La Mente come strumento di “attuazione” della Realtà
di Paolo Marrone
Riesco perfettamente a immaginare l’emozione di quello scienziato che, agli inizi del XX secolo, in un piccolo laboratorio fotografico estraeva le due grandi lastre di materiale fotosensibile dal bagno di sviluppo, per verificare quale immagine fosse rimasta impressa, dopo l’esposizione per diverse ore al bombardamento di elettroni fatti passare attraverso un pannello con due fenditure, come previsto dal famoso esperimento ideato circa un secolo prima da Thomas Young.
La prima delle due lastre era stata impressa dopo aver piazzato un sensore in prossimità di una delle due fessure, per rivelare quali e quanti elettroni passassero per quella fessura. La seconda lastra invece, era stata impressa con il sensore spento. La fioca luce di una candela schermata da un vetro rosso che illuminava quel piccolo laboratorio fotografico rendeva l’atmosfera irreale, ed evidenziava le numerose rughe sulla fronte corrucciata del giovane ricercatore, segno evidente del fatto che non stava più nella pelle mentre osservava l’immagine che lentamente compariva sulle due lastre umide appese ad asciugare…