Nessun nobile scopo: cos’è (e a cosa mira veramente) il piano di “Distanziamento Sociale”
Andiamo verso un possibile radicale cambiamento dei paradigmi antropologici, psicologici e sociali che la letteratura scientifica classifica in “Prossemica” e “Cinesica”.
La presunta emergenza Coronavirus ha prodotto una serie di misure governative, in Italia come anche in altri Paesi del Mondo, per contenere i contagi e abbassare così i ricoveri nelle strutture ospedaliere al fine di non sovraccaricare ulteriormente il Sistema Sanitario delle Nazioni (almeno così ci raccontano…). Lockdown, zone rosse, spostamenti ridotti al minimo, dispositivi di sicurezza e piano di distanziamento sociale.
Appare chiaro ormai, dopo due mesi di quarantena, così come spesso viene ripetuto anche dagli organi d’informazione ufficiale, che con queste misure di contenimento ci si dovrà gradualmente abituare a convivere e che andranno osservate anche nel prossimo futuro. “Non possiamo permetterci di vanificare gli sforzi fatti” ha dichiarato spesso il Premier Conte, “con comportamenti irresponsabili e poco diligenti”. “Dovremo cambiare qualche nostra abitudine”. A cominciare dalla più impattante per le persone, ovvero il distanziamento sociale…