Ritornare dopo la “Delocalizzazione”
di Iside Fontana
“Prevenire è meglio che curare”: uno di quegli slogan che la pubblicità produce e poi si infila nella memoria di ciascuno di noi fino a diventare una mentalità acquisita.
Del resto, pare proprio ragionevole: preferiamo certamente evitare di ammalarci piuttosto che stare male e poi dover affrontare tutta la fatica del tentare di risalire al punto precedente la malattia.
Tuttavia, credo che anche in questo ambito siamo caduti in un paradigmatico fraintendimento. Infatti, il sistema di prevenzione messo in piedi è perfettamente sintonizzato sulle disarmonie di una umanità nel suo stato ego-centrato, ben modellato da una struttura economico-sociale di un sistema finanziario compulsivamente consumista.
Se pensiamo alla prevenzione, facilmente ci verrà in mente qualche campagna di screening dove siamo caldamente invitati a effettuare analisi di ogni tipo, per monitorare meticolosamente il nostro stato di salute. Mammografia, Pap test, colonscopia, ecc. con convocazione personalizzata. Prescrizioni a tappeto di statine o farmaci per tenere a bada la pressione sanguigna e scongiurare così un evento cardiovascolare. Naturalmente poi le analisi del sangue una volta all’anno perché non si sa mai… prevenire è sempre meglio…