I Contagi e l’Immortalità dell’Anima
di Livio Cadè
Non capisco perché oggi la gente parli tanto di contagi e quasi mai dell’immortalità dell’anima. Come se un virus fosse più importante della vita eterna.
Ma la nostra società, nella sua concretezza mal posta, dà eccessiva importanza ai fatti, ossia ai fenomeni e alle apparenze. I contagi sono fatti e in quanto tali ci ricordano che siamo mortali. Potrebbero essere fatti immaginari. Tuttavia, ogni fatto ci ricorda la nostra caducità, sia esso una vecchia sedia, un sogno o un lampo nella notte.
I fatti sono oggetti evanescenti e labili, mentre l’anima è concreta e immortale. E i fatti resterebbero avvolti da una tenebra perenne se l’anima non li illuminasse dando loro un senso e un valore. L’uomo è dunque sospeso tra due mondi, quello dei fatti e quello dell’anima, tra le percezioni incostanti e le essenze immortali, tra il destino precario della carne e la libertà delle idee. E guai alle idee che in lui diventan fatti, concetti induriti dal rigor mortis della saccenza e dell’erudizione…