Milano, 18/3/2023
di Mauro Vanzini
Milano, dopo tanti anni. Ci sono tornato ieri, solo per vedere se il Duomo era ancora là, e c’era in effetti…
Ma eccolo il passato, la mia vita, i ricordi, dentro un vortice che mischia insieme tutto quanto, da quando bypassavo in autobus la scuola e proseguivo per il centro, ad un paio di decenni dopo, quando per un’ultima volta ho osato pensare di poter acquistare un regalino di Natale alla Rinascente.
E ancora, altri 10 anni volati. Nel Duomo di ieri, non ci sono ovviamente entrato, perché, come tante cose ormai, è più una questione militare che di piacere. E non mancavano infatti i militari ai bordi della piazza, quelli proprio con la tuta mimetica, quasi a ricordarci che il Covid è sempre lì in agguato, pronto ad azzannarci. Uno aveva perfino il mitra in mano…
C’è stato, per quanto mi riguarda, un momento della nostra recentissima storia, un preciso istante, nel quale si è infranto tutto. È stato più o meno tre anni fa, quando in televisione è apparso il dittatorello gesuita che diceva: “non è consentito…”, e giù tutto l’elenco delle cose giuste, e di quelle sbagliate. E lo diceva con quel tono da avvocato del popolo, pacato ed arrogante insieme.
Era il 9 marzo 2020, un teatrino che non scorderò mai, da cui poi si è levata, nei mesi successivi, come una polvere dal basso, la follia del popolo tutto, un abominio che mai avrei immaginato, il medioevo. Da quel periodo, io dubito fortemente di chiunque indossi una divisa, un camice, un badge… e ovviamente un mitra.
La Milano di ieri pomeriggio, era una vetrina di questa dittatura, mattone su mattone, tram dietro tram, pavé dopo pavé.
Ma sono i cittadini il vero disastro, perché sono loro ad essere cambiati. Sulla scala mobile del metrò, tenevano la destra in fila per uno, semi distanziati in stile covid, ordinati fino allo svedese. Mai visto un orrore simile a Milano. In metrò c’erano museruole, tante, forse più di metà. Adulti e ragazzi che giocavano all’aggeggio, tanti anche loro.
In superficie, sui marciapiedi, pochi vecchi, e non so il perché. Tanta gente, un formicolio di persone troppo coperte, come fossimo in pieno inverno. Io ero in maglietta con le maniche corte, alcuni perfino in giacca a vento. Parlavano forte, sembrava gridassero, marciavano a metà tra l’eccitato e lo spento. In galleria alcuni giravano col tacco sulle palle del toro, palle ormai irrimediabilmente sfondate. L’aggeggio era sempre in mano.
Forse erano in gran parte turisti, molte etnie. E poi ragazzi effeminati, colleghi di lavoro giovani ma vecchi, in giacca, che migravano verso la pausa pranzo, a mazzi di tre, quattro o cinque. Sudamericani in motorino. Nel complesso un’orda in fuga, mezza viva, mezza automatica, di individui soli e sperduti nel mondo.
Ci hanno divisi, da sempre, ci usano come attrezzi da lavoro, come robot, e ci violentano di continuo, ogni giorno.
Quanti di noi sono disposti a fermarsi? Veramente pensiamo che ci lasceranno in pace?
La mia città è morta, nonostante appaia più viva che mai, più globale, più visitata. Vivace forse, ma non viva. Verosimile, ma non vera. Certo, è un percorso che fanno le metropoli, crescendo, ma allora non la voglio questa crescita! Ero ragazzo, e nonostante tutto credevo nella mia città, speravo in qualcosa di vago e remoto, ma ci speravo. Ero ingenuo, come quasi tutti i ragazzi. Adesso invece, per me non c’è più niente.
Fatto! Un paio d’ore, dopo dieci anni, e poi addio di nuovo…
Articolo di Mauro Vanzini
Fonte: fisicaquantistica.it
Vogliamo parlare delle baby gang? ormai anche qui nei paesi e’ un disastro, violenza e vandalismo ovunque.. vanno in giro a deturpare le case…e nessuno fa niente.i social mandano solo messaggi di violenza e questi sono i risultati.. famiglie e valori assenti…poi se qualcuno reagisce rischia di essere denunciato lui
Importante, purtroppo, l’accenno al Duomo: di fatto persino la storica cattedrale di Milano non eiste di più, è stata trasformata in qualcosa a metà tra un’ installazione militare e un centro commerciale globale-style. Quella che dovrebbe (di fatto è) essere solo e solamente una chiesa, permette l’ ingresso esclusivamente a pagamento; quando si è “fedeli” che vogliono solo andare in chiesa, si passa solo dopo perquisizione elettronica con metal detector, come se fosse innocuo, tra l’ altro per la salute, cosa che non è, come tutti sanno, il tutto viene effettuato da personaggi che variano dal militare al paramilitare.
Poi, essendo entrati “senza pagare”, si viene depistati in un percorso obbligato, senza poter ammirare la maestosità della cattedrale, con presenza addirittura di vetri oscurati.
All’ esterno, sul lato di palazzo reale, una deprimente baracca di legno serve come deposito per il cantiere, per lavori che, vergnosamente, mai hanno un termine. Perchè le altre cattedrali europee non sono in queste miserabili condizioni? Sempre in questa baracca è stato posto un cesso pubblico; sì, proprio così, a pochi metri dalla facciata del Duomo; ma la cosa che più grave è che a nessuno importa, anche ai cosiddetti fedeli, che ormai credono solo nel globalismo e non più nella vera sacralità.