Schiavi dei simboli. Siamo veramente liberi?
di Sebastiano B. Brocchi
I simboli (religiosi, politici, etnici, economici, sportivi, sociali… ) sono degli strumenti, o al contrario qualcosa che ci governa senza che ce ne rendiamo nemmeno conto? Insomma, siamo padroni o schiavi dei simboli?
Immaginate un Rabbino che, passeggiando in un mercatino nel periodo natalizio, decidesse di acquistare un presepe e di portarselo a casa. Immaginate un tifoso del Milan, che decidesse di andare allo stadio vestito con i colori dell’Inter. Immaginate un uomo, eterosessuale, che decidesse di uscire di casa truccato con rimmel e rossetto e vestito con abiti femminili. Immaginate il presidente degli Stati Uniti, che decidesse di issare alla Casa Bianca bandiere russe. Immaginate un’icona in cui la Madonna venisse raffigurata nell’atto (peraltro naturalissimo) di utilizzare un vespasiano. Immaginate un corteo comunista con croci uncinate sui ciondoli e sugli striscioni. Immaginate un emiro arabo spostarsi fra le strade di Dubai guidando una piccola utilitaria da 6.000 euro. Immaginate un intellettuale accademico vestito da rapper; il Papa partecipare al Grande Fratello; o il Dalai Lama giocare con le carte dei Pokemon…