma ha funzionato lo stesso. Non potendo negare l’evidenza dei fatti, queste persone hanno preferito non pensarci troppo, non impegnarsi a rivedere i propri schemi di interpretazione della realtà, non impegnarsi in una lotta in prima persona contro questa terribile violenza.
Molti, non potendo negare le scie chimiche, piuttosto che impegnarsi nella denuncia e nella divulgazione del fenomeno, preferiscono rifugiarsi nella meditazione o nella preghiera: non hanno il coraggio nemmeno di parlarne coi propri colleghi di lavoro. A una di queste persone, ho cercato di spiegare che la presenza delle scie chimiche comporta l’esistenza di una rete cospirativa globale a monte di esse, e quindi l’esistenza di una struttura organicamente malvagia; il risultato è stato che quella persona, invece che affrontare serenamente la discussione, si è arrabbiata. Insomma, ammettere l’esistenza delle scie chimiche va bene (in fondo inquinano tutte le produzioni industriali e tutti i mezzi di trasporto), ma ammettere che il governo sia schierato apertamente contro il cittadino, arreca un fastidio psicologico così grande che quasi nessuno è disposto a sopportarlo.
La maggior parte dei cittadini che ho informato sulle scie chimiche, hanno quindi preferito evitare la discussione o, meglio, hanno iniziato a discutere cercando di accampare scuse patetiche, del tipo: “non ho visto niente di strano nel cielo”, poi quando ho fatto loro sbattere gli occhi contro la realtà (portandoli accanto ad un finestra) e ho fornito loro alcuni documenti da leggere, si sono rifugiati nel silenzio: hanno evitato l’argomento, sperando forse che il velenoso problema scomparisse miracolosamente, non appena avessero smesso di preoccuparsene.
Qualcuno è stato più sincero, dicendomi apertamente prima di una riunione sindacale: “non parlerai ancora di quelle cose terribili delle scie”? Almeno è stato sincero, ammettendo che l’incapacità di difendere sé stessi e le proprie famiglie crea una forma di paura, comprensibile… ma in fondo irrazionale.
La cosa triste è che molte di queste persone, se è il caso, poi inneggiano ai valori della lotta partigiana ed organizzano convegni per commemorare l’olocausto: si renderanno conto in cuor loro del loro atteggiamento contraddittorio e pusillanime? A che serve tenere viva la memoria di chi ha lottato decenni fa per la libertà, mettendo a repentaglio la propria vita, se non si ha poi il coraggio di denunciare (nemmeno a parole) uno dei peggiori mali dell’epoca moderna? È facile e comodo denunciare quello che ha compiuto un regime ormai annientato 50 anni fa; non lo è altrettanto denunciare quello che perpetra impunemente il regime attuale.
Chiudo questa rassegna riportando le parole “illuminanti” di qualcuno con cui ho provato a dialogare per alcuni mesi, una persona che non riusciva a negare che le scie spesso coprissero il sole, né che a volte seguissero traiettorie curve o facessero altre stranezze, senza per questo decidersi ad ammettere la realtà delle scie chimiche. Le parole non sono testuali, ma il senso è rimasto immutato: “Magari hai ragione, sono scie velenose, ma non vale la pena angosciarsi così tanto, meglio vivere la propria vita al meglio e godersela finché si può; a lottare inutilmente ci si fa il sangue amaro e ci si rovina la vita.”
Similmente altri cittadini sollecitati da me a divulgare le informazioni ricevute, mi hanno invitato a vivere la vita al meglio senza pensare troppo alle cose negative: “Cosa ci vuoi fare? Gli uomini sono stupidi e non capiscono nemmeno che i governi li fregano quotidianamente, la razza umana fa schifo e forse si merita persino il quasi totale annientamento… magari, dopo un disastro epocale, per chi sopravviverà, ci sarà la possibilità di ricominciare da zero”.
Amen
A questo punto sorge un dubbio: questi atteggiamenti mentali delle persone dipendono solo dal disagio psicologico, che impedisce loro di rendersi conto di quello che succede e reagire di conseguenza? Sicuramente accettare l’esistenza delle scie chimiche, significa anche accettare l’esistenza di un’organizzatissima ed efficientissima trama cospirativa (la cui esistenza è indispensabile per mantenere la cappa di silenzio su tale operazione, impedendo fughe di notizie da parte di piloti, assistenti di voli, hostess, meteorologi, giornalisti, funzionari dell’A.R.P.A., autorità sanitarie ecc…) e quindi cambiare radicalmente la nostra interpretazione del mondo che ci circonda.
Ma quanto esposto credo sia anche il segno dell’uso di sistemi di manipolazione mentale: dai nanosensori dispersi con le stesse scie chimiche, all’uso di particolari frequenze elettromagnetiche.
Articolo di Corrado Penna
Fonte: scienzamarcia.blogspot.com
mi chiedo solo, ma gli “architetti” di queste nefandezze dove vivono? I loro figli girano con le maschere antigas o hanno un altro mondo per rifugiarsi, il cielo è di tutti, distruggiamolo e non saremo i soli a morire.