Una società a rischio esaurimento
di Gabriele Sannino
La “sindrome da esaurimento” o “burn out syndrome” è una moderna patologia causata da eccessivo stress psichico.
Questa enorme quantità di stress nasce dalla routine del lavoro, da una vita affettiva non appagante, ma anche e soprattutto dalla mancanza di autenticità nei rapporti con gli altri, cosa che porta ad un isolamento ascrivibile a numerose cause caratteriali e/o sociali.
I sintomi psichici sono sempre gli stessi: insonnia, astenia, difficoltà di concentrazione, visione pessimistica della vita, senso di tristezza e di impotenza generali, fino ad arrivare a forme più gravi come attacchi di ansia, panico, bulimia, impotenza, frigidità, tic nervosi, ipocondria e via discorrendo. I sintomi fisici di questo malessere psichico, invece, sono le classiche emicranie, l’ipertensione arteriosa, la tachicardia, le vertigini, il colon irritabile e l’amenorrea.
Pochi, inoltre, sanno che la sindrome da esaurimento può essere dovuta non solo allo stress da iperattività, ma anche a quello da ipoattività, ovvero quando si ha talmente tanto tempo libero… che non si sa più cosa farsene e non lo si mette a frutto, sviluppando, di conseguenza, vere e proprie paranoie.
La “burn out syndrome” è molto più comune di quanto si possa immaginare: condurre una vita come quelle odierne, dovendo mostrare interesse solo per il lavoro, il denaro, le cose materiali (cosa che ci spinge inconsciamente a relegare in secondo piano tutta la nostra dimensione interiore) ci reprime e deprime a tal punto, da causare un netto isolamento in troppi di noi: cosa che alla fine porta a un ripiego su un ego ferito… che è alla ricerca sempre di nuove conferme.
La disistima prodotta dall’isolamento e l’aridità affettiva che ci circondano, rendono le cose ancora più difficili, col risultato che siamo tutti sempre più soli e meno sereni. La sindrome da esaurimento è collegata anche al nostro senso di moralità, che in una società del genere viene completamente annientato, in nome dell’interesse finanziario.
La corsa ossessiva verso uno status sociale inquina le relazioni, soprattutto la parte essenziale di noi, ovvero l’amore incondizionato verso il prossimo e verso tutto ciò che ci circonda, amore che siamo chiamati ad esprimere al fine di realizzarci come esseri umani. E così l’unica affettività che rimane è quella che si confà alle nostre ambizioni e ai nostri obiettivi, mentre la morale si riduce a una semplice forma di galateo, visibile nelle più banali situazioni della vita quotidiana.
In un quadro così sconsolante, diventa indispensabile affrancarsi il più possibile dal “sistema”, dandosi una scala di valori interiori che devono iniziare a dominare la scena… costi quel che costi. Perché, fin quando inseguiremo obiettivi effimeri, materiali e secondari, trascurando la nostra anima, il risultato sarà l’esasperazione del conflitto di ciò che siamo, ovvero anima e mente.
Occorre, quindi, che ciascun individuo riscopra una propria etica personale, uscendo dal proprio guscio, al fine di intessere rapporti umani autentici, basati sull’anima e non sulla mente. Abbiamo bisogno di un ritorno alla gentilezza, alla correttezza, all’onestà, alla generosità. All’integrità. Bisogna imparare, prima di tutto, ad amare se stessi sul serio, per poter poi amare in modo maturo anche gli altri intorno a noi.
C’è bisogno, dunque, di un nuovo tipo di cultura, dove essere buoni non significhi essere stupidi, e dove essere generosi non venga considerato uno spreco di risorse. Sono questi i valori che bisogna riscoprire, niente più… niente meno.
Anche se ce lo vogliono far credere e alcuni di noi lo credono per abitudine, nessun uomo è un isola. Siamo tutti pezzi perfetti di un puzzle, la cui raffigurazione è la bellezza stessa della Vita e del pianeta che ci circonda.
Articolo di Gabriele Sannino
Fonte: http://www.gabrielesannino.com
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