Nascere e morire
di Paolo Vita
La nascita è sempre considerata un avvenimento gioioso, mentre la morte, nonostante gli insegnamenti religiosi basati sull’immortalità dell’anima, spaventa l’uomo, che la vive come annientamento finale.
Quando si annuncia la gravidanza di una donna, parenti ed amici si precipitano a congratularsi con la gestante, col marito ed i parenti più prossimi, ritenendo tale evento molto felice e propizio. La cosa diventa ancor più eccitante quando la madre partorisce felicemente ed il bambino viene alla luce sano e vispo.
È giusto che sia così dal punto di vista dei genitori e dei nonni, che coronano in questo modo un loro desiderio di genitorialità e discendenza. In passato poi ricordiamo che i figli rappresentavano un aiuto alla famiglia nel lavoro dei campi, o nella pastorizia, tanto che ci si augurava che il nascituro fosse maschio, così che avesse buone braccia per il lavoro, e non fosse destinato ad andarsene di casa, per seguire un futuro marito. Infine l’emergere di una nuova vita è di per sé un fatto eccitante per tutti e il corpicino del neonato stimola in noi un senso di commozione…