La Grande Paura
La paura è la più potente arma di controllo di massa in uso al “Sistema Potere”.
L’effetto più crudele che la società dei consumi ha prodotto sugli individui, e che più di ogni altra cosa ne condiziona le scelte, si identifica in un disagio psichico invalidante e costante, che compromette ogni forma di felicità, passione e sentimento di solidarietà. L’origine di questo stato mentale, si colloca in quella dimensione di “grande paura” architettata ad arte dal “Sistema Potere”, in virtù della quale è possibile influenzare e suggestionare i comportamenti individuali, omologandoli agli interessi particolari e più nefandi del sistema stesso.
L’uomo moderno è schiacciato da un generico senso di paura, che abbraccia i diversi aspetti della vita: la paura relativa alla perdita del lavoro, o della dignità, quindi la paura di non riuscire a provvedere con continuità a tutto ciò che il proprio status impone, la paura di non avere una casa, la paura di non avere degli affetti stabili, ecc. (l’elenco è certamente molto lungo). Tutto ciò costringe alla rinuncia di ogni individualità e identità, entro un appiattimento di comportamenti e pensieri condivisi per assuefazione, emulazione, deresponsabilizzazione, e infine come male minore.
Questa eccezionale forma di omologazione dettata dalla paura, costringe gli individui ad adeguarsi ad una “sottocultura” dominante e monolitica, che non concede possibilità di slanci personalistici e che castra di fatto ogni impulso liberatorio e rivoluzionario. Disperazione e solitudine regnano allora sovrane nelle anime degli uomini, che contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspirano all’immortalità.
La paura di essere additati come “diversi”, fa precipitare gli individui in uno stato di angoscia persistente, che solo un rientro nella rassicurante omologazione, può attenuare. Questo è lo spaccato delle nostre moderne società progredite, che per questi motivi, non sono in grado di avere aspirazioni, personalizzazioni e cambiamenti radicali. L’uso politico della paura, brandita come arma, attraverso l’opera di mistificazione della verità e di contraffazione della realtà, si prefigge lo scopo di allertare e dissuadere la gente da scelte personali, incompatibili con le strategie perverse del potere.
La paura indotta dall’incertezza economica, dalla precarietà del lavoro, dall’assenza di futuro, e ancora, la paura del diverso, sono tutte moderne e giustificate forme patologiche di paura, indotte da una condizione sociale e ambientale, già oltre i ragionevoli limiti della comprensione. Tutte quante insieme, queste forme di paura sono l’estensione di quel primario disagio esistenziale che si identifica nella paura della morte. Un tale stato di cose, non è che il risultato dell’assenza di spiritualità, congiunta alla perdita di autonomia, di autosufficienza e di indipendenza culturale; e più in generale, di quella autentica libertà che è in grado di trasformare una società devastata dalla barbarie, in una società civile.
Abbiamo mercificato le nostre originarie responsabilità individuali, in cambio di subdole dipendenze, effimere vanità e quotidiane trasgressioni. Ci hanno spacciato licenziosità e sfrenatezza per libertà, e omologazione per benessere. E tutto questo si è tradotto in paura, incertezza e frustrazione. Il percorso che ci conduce alla liberazione è invece immacolato e ininterrotto, come l’acqua del fiume, che dalla sorgente scorre fluida e limpida dentro il proprio alveo, per poi sconfinare dentro l’immenso mare. Se però un grosso masso, frapponendosi al regolare scorrere dell’acqua, ne interrompesse il corso, il fiume esonderebbe, allagando e sommergendo il territorio circostante. Così, la paura, interviene nella nostra vita come un grosso masso, precludendoci gioie e speranze. Per questo, ogni comportamento umano che non sottostà a giusti principi, tende a produrre scorie mentali e detriti morali che vanno ad occludere, ostruire, le finissime trame di quel filtro che è la nostra coscienza. Mantenerlo pulito è quindi nostro compito.
Non esistono scorciatoie alternative, al sentiero luminoso della dignità umana! Ogni strategia risulta essere vana e ci allontana ulteriormente dalla felicità, dalla comprensione della vita. La paura, oggi, è il perno intorno al quale ruota la nostra esistenza, condizionando le nostre scelte, i rapporti umani, le emozioni e i sentimenti. La paura, è l’origine principale della depressione, un tormento esistenziale che affonda le sue radici nella mancanza di autostima e di personale gratificazione. Le società moderne e consumiste sono permeate da questo disagio invalidante, che finisce con l’appiattire e omologare gli individui dentro una condizione di particolare subalternità, e in molti casi, di schiavitù verso il Sistema Potere, oggi, unico e solo parametro di riferimento.
I visi commuoventi di bambini senza pane e senza acqua, affetti dalle più diverse patologie da denutrizione e da mancanze igienico-sanitarie, sono anch’essi il prodotto di una filosofia che edulcora e sdrammatizza ogni avversità terrena, fino a farla accettare come necessaria. Noi occidentali, oberati da comodità invalidanti e concentrati a tempo pieno sui modelli di un’esteriorità effimera e voluttuaria, abbiamo tradito e snaturato i presupposti stessi dell’esistenza, precipitando dentro il buio della nostra stupidità e superficialità.
La paura, coincide con la perdita della speranza e con l’impossibilità di intravedere un futuro. Questo perché, l’uomo tecnologico si è trasformato in un idolatra, in perpetua adorazione di un mondo che ha mitizzato vergogne, menzogne e infamia. Se non saremo in grado di recuperare tutti quei valori e principi etici, che abbiamo mercificato in cambio di vizio, perversione, indolenza e vanità, la Grande Paura avvolgerà definitivamente i nostri cuori, e in nessuna altra dimensione troveremo conforto ai morsi della nostra inettitudine morale.
Articolo di Gianni Tirelli
Fonte: http://www.oltrelacoltre.com/?p=12933
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