di Francesco Carraro
Forse dobbiamo cominciare ad impiegare nuovi e più arditi aggettivi per descrivere la vertiginosa discesa della nostra civiltà nel “Maelstrom” di gorghi talmente irrazionali da sfiorare la pura demenza.
Forse parole come “assurdo”, “contro-natura”, “surreale” non bastano più. Probabilmente è giunta l’ora di spostarsi sul versante clinico della psicopatologia. Ci potrebbe venire in aiuto – per decifrare ciò di cui ci apprestiamo a darvi conto – la parola “schizofrenico” nel senso etimologico del termine. Dal greco σχίζω “scindo” e ϕρήν “intelletto”. A designare, quindi, una dissociazione del pensiero dalla realtà.
È difficile trovare categorie più appropriate per commentare, e decrittare, la dilagante “infatuazione” di centinaia di scuole superiori italiane per il concetto, e per il processo sotteso al medesimo, di “carriere alias”.
In moltissimi istituti di secondo grado del nostro Paese sono in fase avanzata di proposta, se non addirittura di approvazione, “regolamenti” miranti a consentire agli alunni di “ridefinire” a piacimento la propria identità sessuale. In pratica, se un allievo maschio decide di “sentirsi” femmina e di farsi chiamare Beatrice al posto di Giuseppe, o un’allieva femmina stabilisce di “percepirsi” maschio e di farsi apostrofare Giovanni in luogo di Federica, tutti gli altri (compagni e professori) debbono acconsentire ai desiderata del giovane virgulto in crisi di identità…
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