Abbiamo un lavoro, ma non abbiamo più una vita!
di Daniele Reale
Ci si abitua a tutto, e forse è proprio questo il nostro più imperdonabile errore… perché non ci si dovrebbe mai abituare a certe cose.
La parola “estate” a 15 anni significava vacanze, mare, andare a dormire tardi la sera, le chiacchierate con gli amici, seni scoperti, pranzi leggeri, angurie, meloni e docce rinfrescanti.
L’estate a 15 anni significava anche nuovi amici, nuovi amori, storielle di un mesetto e via, ma estate allora significava soprattutto “libertà”, e quei 3 mesi di caldo estivo, di bagni e di abbronzature erano una vera e propria manna dal cielo dopo 9 lunghi mesi di scuola.
A settembre poi ci si lamentava quando incominciava di nuovo la routine di sveglie al mattino presto, di compiti, libri e doveri, e certo a quell’età non si pensava che quelle estati spensierate erano destinate a finire presto, quando il cosiddetto “mondo del lavoro” ci avrebbe “accolto”, pronto a trasformarci da adolescenti felici in adulti stressati e annoiati…