Il Serpente dell’Eden era un ingegnere genetico?
di Cristiano Patuzzi
Dalle traduzioni letterali effettuate sui testi originali in ebraico di Mauro Biglino, si scopre che la narrazione biblica racconta, in realtà, una storia molto diversa da quella interpretata e veicolata dalla filologia e dalla teologia ebraica e successivamente cristiana.
Molto probabilmente gli autori della Bibbia, in realtà, ci hanno raccontato reali cronache storiche e non artificiose metafore. La sua lettura letterale acquisisce, a questo punto, una logica lucidissima e una coerenza scientifica strabiliante.
Partiamo col dire che i termini Elyon, Elohim e Yahweh, che gli esegeti ebrei prima e le traduzioni teologiche cattoliche dopo, hanno unificato con la figura unica di Dio, in realtà descrivono tre differenti parole per tre differenti significati.
Elohim [אלהים] innanzitutto è un termine ebraico plurale (del singolare El o Eloah) che viene tradotto in molti modi, quali “gli Splendenti”, “Coloro che discendono”, “Governatori”, “Legislatori” e per quanto la teologia miri a convincere che sia stato usato il plurale come accrescitivo della potenza di Dio, in molti diversi passi dell’Antico Testamento, tale giustificazione cade in palesi contraddizioni. Nella traduzione italiana, ad esempio, troviamo ogni volta, la parola “Dio”. Calato nel contesto delle scritture nella loro completezza, emerge in modo evidente che gli Elohim erano un nutrito gruppo di individui assolutamente in carne e ossa, corrispondenti agli Anunnaki descritti nelle tavolette cuneiformi sumero-accadiche…